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ULISSE
di
James Joyce


Traduzione di Giulio De Angelis

versione originale inglese e note

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10° episodio SIMPLEGADI

lavori in corso sulle note, quelle presenti per ora rimandano a Joyce Project

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 lettura ad alta voce 1 (con sottotitoli)


  Il superiore, il molto reverendo John Conmee S.J., rimise l'orologio liscio nella tasca interna, scendendo la scala del presbiterio. Le tre meno cinque. C'è giusto il tempo per andare a piedi fino ad Artane. Come si chiamava quel ragazzo? Dignam, sì. Vere dignum et iustum est. Padre Swan era la persona da interpellare. La lettera di Mr Cunningham. Sì. Usargli cortesia, se possibile. Buon cattolico attivo: utile al tempo delle missioni.
  Un marinaio con una gamba sola, che si spingeva avanti a pigri strattoni delle stampelle, ringhiava alcune note. Si fermò con uno strattone davanti al convento delle suore di carità e tese un berretto dalla visiera a punta per l'elemosina verso il molto reverendo John Conmee S. J. Padre Conmee lo benedisse al sole perché il suo borsellino, lo sapeva bene, conteneva una sola corona d'argento.
  Padre Conmee attraversò la strada in direzione di Mountjoy Square. Pensò, ma non per molto tempo, ai soldati e marinai che, con le gambe mozze dalle cannonate, terminavano i loro giorni in qualche corsia d'ospizio, e alle parole del Cardinale Wolsey: Se avessi servito il mio Dio come ho servito il mio re Egli non mi avrebbe abbandonato nei giorni della vecchiaia. Camminava all'ombra alberata di foglie solammiccanti e verso di lui venne la moglie di Mr David Sheehy, Deputato al Parlamento.
  - Benissimo, padre, veramente. E lei, padre?
  Padre Conmee stava davvero benissimo. Probabilmente sarebbe andato a Buxton per la cura delle acque. E i suoi figliuoli, si trovavano bene a Belvedere? Ah davvero? Padre Conmee era proprio contento di saperlo. E Mr Sheehy? Ancora a Londra. Già, il Parlamento era ancora aperto. Bel tempo faceva, meraviglioso davvero. Sì, era probabilissimo che padre Bernard Vaughan tornasse a predicare. Oh, sì: un grandissimo successo. Proprio un uomo meraviglioso.
  Padre Conmee era felicissimo di vedere che la moglie dell'On. David Sheehy stava così bene in salute e la pregò di ricordarlo all'On. David Sheehy. Si, avrebbe senz'altro fatto una visita.
  - Buona sera, Mrs Sheehy.
  Nell'accomiatarsi Padre Conmee si tolse il cappello di seta alle perline nere della mantiglia di lei che mandavano lampi d'inchiostro nella luce del sole. E sorrise ancora una volta nell'allontanarsi. Si era pulito i denti, lo sapeva bene, con pasta di noce di palma.
  Padre Conmee camminava e, camminando, sorrideva al pensiero di padre Bernard Vaughan con quei suoi buffi occhi e quella sua voce da cockney.
  - Pilato! perché non tieni a bada quella marmaglia urlante?
  Un uomo zelante, comunque. Certo che lo era. E certo faceva del gran bene a modo suo. Non c'era dubbio. Diceva di amare l'Irlanda, lui, e di amare gli Irlandesi. E di buona famiglia poi, chi l'avrebbe mai detto? Gallesi, no?
  Oh, attento a non dimenticarsene. Quella lettera al padre provinciale.
  Padre Conmee fermò tre scolaretti all'angolo di Mountjoy square. Sì: erano di Belvedere. La casetta: aha. Ed erano bravi ragazzi a scuola ? Oh. Allora benissimo. E come si chiamava? Jack Sohan. E quell'altro? Ger. Gallaher. E quell'altro ometto? Si chiamava Brunny Lynam. Oh, quello sì era un bel nome.
  Padre Conmee dette una lettera che teneva nella tasca sul petto al signorino Brunny Lynam e indicò la rossa cassetta delle lettere all'angolo di Fitzgibbon street.
  - Ma attenzione a non infilartici anche te nella cassetta, omettino, disse. 

  I ragazzi sgranarono sei pupille su Padre Conmee e risero.
  - Oh, padre.
  - Be, vediamo se sai impostare una lettera, disse Padre Conmee.
  Il signorino Brunny Lynam attraversò di corsa la strada e mise la lettera di Padre Conmee al padre provinciale nella bocca della cassetta rosso fiammante. Padre Conmee sorrise e annuì e sorrise e s'incamminò lungo il lato est di Mountjoy square.
  Mr Denis J. Maginni, professore di danza, etc., in cappello duro, marsina color ardesia con risvolti di seta, cravatta bianca a fiocco, pantaloni lavanda attillati, guanti color canarino e scarpette di coppale a punta, avanzando con grave portamento si fece molto rispettosamente da parte per cedere il passo a Lady Maxwell all'angolo di Dignam's court.
  Non era mica Mrs M'Guinness?
  Mrs M'Guinness, imponente, argentee le chiome, fece un inchino a Padre Conmee dal marciapiede opposto lungo il quale veleggiava. E Padre Conmee sorrise e salutò. Come stava?
  Bel portamento il suo. Come Maria, regina degli scozzesi, qualcosa del genere. E pensare che faceva l'usuraia. Mah! Con un... come dire?... un aspetto così regale.
  Padre Conmee scese giù per Great Charles street e lanciò un'occhiata alla chiesa libera, ermeticamente chiusa sulla sua sinistra. Parlerà (D. V.) I il reverendo T. R. Greene B. A. Lo chiamavano l'incombente. Sentiva incombere il bisogno di dir qualche parola. Ma bisognava essere caritatevoli. Ignoranza invincibile. Agivano in bas e ai loro scarsi lumi.
  Padre Conmee svoltò l'angolo e imboccò la Strada di Circonvallazione Nord. Straordinario che non ci fosse una linea tranviaria lungo un'arteria così importante. Certo, avrebbe dovuto esserci.
  Un gruppo di scolari con le loro cartelle attraversò la strada venendo da Richmond street. Si tolsero tutti i loro berretti gualciti. Padre Conmee li salutò più di una volta benignamente. Ragazzi delle scuole dei Fratelli Cristiani.
  Padre Conmee nel camminare avvertì odore di incenso a mano destra. La chiesa di S. Giuseppe a Portland Row. Per donne anziane e virtuose. Padre Conmee si levò il cappello davanti al Santissimo Sacramento. Virtuose: ma qualche volta erano bisbetiche.
 Nei pressi del Palazzo Aldborough Padre Conmee pensò a quel nobile spendaccione. E ora c'erano degli uffici o simili.
  Padre Conmee s'incamminò per North Strand road e ricevette il saluto di Mr William Gallagher che era sulla soglia della sua bottega. Padre Conmee salutò Mr William Gallagher e percepì gli odori, provenienti dai quarti di lardo e dai grossi pani di burro. Oltrepassò Grogan il tabaccaio al cui negozio erano appoggiati tabelloni di giornali che parlavano di una spaventosa catastrofe a New York. In America quelle cose capitavano continuamente. Disgraziati, morire in quel modo, impreparati. Eppure, un atto di perfetta contrizione.
   Padre Conmee oltrepassò il bar di Daniel Bergin contro la cui vetrina oziavano due disoccupati. Lo salutarono e furono a loro volta salutati.
  Padre Conmee passò davanti all'impresa di pompe funebri H. J. O'Neill dove Corny Kelleher allineava cifre sul brogliaccio masticando una pagliuzza. Un vigile di servizio salutò Padre Conmee e Padre Conmee salutò il vigile. Da Youkstetter, norcino, Padre Conmee osservò dei salsicciotti, bianchi e neri e rossi, arrotolati ordinatamente a spirale.
  Ammarata sotto gli alberi di Charleville Mall Padre Conmee vide una chiatta da torba, un cavallo da tiro a testa penzoloni, un barcaiolo con cappello di paglia sporco seduto sulla chiatta a fumare con gli occhi fissi su un ramo di pioppo sovrastante. Era una scena idillica: e Padre Conmee rifletté sulla provvidenza del Creatore che aveva messo la torba nelle paludi di dove gli uomini potevano cavarla e portarla nella città e nei borghi per accendere il fuoco nelle case dei poverelli.
  Sul ponte Newcomen il molto reverendo John Conmee S. J. della chiesa di San Francesco Saverio a Upper Gardiner street, salì su un tram diretto alla periferia. Da un tram in arrivo dalla periferia il reverendo Nicholas Dudley C. C. della chiesa di Sant'Agata a North William street, discese al ponte Newcomen.
  Al ponte Newcomen Padre Conmee salì su un tram diretto alla periferia perché non gli piaceva di traversare a piedi la triste strada che costeggia Mud Island .
  Padre Conmee sedette in un angolo della vettura, con il biglietto azzurro infilato con cura nell'occhiello di un paffuto guanto di capretto, mentre quattro scellini, una moneta da sei pence e cinque pennies scivolavano dal palmo dell'altro guanto paffuto nel borsellino. Oltrepassando la chiesa coperta d'edera gli venne in mente che il controllore di solito si presentava quando senza pensarci si era buttato via il biglietto. La gravità dei passeggeri nella vettura sembrava eccessiva a Padre Conmee, trattandosi di un tragitto così breve e a buon mercato. A Padre Conmee piaceva una dignità non priva di gaiezza.
  Era una giornata tranquilla. Il signore con gli occhiali di fronte a Padre Conmee aveva finito di dare spiegazioni e abbassava lo sguardo. Sua moglie, arguì Padre Conmee. Un minuscolo sbadiglio fece aprire la bocca alla moglie del signore con gli occhiali. Alzò un piccolo pugno guantato, sbadigliò ma tanto garbatamente, dandosi colpetti col piccolo pugno guantato sulla bocca che si apriva e sorrise appena appena dolcemente.
  Padre Conmee avvertì il suo profumo nella vettura. Avvertì pure che il goffo individuo che le era al fianco dall'altra parte sedeva sull'orlo del sedile.
  Padre Conmee alla balaustra dell'altare aveva qualche difficoltà a mettere l'ostia in bocca al goffo vecchio cui tremolava la testa.
  Al ponte Annesley il tram si fermò e, quando fu in procinto di ripartire, una vecchia si alzò a un tratto dal suo posto per scendere. Il bigliettaio suonò il campanello per far fermare la vettura. Sfilò davanti agli altri col suo paniere e la reticella della spesa: e Padre Conmee vide che il bigliettaio aiutava a scendere lei e la reticella e il paniere: e Padre Conmee pensò che, siccome la donna aveva quasi oltrepassato il termine della corsa da un penny, fosse una di quelle brave persone cui si deve sempre dire due volte ti benedico, figlia mia, e che sono state assolte, pregate per me. Ma avevano tante preoccupazioni nella loro vita, tanti pensieri, povere creature.
  Dai cartelloni Mr Eugene Stratton ghignava con le sue grosse labbra da negro all'indirizzo di Padre Conmee.
  Padre Conmee pensò alle anime dei neri e dei caffè e latte e dei gialli e al suo sermone su San Pietro Claver S. J. e la missione africana e alla diffusione della fede e ai milioni di anime nere e caffè e latte e gialle che non avevano ricevuto il battesimo dell'acqua quando la loro ultima ora giungeva come un ladro nella notte. Quel libro del gesuita belga, Le Nombre des Élus, sembrava a Padre Conmee che sostenesse una tesi ragionevole. Erano milioni di anime umane create da Dio a Sua immagine e somiglianza, alle quali la fede (D. V.) non era stata portata. Ma erano anime di Dio create da Dio. Sembrava a Padre Conmee che fosse un peccato che dovessero andar tutte perdute, uno spreco, per così dire.
  Alla fermata di Show roda Padre Conmee scese, fu salutato dal bigliettaio e salutò a sua volta.
  La strada di Malahide era tranquilla. Piacevano a Padre Conmee, la strada e il nome. Campane a festa rintoccavano nell'allegra Malahide. Lord Talbot de Malahide lord ammiraglio, per diritto ereditario diretto, di Malahide e dei mari adiacenti. Poi ci fu la chiamata alle armi ed essa fu vergine, sposa e vedova tutto in un solo giorno. Erano quelli i bei tempi antichi, tempi di fedel sudditanza nelle gaie cittadine, i bei tempi della baronia.
  Padre Conmee, camminando, pensò al suo libretto I bei tempi della baronia e al libro che si sarebbe potuto scrivere sulle istituzioni dei gesuiti e Mary Rochfort, la figlia di lord Molesworth, prima contessa di Belvedere.
  Una dama svogliata, non più giovane, passeggiava da sola lungo la sponda del lago Ennel, Mary, prima contessa di Belvedere, svogliata a passeggiar la sera, senza trasalire al tuffo di una lontra. Chi mai sapeva la verità? Non certo il geloso lord Belvedere e neanche il suo confessore, se lei non aveva consumato pienamente l'adulterio, eiaculatio seminis inter vas naturale mulieris, col fratello di suo marito? Confesserebbe a metà se non avesse peccato del tutto, come è costume delle femmine. Solo Dio lo sapeva e lei e lui, il fratello di suo marito.
  Padre Conmee pensava a quella incontinenza tirannica, pertanto necessaria alla razza degli uomini sulla terra, e alle vie di Dio che non sono le nostre.
  Don John Conmee camminava e si muoveva nei dì che furo. Quivi era umano e onorato. Teneva a mente i segreti confessati e sorrideva a nobili volti sorridenti in un salotto lustro di cera d'api, col soffitto inghirlandato di frutta mature. E le mani di una sposa e di uno sposo, nobile con nobile, erano unite palma a palma da Don John Conmee.
  Era una giornata incantevole.
  Il cancello di un campo mostrò a Padre Conmee distese di cavoli, che gli facevano la reverenza con l'ampio fogliame. Il cielo gli mostrò un gregge di nuvolette bianche portate lentamente dal vento. Moutonner, dicono i francesi. Parola familiare e appropriata.
  Padre Conmee, leggendo l'ufffizio, osservava un gregge di nubi montoneggianti sopra Rathcoffey. Le sue caviglie inguainate dalle calze fini furono titillate dalla stoppia del campo di Clongowes. Lui ci veniva a passeggio la sera, a leggere il breviario e sentiva le grida delle squadre di ragazzi intenti ai loro giochi, grida giovanili nella quiete della sera. Era il loro rettore: il suo regno era mite.
  Padre Conmee si sfilò i guanti e tirò fuori il breviario bordato di rosso. Un segnalibro d'avorio indicava la pagina.
  Ora nona. L'avrebbe dovuta leggere prima di colazione. Ma era venuta Lady Maxwell.
  Padre Conmee lesse in segreto Pater e Ave e si fece il segno della croce. Deus in adiutorium.
 Passeggiava tranquillo e leggeva silenziosamente le preghiere dell'ora nona, passeggiando e leggendo finché non arrivò a Res in Beati immaculati: Principium verborum tuorum veritas: in aeternum omnia iudicia iustitiae tuae.
  Un giovanotto accaldato sbucò dal varco d'una siepe e lo seguì una ragazza con delle margheritine di campo che le tremavano in mano. Il giovanotto si levò il berretto bruscamente: la ragazza bruscamente si chinò e lentamente, con cura, si staccò un ramoscello dalla sottana leggera.
  Padre Conmee li benedisse ambedue gravemente e voltò una sottile pagina del suo breviario. Sin: Principes persecuti sunt me gratis: et a verbis tuis formidavit cor meum.


*
* *

 lettura ad alta voce 2 (con sottotitoli)


  Corny Kelleher chiuse il lungo brogliaccio e abbassò lo sguardo su un coperchio di bara di pino di sentinella in un angolo. Si rizzò, si avvicinò e, facendolo roteare sul suo asse, ne esaminò la linea e le rifiniture in ottone. Masticando una pagliuzza mise da parte il coperchio di bara e si avvicinò alla soglia. Là si tirò sugli occhi la falda del cappello per farsi ombra e si appoggiò ad uno stipite, guardando pigramente fuori.
  Padre John Conmee saliva sul tram di Dollymount al ponte Newcomen.
  Corny Kelleher incrociò le grosse scarpe e guardò davanti a sé, cappello tirato sugli occhi, masticando la sua pagliuzza.
  Il vigile 57C, di fazione, si fermò per fare due chiacchiere.
  - È una bella giornata, Mr Kelleher.
  - Davvero, disse Corny Kelleher.
  - Cappa di piombo, disse il vigile.
  Corny Kelleher fece volare uno spruzzo silenzioso di sugo di paglia che s'inarcò dalla sua bocca mentre un generoso braccio bianco da una finestra di Eccles street buttava giù una moneta.
  - Che c'è di bello? chiese.
  - Vista quella certa persona ieri sera, disse il vigile abbassando la voce.
 
*
* *

  Un marinaio con una gamba sola svoltò a forza di stampelle l'angolo di MacConnell, rasentando il carretto di Rabaiotti il gelataio, e si spinse con uno strattone su per Eccles street. All'altezza di Larry O'Rourke, in maniche di camicia sulla soglia della bottega ringhiò sgraziatamente.
  - Per l'Inghilterra...
  Si lanciò in avanti con un brusco strattone oltrepassando Katey e Boody Dedalus, si fermò, e ringhiò:
  - la casa e la beltà.
  Il bianco volto di J. J. O'Molloy roso dalla preoccupazione si sentì annunciare che Mr Lambert era nel magazzino con un visitatore.
  Una signora grassa si fermò, prese dal borsellino una moneta di rame e la lasciò cadere nel berretto teso verso di lei. Il marinaio mugugnò qualche ringraziamento e dette un'occhiata acida alle finestre noncuranti, abbassò di botto la testa e si spinse avanti di quattro passi.
  Si fermò e ringhiò irosamente:
  - Per l'Inghilterra...
  Due monelli scalzi, succhiando lunghe stringhe di liquirizia, si fermarono presso di lui, fissando il suo moncherino a bocca aperta e tutta impiastricciata di giallo.
  Lui si spinse avanti con strappi vigorosi, si fermò, alzò la testa verso una finestra e abbaiò con voce profonda:
  - la casa e la beltà.
  L'allegro dolce cinguettio che fischiettava all'interno proseguì per una battuta o due, poi cessò. La tendina della finestra fu tirata da parte. Un biglietto Camere non ammobiliate scivolò giù dal telaio e cadde. Un braccio paffuto nudo e generoso brillò, fu visto emergente da una combinazione bianca e da spalline tese. Una mano di donna gettò una moneta oltre l'inferriata dell'interrato. Cadde sul marciapiedi.
  Uno dei monelli corse verso di essa, la raccolse e la lasciò cadere nel berretto del menestrello, dicendo:
  - Ecco, signore.
 
*
* *

       Katey e Boody Dedalus spinsero la porta della cucina piena di vapore soffocante.
  - Li hai piazzati i libri? chiese Boody.
  Maggy al fornello spinse due volte in giù col mestolo una massa grigiastra sotto la schiuma in ebollizione e si asciugò la fronte.
  - Non me li volevano pagare niente, disse.
  Padre Conmee passeggiava per i campi di Clongowes, le caviglie inguainate dalle calze fini titillate dalla stoppia.
  - Dove hai provato? chiese Boody.
  - Da M'Guinness.
  Boody batté un piede per terra e gettò la cartella sulla tavola.
  - Potesse schiantare, la trippona! gridò.
  Katey andò al fornello e scrutò con occhi strabici.
  - Che c'è in pentola? disse.
  - Camicie, disse Maggy.
  Boody urlò irosamente:
  - Cribbio, non c'è nulla da mangiare?
  Katey, alzando il coperchio del bricco con un lembo della camicia macchiata, chiese:
  - E qui cosa c'è?
  Un fumo pesante sprizzò fuori in risposta.
  - Minestra di piselli, disse Maggy.
  - Dove li hai presi? chiese Katey.
  - Suor Mary Patrick, disse Maggy.
  Il banditore fece squillare il campanello.
  - Barang!
  Boody sedé a tavola e disse affamata:
  - Da qua, forza!
  Maggy versò la spessa zuppa gialla dal bricco in una terrina. Katey, seduta di fronte a Boody, disse tranquillamente, mentre la punta di un dito le portava alla bocca alcune briciole sparse:
  - Meno male che abbiamo questo tanto. Dov'è Dilly?
  - Andata incontro al babbo, disse Maggy.
  Boody, spezzando grossi pezzi di pane nella minestra gialla, aggiunse:  
       - Padre nostro che non sei nei cieli.
  Maggy, versando la minestra gialla nella tazza di Katey, esclamò:
  - Boody ! Vergognati!
  Un canotto, un volantino accartocciato, Elia viene, veleggiava lievemente giù per la Liffey, sotto il ponte della Circolare risalendo le rapide dove l'acqua ribolliva attorno ai piloni del ponte, navigando a est al di là di carene e catene d'ancore, tra il vecchio molo della dogana e la riva George.
 
*
* *

  La ragazza bionda nel negozio di Thornton copriva il fondo del paniere di vimini con fibre fruscianti. Blazes Boylan le porse la bottiglia rinvoltata in carta velina rosa e un vasetto.
  - Ci metta prima questi, per piacere, disse.
  - Sì, signore, disse la ragazza bionda, e sopra le frutta.
  - Ottimamente, e il gioco è fatto, disse Blazes Boylan.
  Dispose in ordine le pere belle grosse, testa contro coda, e in mezzo alcune pesche mature e pudiche.
  Blazes Boylan passeggiava su e giù per la bottega odorosa di frutta con le scarpe gialle nuove, prendendo in mano i frutti, i giovani pomodori rossi succosi rugosi e tondi, annusando gli aromi.
  H.E.L.Y.'S. sfilarono davanti a lui, con le tube bianche; oltre il vicolo Tangier, strascicando i piedi verso la loro meta.
  Si volse a un tratto da un panierino di fragole, tirò fuori dal taschino un orologio d'oro e lo allontanò da sé per tutta la lunghezza della catena.
  - Lo può mandare col tram? subito?
  Una sagoma dalla schiena scura sotto l'arco dei mercanti scrutava libri sul banchetto di un rivenditore.
  - Certo, signore. In città?
  - Oh, sì, disse Blazes Boylan. Dieci minuti.
  La ragazza bionda gli porse un foglietto e la matita.
  - Le spiace scrivere l'indirizzo, signore?
  Blazes Boylan scrisse sopra il banco e spinse il foglietto verso di lei.
  - Lo mandi subito, mi raccomando, disse. È per un infermo.
  - Sì, signore. Senz'altro, signore.
  Blazes Boylan fece ballare allegre monete nella tasca dei pantaloni.
  - E quanto ci rimetto? chiese.
  Le dita esili della ragazza bionda contarono i frutti.
  Blazes Boylan guardò dentro lo spacco della camicetta. Una pollastrella. Levò un garofano rosso dal portafiori alto.
  - È per me? chiese con aria galante.
  La ragazza bionda lo guardò di traverso, roba costosa addosso, la cravatta un po' storta, arrossendo.
  - Sì, signore, disse.
  Chinandosi sorniona seguitò a contare le grosse pere e pesche arrossite.
  Blazes Boylan guardò con maggiore compiacenza dentro la camicetta, il gambo del fiore rosso tra i denti sorridenti.
  - Posso dire due parole al suo telefono, signorina? chiese malizioso.

*
* *

  - Ma! disse Almidano Artifoni.
  Al di sopra della spalla di Stephen fissava la nuca bernoccoluta di Goldsmith.
  Passavano lentamente due vetture di turisti, le donne sedute davanti saldamente aggrappate ai braccioli. Visipallidi. Braccia d’uomini saldamente avvinte alle loro figure rattrappite. Guardarono Trinity e subito dopo il porticato cieco della Banca d’Irlanda dove i piccioni tubavano.
  - Anch’io ho avuto di queste idee,disse Almidano Artifoni,quand’ero giovane come lei. Eppoi mi sono convinto che il mondo è una bestia. E peccato. Perché la sua voce...sarebbe un cespite di rendita, via. Invece, Lei si sacrifica.
  - Sacrifizio incruento, disse Stephen sorridendo, facendo lievemente ondulare in lento dondolio il bastone di frassino, tenuto a mezz’asta.
  - Speriamo, disse allegramente il viso tondo e baffuto. Ma, dia retta a me. Ci rifletta.
  All'altezza severa mano di pietra di Grattan, che ingiungeva di fermarsi, un tram di Inchicore scaricò gli Highlanders di una banda militare in ordine sparso.
  - Ci rifletterò, disse Stephen, abbassando lo sguardo sui solidi pantaloni dell’altro.
  - Ma, sul serio, eh? disse Almidano Artifoni.
  La sua mano pesante strinse fermamente quella di Stephen. Occhi umani. Fissarono curiosi per un istante e si volsero verso un tram di Dalkey.
  - Eccolo, disse Almidano Artifoni con amichevole premura. Venga a trovarmi e ci pensi. Addio, caro.
  - Arrivederla, maestro, disse Stephen, togliendosi il cappello non appena ebbe la mano libera. E grazie.
  - Di che? disse Almidano Artifoni. Scusi, eh? Tante belle cose!
  Almidano Artifoni, alzando un rotolo di musica a mo' di segnale, trottò coi suoi robusti pantaloni dietro al tram di Dalkey. Trottò invano, facendo segno invano in mezzo alla calca di Scozzesi dalle ginocchia nude che contrabbandavano i loro utensili di musica attraverso i cancelli di Trinity.

*
* *

  Miss Dunne nascose in fondo al suo cassetto la copia della Dama Bianca, presa alla biblioteca circolante di Capel street, e arrotolò un foglio di sgargiante carta da lettere nella macchina da scrivere.
  Ci sono dentro troppi enigmi polizieschi. Ma lui è innamorato di quella, Marion? Cambiarlo e prenderne un altro di Mary Cecil Haye.
Il disco scivolò giù per la scanalatura, vibrò un po, si fermò e fece loro l'occhiolino: sei.
Miss Dunne picchiettò sulla tastiera:
- 16 giugno 1904.
Cinque uomini-sandwich con la tuba bianca tra l'angolo di Monypeny e il piedistallo dove non c'era la statua di Wolfe Tone, girarono snodandosi H.E.L.Y.'S. e tornarono indietro strasciconi come erano venuti.
Poi guardò il gran cartellone di Marie Kendall, l'incantevole soubrette, e gingillandosi distrattamente, scribacchiò sul taccuino tanti sedici e esse maiuscoli. Capelli color senape e gote imbellettate. Non è carina, no? Guardate come si tien su il lembo della gonnella. Chissà se quel tale ci sarà stasera a sentir la musica. Se mi potessi far fare da quella sarta una sottana a fisarmonica come quella di Susy Nagle. Fanno la ruota. Shannon e tutti quei gagà dei canottieri non le hanno più levato gli occhi di dosso. Speriamo bene che non mi tenga qui fino alle sette.
Il telefono le squillò brutalmente alle orecchie.
- Pronto. Sì, signore. No, signore. Sì, signore. Li chiamerò dopo le cinque. Solo quei due, signore, per Belfast e Liverpool. Benissimo, signore. Allora posso andare dopo le sei, se lei non è tornato. Al quarto. Sì, signore. Ventisette e sei. Glielo dirò. Sì, uno, sette, sei.
Scrisse tre cifre su una busta.
- Mr Boylan! Pronto? Quel signore dello Sport è stato qui a cercare di lei. Mr Lenehan, sì. Ha detto che sarà all'Ormond alle quattro. No, signore. Sì, signore. Li chiamerò dopo le cinque.

*
* *

Due volti rosei si volsero alla luce della piccola torcia.
- Chi è? chiese Ned Lambert. È mica Crotty?
- Ringabella e Crosshaven, rispose una voce, brancolando in cerca di un posto sicuro da posarci il piede.
- Olà, Jack, sei tu? disse Ned Lambert, alzando il suo listello flessibile a mo' di saluto, sotto le arcate tremolanti nella luce. Avanti. Attento dove metti piedi.
L'asticciuola accesa nella mano alzata dell'ecclesiastico si consumò in una lunga, morbida fiamma e fu lasciata cadere. Ai loro piedi morì la sua scintilla rossa: e un'aria ammuffita si richiuse su di loro.
- Com'è interessante! disse nell'oscurità un accento raffinato.
- Sì, signore, disse Ned Lambert cordialmente. Ci troviamo ora nella storica stanza del consiglio dell'abbazia di Santa Maria, dove Thomas il piaggiatore si proclamò ribelle nel 1534. È il luogo più storico che ci sia in tutta Dublino. O'Madden Burke ci scriverà qualcosa sopra uno di questi giorni. La vecchia banca d'Irlanda era dall'altra parte della strada fino al tempo dell'unione e anche il primo tempio degli ebrei era qua, prima che si costruissero la sinagoga in Adelaide road. Non c'eri mai stato prima, vero, Jack?
- No, Ned.
- Scese giù per Dame walk a cavallo, disse l'accento raffinato, se la memoria non mi tradisce. La magione dei Kildare era in Thomas court.
- Giusto, disse Ned Lambert. Giustissimo, signore.
- Se voleste essere così gentile allora, disse l'ecclesiastico, da consentirmi la prossima volta di...
- Certo, disse Ned Lambert. Porti la macchina fotografica quando vuole. Farò levare quei sacchi dalle finestre. La può riprendere di qui, oppure di qui.
Nella quieta debole luce si muoveva in giro battendo col suo listello i sacchi di semi ammonticchiati e le posizioni più opportune sul pavimento.
Da un lungo viso una barba e uno sguardo incombevano su una scacchiera.
- Le sono profondamente obbligato, Mr Lambert, disse l'ecclesiastico. Non le ruberò più oltre il suo tempo prezioso...
- Le pare, signore, disse Ned Lambert. Capiti quando più le fa piacere. La prossima settimana, per esempio. Ci vede?
- Sì, sì. Buona sera, Mr Lambert. Felicissimo di aver fatto la sua conoscenza.
- Il piacere è tutto mio, signore, rispose Ned Lambert.
Seguì l'ospite fino all'uscita e poi fece frullar via il listello in mezzo alle colonne. Insieme con J. J. O'Molloy entrò lentamente nell'abbazia di Maria, dove alcuni carrettieri caricavano su lunghi carri sacchi di farina dl carrubi e di noci di palma, O'Connor, Wexford.
Si fermò per leggere il biglietto che aveva in mano.
- Reverendo Hugh C. Love, Rathcoffey. Indirizzo attuale: San Michele, Sallins. Simpatico giovane. Sta scrivendo un libro sui Fitzgerald, mi ha detto. ferratissimo in storia, ma sul serio.
Con lenta cura la ragazza si staccò un ramoscello dalla sottana leggera.
- Credevo che stesse facendo un'altra congiura delle polveri, disse J. J. O'Molloy
Ned Lambert fece schioccare le dita in aria.
- Dio! esclamò. Mi sono scordato di raccontargli quella del conte di Kildare dopo che ebbe dato fuoco alla cattedrale di Cashel. La sai? Mi dispiace un frego d'averlo fatto, dice, ma giuro a Dio che credevo ci fosse dentro l'Arcivescovo. Forse non gli sarebbe piaciuta, però. No? Dio mio, comunque gliela voglio dire. Fu il gran Conte, il Fitzgerald Mor. Tutti teste calde i Geraldini.
I cavalli davanti ai quali passava trasalirono nervosamente sotto la bardatura allentata. Assestò una manata su una natica pezzata che gli vibrava accanto e urlò:
- Oho, piccolo!
Si voltò verso J. J. O'Molloy e chiese:
- Allora, Jack. Che c'è? Qualche guaio? Aspetta un po'. Non ti muovere.
Con la bocca spalancata e la testa rovesciata all'indietro rimase immobile e, dopo un istante, sternutì forte.
- Eccì, disse. Va all'inferno!
- La polvere di quei sacchi disse cortesemente J. J. O'Molloy.
- No, ansimò Ned Lambert, ho preso un... raffreddore avanti... al diavolo... avanti ieri sera... c'era un'ira d'Iddio di spifferi...
Teneva il fazzoletto pronto per il prossimo...
- Ero... stamani... poveretto... come si chiama... eccì!... Mamma mia!

*
* *

Tom Rochford prese il primo disco della pila che teneva stretta contro il panciotto rossiccio.
- Vedete? disse. Mettiamo che sia il sesto numero. Qui, vedete. Numero in Corso.
Lo infilò nella fessura di sinistra a scopo dimostrativo. Il disco scivolò giù per la scanalatura, vibrò un poco, si fermò, facendo loro l'occhiolino: sei.
Avvocati di vecchio stampo, alteri, peroranti, videro passare dall'ufficio delle imposte alla corte d'assise Richie Goulding con la sua borsa di Goulding, Collis e Ward e sentirono frusciare, dalla sezione dell'ammiragliato della procura del regno fino alla corte d'appello, una signora anziana che sorrideva incredula con la sua dentiera e una sottana di seta nera di vaste dimensioni.
- Visto? disse. Vedete bene che l'ultimo che ho messo è venuto a finir qui. Numeri Già Eseguiti. La spinta. La leva vedete?
Fece veder loro la colonna dei dischi che si alzava sulla destra.
- Idea geniale, disse Nosey Flynn, stronfiando. Così uno che arriva tardi può vedere qual è il numero in corso e quali sono già passati.
- Visto? disse Tom Rochford.
Infilò un disco per conto suo: e lo osservò scivolare, vibrare, far l'occhiolino, fermarsi: quattro. Numero In Corso.
- Lo vedrò tra poco all'Ormond, disse Lenehan, e tasterò il terreno. Un favore ne merita un altro.
- Lo faccia, disse Tom Rochford. Gli dica che sono Boylante d'impazienza.
- Buona sera, disse M'Coy bruscamente, quando cominciate voi due...
Nosey Flynn si chinò sulla leva, stronfiandoci sopra.
- Ma qui come funziona, Tommy? chiese.
- Buone cose, disse Lenehan, arrivederci.
Seguì M'Coy attraverso la minuscola piazza di Crampton court.
- È un eroe, disse semplicemente.
- Lo so. disse M'Cov. Lei vuol dire quella storia della fogna.
- Fogna? disse Lenehan. Era un tombino.
Passarono davanti al teatro di Varietà di Dan Lowry dove Marie Kendall, incantevole soubrette, fece piovere su di loro da un cartellone un sorriso caricato.
Scendendo giù per il marciapiede di Sycamore street accanto al teatro di varietà Empire, Lenehan dette a intendere a Mr M'Coy come stava la faccenda. Uno di quei tombini maledettamente stretti come tubi del gas, e quel povero diavolo ci stava infilato dentro mezzo soffocato dal gas delle fogne. E Tom Rochford giù senza pensarci due volte, panciotto da allibratore e tutto, con una corda intorno al corpo. E, porca miseria, ce la fece ad arrotolare la corda intorno a quel poveraccio, e tutti e due furono tratti in salvo.
- Un'azione eroica, disse.
Al Dolphin si fermarono per lasciar passare l'ambulanza che galoppò via verso Jervis street.
- Da questa parte, disse, dirigendosi a destra. Voglio fare una capatina da Lynam per vedere com'è quotato in partenza Sceptre. Che ora fa il suo orologio d'oro in catene?
M'Coy scrutò nel tetro ufficio di Marcus Tertius Moses, poi sbirciò l'orologio di O'Neill.
- Le tre passate, disse. Chi la monta?
- O. Madden, disse Lenehan. È una puledrina in gamba, badi.
Mentre aspettava a Temple bar, M'Coy spinse delicatamente giù dal marciapiede nella cunetta una buccia di banana con la punta della scarpa. Porco mondo, qualcuno potrebbe anche fare una brutta caduta passando di qua un po' brillo, di notte.
I cancelli del viale si spalancarono, per lasciare uscire il corteo del viceré.
- Alla pari, disse Lenehan tornando indietro. Sono andato a sbattere in Bantam Lyons che stava per puntare su un fottuto cavallo che gli ha consigliato qualcuno e non vale quattro soldi. Per di qua.
Risalirono gli scalini e passarono sotto l'arco dei mercanti. Una sagoma dalla schiena scura scrutava libri sul banchetto di un rivenditore.
- Eccolo là, disse Lenehan.
- Chissà cosa compra, disse M'Coy, guardando all'indietro.
- Leopoldo ovvero Bloom blu è la patina sul fior di segale, disse Lenehan.
- Va pazzo per le liquidazioni, disse M'Coy. Un giorno ero insieme a lui quando comprò un libro da un vecchio in Liffey street per due due scellini. C'erano delle belle tavole che valevano almeno il doppio, le stelle e la luna e comete con la coda lunga. Trattava d'astronomia.
Lenehan rise.
- Gliene voglio raccontare una buona davvero sulle code di cometa. Venga un po' in qua, al sole.
Traversarono in direzione del ponte di ferro e seguirono la riva Wellington dalla parte del parapetto.
Il signorino Patrick Aloysius Dignam usciva da Mangan, che prima era Fehrenbach, con una libbra e mezzo di cotolette di maiale.
- C'era stato un gran festino al riformatorio di Glencree disse vivamente Lenehan. È il banchetto annuale, sa. Roba da colletto duro. C'era anche il sindaco, era Val Dillon allora, e Sir Charles Cameron e Dan Dawson fece un discorso e ci fu musica. Cantarono Bartell d'Arcy e Benjamin Dollard...
- Lo so, interruppe M'Coy. Ci cantò la mia signora tempo fa!
- Davvero? disse Lenehan.
Un biglietto Camere non ammobiliate riapparve sul telaio della finestra del numero 7 di Eccles street.
Interruppe un momento il racconto e scoppiò in una risata asmatica.
- Mi stia un po' a sentire, disse, Delahunt di Camden street aveva fornito il rinfresco e il sottoscritto aveva provveduto all'abbeverata. C'erano anche Bloom e signora. Ci siamo riempiti fino agli occhi. Porto e sherry e curacao a cui rendemmo ampia giustizia. Ci si dette dentro a tutto spiano. E dopo i liquidi i solidi. Carne fredda a più non posso e tartine...
- Lo so, disse M'Coy. L'anno che c'era la mia signora...
Lenehan lo prese calorosamente a braccetto.
- Mi stia un po' a sentire, disse. Si fece anche un pranzetto a mezzanotte dopo tutta quella bisboccia e quando uscimmo erano le ore piccole del mattino dopo la baldoria. Ritorno in una smagliante notte d'inverno sulla Montagna Letto di Piume. Bloom e Chris Callinan erano da una parte della vettura e io con la moglie dall'altra. Si cominciò a cantare canzoncine e duetti: Mira, all'alba il primo raggio. Era ben imbottita di porto Delahunt, sotto la pancera. A ogni scossone di quella fottuta vettura mi veniva a sbattere addosso. Delizia d'inferno! Un bel paio, Dio la benedica. Grosse così.
Allontanò di un cubito le mani a coppetta, accigliato:
- Le rimboccavo sotto la coperta e seguitavo ad aggiustarle il boa. Capite cosa voglio dire?
Le sue mani modellavano in aria ampie curve. Strinse le palpebre per il piacere, tutto rattrappito, ed emise un dolce cinguettio dalle labbra.
Quanto al piccolino, era sull'attenti comunque, disse con un sospiro. una puledra gagliarda, non c'è da sbagliarsi. Bloom indicava a Chris Callinan e al fiaccheraio tutte le stelle e le comete del cielo: l'Orsa Maggiore e Ercole e il Dragone e tutto il mazzo delle altre. Ma io, per Dio, ero sperso, per così dire, nella via lattea. Le conosce tutte, perbacco. Da ultimo lei ne scovò una piccina picciò a miglia e miglia di distanza. E quella che stella è, Poldy? dice. - Per Dio, mise Bloom con le spalle al muro. Quella là? dice Chris Callinan, ma è quel che si dice una punta di spillo. Per Dio, non era andato molto lontano dal segno.
Lenehan si fermò e si appoggiò al parapetto del fiume, ansimando sommesse risate.
- Mi sento debole, ansimò.
Il volto bianco di M'Coy sorrise a tratti all'intorno e si ricompose. Lenehan riprese a camminare. Sollevò il berretto da spiaggia e si grattò rapidamente la nuca. Guardò con la coda dell'occhio M'Coy in pieno sole.
- È un uomo colto, che sa fare di tutto un po', quel Bloom, disse seriamente. Non è il primo fesso arrivato... sa... Ha qualcosa dell'artista in sé, il vecchio Bloom.

*
* *
Mr Bloom sfogliava svogliatamente le pagine delle Terribili Rivelazioni di Maria Monk, e poi del Capolavoro di Aristotele. Caratteri storti raffazzonati. Tavole: bambini arrotolati a palla dentro uteri rossi di sangue come fegati di mucche macellate. Ce n'è un mucchio in queste condizioni in questo momento in tutto il mondo. Tutti a spingere coi loro crani per uscir fuori. Nasce un bambino ogni minuto, da qualche parte. Mrs Purefoy.
Mise da parte i due libri e dette un'occhiata a un terzo: Racconti del Ghetto di Leopold von Sacher Masoch.
- Già letto, disse, mettendolo da parte.
Il negoziante lasciò cadere due volumi sul banco.
- 'Sti due sono buoni, disse.
Le cipolle del suo fiato esalarono attraverso il banco dalla sua bocca rovinosa. Si chinò per fare una pila degli altri libri, se li strinse contro il panciotto sbottonato e se li portò dietro la tenda sporca.
Sul ponte O'Connell molte persone osservavano il grave portamento e il gaio abbigliamento di Mr Denis J. Maginni, professore di danza, etc.
Mr Bloom, solo, guardava i titoli. Belle Tiranne di James Lovebirch. Conosco il genere. L'ha letto? Sì.
Lo aprì. Proprio così.
Una voce di donna dietro la tenda sporca. Ascolta: L'uomo.
No: non le piacerebbe molto. Già preso una volta.
Lesse l'altro titolo: Dolcezze del Peccato. Più nel suo genere. Vediamo.
Lesse ad apertura di pagina.
- Tutti i dollari che le dava il marito venivano spesi nei grandi magazzini in gonne sontuose e costosissimi pizzi. Per lui! Per Raoul!
Sì. Questo. Questo qui. Proviamo.
- La sua bocca aderì a quella di lui in un lascivo bacio voluttuoso mentre le mani di lui cercavano le curve opulente nel deshabillé.
Sì. Prendiamo questo. La fine.
- Sei in ritardo, disse con voce roca, scrutandola con uno sguardo sospettoso.
La bella donna si liberò del mantello guarnito di zibellino, rivelando le sue spalle regali e la sua palpitante carne opulenta. Un sorriso impercettibile le correva sulle labbra perfette mentre si volgeva tranquilla verso di lui.
Mr Bloom lesse di nuovo: La bella donna.
Un'onda di calore si rovesciò dolcemente su di lui, umiliandogli la carne. La carne cedeva fra le vesti gualcite. Il bianco degli occhi che si alzava languente in su. Le narici gli vibravano all'odor della preda. Umori fluidi del suo seno (per lui! per Raoul!). Sudore cipollino delle ascelle. Colla di pesce appiccicosa (la sua palpitante carne opulenta!). Tocca! Stringi! Compressa! Sterco solfureo di leoni!
Giovane! Giovane!
Una donna anziana, non più giovane, uscì dal palazzo di giustizia con la corte suprema, la procura del regno, l'avvocatura dello stato e la pretura, avendo assistito alla corte suprema al caso di alienazione mentale Potterton, nella sezione dell'ammiragliato alla citazione per istanza unilaterale dei proprietari del Lady Cairns contro i proprietari del trealberi Mona, nella corte d'appello al rinvio a giudizio nel caso di Harvey contro la Compagnia di Assicurazioni Marittime.
Colpi di tosse catarrosa agitarono l'aria nella libreria gonfiando le tende sporche. Spuntò fuori la testa grigia spettinata del negoziante e il volto rosso mal rasato, che tossiva. Si raschiò rudemente la gola, sputò catarro per terra. Ci mise sopra la scarpa, ripulendolo con la suola e si chinò, facendo vedere una tonsura di pelle viva, con qualche pelo intorno.
Mr Bloom lo contemplò.
Cercando di dominare il respiro agitato, disse:
- Prendo questo.
Il bottegaio alzò occhi ingommati di vecchia cispa.
- Dolcezze del Peccato, disse, dandoci sopra un colpetto. Buono.

*
* *

L'imbonitore alla porta della sala di vendite all'asta Dillon agitò ancora due volte il campanello e si guardò nello specchio dell'armadietto segnato col gesso.
Dilly Dedalus, in ascolto sul marciapiede, udiva gli squilli del campanello, le grida del banditore all'interno. Quattro scellini e nove pence. Quelle graziose tendine. Cinque scellini. Tendine confortevoli. Si vendono nuove a due ghinee. Nessuna offerta su cinque scellini? Vanno per cinque scellini.
L'imbonitore alzò il campanello e lo scosse:
- Barang!
Il bang della campana dell'ultimo giro spronò alla volata finale i ciclisti che correvano per il mezzo miglio. J. A. Jackson, W. E. Wylie, A. Munro e H. T. Gahan, col collo teso e vibrante, affrontarono la curva della Biblioteca del College.
Mr Dedalus, tirandosi i lunghi baffi, girò l'angolo di Williams Row. Si fermò vicino alla figlia.
- Era ora, disse lei.
- Stai dritta per amore di Nostro Signore Gesù Cristo, disse Mr Dedalus. Che vuoi imitar tuo zio John che suona la cornetta, con quella testa tra le spalle? Dio bonino!
Dilly si strinse nelle spalle. Mr Dedalus le mise le mani sulle spalle e gliele inarcò all'indietro.
- Stai dritta, ragazzaccia, disse. Ti si torcerà la spina dorsale. Lo sai che cosa sembri?
Lasciò cadere di colpo la testa in avanti e all'ingiù, aggobbendo le spalle e rilassando la mandibola.
- Smettila, babbo, disse Dilly. Ti guardano tutti.
Mr Dedalus si raddrizzò e si tirò di nuovo i baffi.
- Hai trovato soldi? chiese Dilly.
- E dove vado a prenderli? disse Mr Dedalus. Non c'è un cane in tutta Dublino che mi presti quattro pence.
- Un po' ne hai, disse Dilly, guardandolo negli occhi.
- Come fai a saperlo? chiese Mr Dedalus, furbescamente.
Mr Kernan, soddisfatto dell'ordinazione ricevuta, camminava baldanzoso per Jamess street.
- Lo so che ne hai, rispose Dilly. Non eri alla Scotch House poco fa?
- Non c'ero, disse Mr Dedalus, sorridendo. Sono state le monachine a insegnarti a essere così impudente? Ecco. 

Le porse uno scellino.
- Guarda un po' se riesci a farci qualche cosa,
- Scommetto che te ne hanno dati cinque, disse Dilly. Dammi qualcosa di più.
- Aspetta un momento, disse minacciosamente Mr Dedalus. Sei come tutte le altre, vero? Una muta insolente di cagnette da quando è morta la povera mamma Ma aspetta un momento. Vi darò io una lezione coi fiocchi a tutte. È delinquenza organizzata questa! Ma io mi libererò di voi. Se tirassi le cuoia non ve ne importerebbe nulla. È morto. morto quello del piano di sopra.
La piantò e seguitò a camminare. Dilly lo seguì di corsa e lo tirò per la giacca.
- Be, che c'è? disse, fermandosi.
L'imbonitore sonava il campanello dietro di loro.
- Barang!
- Dio ti fulmini, maledetto fracassone, urlò Mr Dedalus, voltandosi contro di lui.
L'uomo, conscio di commenti, scosse il batacchio ciondolante del campanello, ma debolmente:
- Bang !
Mr Dedalus lo fissava.
- Guardalo, disse. È istruttivo. Vorrei sapere se ci permetterà di parlare.
- Ne hai degli altri, babbo, disse Dilly.
- Ora vi farò vedere un bel giochetto, disse Mr Dedalus. Vi lascerò tutti dove Gesù lasciò gli ebrei. Guarda, questo è tutto quel che ho. Ho avuto due scellini da Jack Power e ho speso due pence per farmi la barba prima del funerale.
Tirò fuori nervosamente una manciata di monete di rame.
- Non puoi cercare un po’ di denaro da qualche parte ? Disse Dilly.
Mr Dedalus pensò e annuì.
- Proverò, disse gravemente. Ho cercato lungo tutta la cunetta di O'Connell street. Ora proverò questa.
- Sei proprio buffo, disse Dilly sogghignando.
- Ecco, disse Mr Dedalus, porgendole due monete da un penny. Prenditi un bicchiere di latte e un maritozzo o qualcos’altro. Io sarò a casa tra poco.
Si mise le altre monete in tasca e s’incamminò di nuovo.
Il corteo del viceré,salutato da guardie ossequiose, uscì da Parkgate.
- Sono certa che hai un altro scellino, disse Dilly.
L’imbonitore scampanellò forte.
Mr Dedalus in mezzo a quel baccano si allontanò mormorando tra sé e facendo boccuccia:
- Le monachine! Tesorucci cari! Oh, ma loro non ne vorrebbero sapere! Oh, certo che no! È la suorina Monica!

*
* *

Mr Kernan camminava dalla meridiana verso Jamess Gate, soddisfatto dell'ordinazione ricevuta per Pulbrook Robertson, baldanzosamente per Jamess street, oltre gli uffici di Shackleton. Me lo sono lavorato a puntino. Come va, Mr Crimmins? A meraviglia, signore Avevo paura che fosse nell'altro esercizio a Pimlico. Come vanno gli affari? Ci si difende. Bel tempo davvero. Sì, proprio bello. Bene per la campagna. I contadini brontolano sempre. Prenderei un bicchierino del vostro gin migliore, Mr Crimmins. Un bicchierino solo, signore. Sì, Signore. Spaventosa quell'esplosione del General Slocum. Spaventosa, spaventosa! Un migliaio di vittime. E scene da spezzare il cuore. Uomini che hanno calpestato donne e bambini. Roba da selvaggi. Che cosa dicono che l'ha provocata? Combustione spontanea: scandalosissima rivelazione. Non un solo battello di salvataggio teneva l'acqua e le pompe tutte scoppiate. Quel che non capisco è come abbiano fatto gli ispettori a permettere che una nave in quelle condizioni... Questo sì che è parlare, Mr Crimmins. Sa perché? Hanno unto i cardini. Davvero? Senza dubbio. Ma guarda un po'. E poi dicono che l'America è la terra degli uomini liberi. E si dice che le cose vanno male qui.
Gli ho sorriso. L'America, ho detto piano, proprio in questo modo. Che cos'è? La spazzatura di ogni altro paese compreso il nostro. Non è vero forse? È un fatto.
Intrallazzo, caro signore. Be, si capisce, dove ci son soldi in giro c'è sempre chi è pronto a raccattarli.
Ho visto che mi guardava la finanziera. Il vestito è tutto. Non c'è come essere ben vestiti. Li stende a terra.
- Olà, Simon, disse Padre Cowley. Come si va?
- Olà, Bob, vecchio mio, rispose Mr Dedalus fermandosi.
Mr Kernan si fermò a sprimacciarsi davanti allo specchio inclinato di Peter Kennedy, il parrucchiere. Giacca di stile, non c'è che dire. Scott di Dawson street. Valeva bene la mezza sovrana che l'ho pagata a Neary. Non sarà costata meno di tre ghinee. Mi sta a pennello. La deve aver portata qualche elegantone del club di Kildare street. John Mulligan, direttore della banca Ibernica, m'ha dato una di quelle occhiate ieri sul ponte Carlisle come se mi riconoscesse.
Già! Bisogna vestirsi in carattere per quella gente. Cavalier d'industria. Un signore. Allora, Mr Crimmins, speriamo che ci onorerà ancora dei suoi ordini, signore. Il nappo che allieta ma non inebria, come suona il vecchio adagio.
Muraglione Nord e riva sir John Rogerson, con carene e catene d'àncora, veleggiando verso ovest veleggiava un canotto, un volantino accartocciato, cullato nella scia del vaporetto. Elia viene.
Mr Kernan dette alla sua immagine uno sguardo di commiato. Colorito acceso, si capisce. Baffi brizzolati. Ex ufficiale dell'esercito in India. Faceva bravamente avanzare il suo torso tarchiato sui piedi inghettati, squadrando le spalle. E mica il fratello di Lambert quello sull'altro marciapiede, Sam? Come? Sì. Gli assomiglia un frego. No. Il riflesso del sole sul parabrezza di quell'automobile là. Un lampo. Gli assomiglia un fottìo.
Già! I vapori del sugo di ginepro gli scaldavano il fiato e le interiora. Un buon goccetto di gin, proprio. Le code della finanziera ammiccavano in pieno sole al ritmo del suo passo pesantemente pomposo.
Laggiù Emmet fu impiccato, squartato e fatto a pezzi. Nera corda unta. E i cani a leccare il sangue sulla strada quando passò nella sua carrozza la moglie del Lord luogotenente.
Vediamo un po'. È sepolto a San Michan? No, no, ci fu una inumazione a mezzanotte a Glasnevin. Il cadavere fatto entrare da una porticina segreta nel muro. Ora c'è Dignam là. Andato in un batter d'occhio. Bah. Meglio voltare qua. Fare una deviazione.
Mr Kernan svoltò e infilò la discesa di Watling street, all'angolo della sala d'aspetto di Guinness. Davanti al magazzino della Società Distillerie Dublinesi c'era una vettura senza cliente né vetturino, con le redini annodate alla ruota. Pericolosissimo. Qualche salame di Tipperary che mette in pericolo le vite dei cittadini. Cavallo imbizzarrito.
Denis Breen, coi suoi tomi, stanco di aver aspettato un'ora nell'ufficio di John Henry Menton, accompagnava la moglie sul ponte O'Connell, diretto allo studio di Collis e Ward.
Mr Kernan si avvicinava a Island street.
I tempi delle sommosse. Devo chiedere a Ned Lambert se mi presta quelle memorie di sir Jonah Barrington. Quando si ripensa a tutto quello che è accaduto, ora, in una specie di inquadratura retrospettiva. La bisca da Daly. Non c'era da barare allora. Uno di quei tali si trovò con la mano inchiodata da un pugnale sul tavolo. Da queste parti Lord Edward Fitzgerald sfuggì al maggiore Sirr. Scuderie dietro a Moira House.
Buono un fottio quel gin.
Bel giovane di sangue blu e di fegato. Buona razza, si capisce. Quel farabutto, falso nobilotto, coi suoi guanti violetti, fu lui a tradirlo. Naturalmente erano dalla parte del torto. Sono spuntati in mali giorni e scuri. Bella poesia quella: Ingram. Quelli erano signori. Ben Dollard canta quella ballata in maniera toccante. Esecuzione magistrale.
All'assedio di Ross cadde mio padre.
Una cavalcata al piccolo trotto lungo la riva Pembroke passò, i battistrada caracollando, caracollando sulle lor, sulle lor selle. Marsine. Ombrellini color crema.
Mr Kernan allungò il passo, ansimando a piene gote.
Sua Eccellenza! Che peccato! Perso proprio per un pelo. Maledizione! Peccato davvero!

*
* *
Stephen Dedalus osservava attraverso i ragnateli della vetrina le dita del gioielliere che saggiavano una catena brunita dal tempo. Polvere ragnava il vetro e le bacheche nella vetrina. Polvere anneriva le dita operose con le loro unghie da avvoltoio. Polvere dormiva su opache spire di bronzo e argento, losanghe di cinabro, su rubini, pietre lebbrose cupovinose.
Tutti nati nella buia terra verminosa, fredde faville di fuoco, male luci splendenti nelle tenebre. Ove arcangeli caduti gettarono le stelle dalla lor fronte. Fangosi grugni di porco, mani, scavano e scavano, li afferrano e li strappano via.
Ella danza in una lurida penombra ove bruciano resina e aglio. Un uomo di mare, barba color ruggine, sorbisce del rum da un bicchierotto e la sbircia. Lunga silente foia alimentata dal mare. Ella danza, volteggia, dimenando le natiche troiesche e le anche, sul ventre lubrico le ballonzola un uovo di rubino.
Il vecchio Russell con una pelle di camoscio unta e bisunta riforbiva la sua gemma, la rigirava e la avvicinava alla punta della sua barba di vecchio Mosè. Nonno scimmione che si mangia con gli occhi un tesoro rubato.
E voi che strappate antiche immagini dalla terra sepolcrale! Parole dissennate dei sofisti: Antistene. Scienza delle droghe. Grano splendido e immortale eretto da eternità ad eternità.
Due vecchie che avevano appena preso una boccata d'aria salmastra procedevano faticosamente attraverso Irishtown lungo la via di London bridge, una con un ombrello sporco di sabbia, l'altra con una borsa da levatrice in cui sbattevano undici telline.
Il ronzio di sferzanti cinghie di trasmissione e il ronron di dinamo della centrale elettrica incitarono Stephen a esistere ancora. Esseri senza essere. Fermo! Pulsazione sempre fuori di te e la pulsazione sempre dentro. Il tuo cuore di cui tu canti. Io tra loro. Dove? Tra due mondi ruggenti là dove essi turbinano, io. Frantumarli, uno e due. Ma anch'io stordito per il colpo. Frantumatemi voi che potete. Ruffiana e macellaio erano le parole. Ehi, dico! Ma non subito. Un'occhiata in giro.
Sì, verissimo. Grandissimo e meraviglioso e segna il tempo che è una bellezza. Dice bene, signore. Un lunedì mattina, era così, davvero.
Stephen scese per Bedford row, battendosi il manico del bastone di frassino su una scapola. Nella vetrina di Clohissey una sbiadita stampa del 1860, Henan contro Sayers, attirò la sua attenzione. Sostenitori con gli occhi fissi e cappelli in testa stavano ritti intorno al quadrato cinto dalle corde. I pesi massimi con cingilombi minimi si porgevano cortesemente l'un l'altro pugni nodosi. E pulsano: cuori d'eroi.
Si voltò e si fermò davanti al banchetto messo di sghembo.
- Due pence l'uno, disse il venditore. Quattro per sei pence.
Pagine sbrindellate. L'apicultore irlandese. Vita e miracoli del Curato d'Ars. Guida tascabile di Killarney.
C'è caso che ci trovi qualcuno dei miei premi scolastici dati in pegno. Stephano Dedalo, alumno optimo, palmam ferenti.
Padre Conmee, avendo letto le prime ore canoniche, attraversava il borgo di Donnycarney, mormorando i vespri.
Forse era troppo bella la rilegatura, questo cos'è? Ottavo e nono libro di Mosè. Il segreto di tutti i segreti. Il sigillo di Re Davide. Pagine segnate dal pollice: lette e rilette. Chi è passato di qui prima di me? Come ammorbidire mani screpolate. Ricetta per l'aceto di vino bianco. Come si conquista una donna. Questo è per me. Dire la seguente formula magica tre volte a mani giunte:
- Se el yilo nebrakada femininum! Amor me solo! Sanktus! Amen.
Chi l'ha scritto? Scongiuri e invocazioni del beato abate Pietro Salanka rivelati a tutti i veri credenti. Buoni quanto gli scongiuri di qualsiasi altro abate, come quelli di Gioacchino brontolone. Giù, zucca pelata, o ti peleremo quei quattro peli.
- Che fai qui, Stephen?
Le spalle alte e il vestito sciatto di Dilly.
Chiudi il libro presto. Non farlo vedere.
- E tu che fai? disse Stephen.
Un volto stuardo da Carlo il senza pari, riccioli lenti spioventi dalle parti. Si accendeva quando lei si accoccolava ad alimentare il fuoco con le scarpe scalcagnate. Le ho raccontato di Parigi. Sempre l'ultima ad alzarsi, sotto un coltrone di soprabiti vecchi, gingillandosi con un braccialetto di orpello, regalo di Dan Kelly. Nebrakada femininum.
- Che cos'hai lì? chiese Stephen.
- L'ho comprato sull'altro banchetto per un penny, disse Dilly ridendo nervosamente. Vale niente?
Dicono che abbia i miei occhi. Gli altri mi vedono così? Vivi, lungimiranti e arditi. Ombra del mio spirito.
Le prese di mano il libro senza copertina. Grammatica elementare francese, di Chardenal.
- Che l'hai comprato a fare? chiese. Per imparare il francese?
Ella annuì, arrossendo e stringendo le labbra.
Non mostrarti sorpreso. È naturale.
- To, disse Stephen. Va benissimo. Attenta che Maggy non vada ad impegnartelo. Scommetto che tutti i miei libri sono spariti.
- Qualcuno, disse Dilly. Siamo stati costretti. Sta affogando. Agenbite. Salvala. Agenbite. Tutti contro di noi. Mi farà affogare con sé, occhi e capelli. Lente spire di capelli algosi attorno a me, al mio cuore, alla mia anima. Verde morte salmastra.
Noi.
Agenbite of inwit. Di coscienza rimorso.
Desolazione! Desolazione!

*
* *

- Olà, Simon, disse Padre Cowley. Come si va?
- Olà, Bob, vecchio mio, rispose Mr Dedalus, fermandosi.
Si strinsero rumorosamente le mani davanti a Reddy e Figlia. Padre Cowley si lisciava spesso i baffi all'ingiù con la mano a coppetta.
- Che c'è di bello? disse Mr Dedalus.
- Non un gran che, disse Padre Cowley. Sono barricato in casa, caro Simon, con due uomini che ronzano intorno cercando di fare irruzione.
- Bellina questa, disse Mr Dedalus. Di chi si tratta?
- Oh, disse Padre Cowley, un certo strozzino di comune conoscenza.
- Con la schiena rotta, vero? chiese Mr Dedalus.
- Proprio lui, Simon, rispose Padre Cowley. Reuben della tribù omonima. Stavo giusto aspettando Ben Dollard. Deve dire una parolina a Long John per farmi levar di torno quei due. Voglio solo un po' di tempo.
Guardò con vaga speranza su e giù per il lungofiume, col grosso pomo d'Adamo sporgente.
- Lo so, disse Mr Dedalus, annuendo. Povero vecchio Ben birroso! Lui fa sempre del bene a qualcuno. Aspetta!
Inforcò le lenti e guardò un istante verso il ponte di ferro.
- Eccolo, perdio, disse, armi e bagagli.
Il largo vestito blu e il cappellone di Ben Dollard sulle brache larghe attraversarono il lungo fiume, venendo dal ponte di metallo a gran passi. Venne verso di loro all'ambio, grattandosi attivamente dietro le falde della giacca.
Mentre si avvicinava, Mr Dedalus lo salutò con un:
- Acchiappate quell'uomo coi calzoni sbrendoloni.
- Acchiappatelo, presto, disse Ben Dollard.
Mr Dedalus misurò con freddo disprezzo errabondo vari particolari della figura di Ben Dollard. Poi, voltandosi a Padre Cowley con un cenno, mormorò sogghignando:
- Bell'indumento, vero, per una giornata estiva?
- Ma insomma, che Dio maledica in eterno l'anima tua, ringhiò furiosamente Ben Dollard, ai miei tempi ho buttato via più vestiti di quanti tu ne abbia mai visti.
Fermatosi vicino irradiò un sorriso prima su di loro e poi sul suo ampio vestito da vari punti del quale Mr Dedalus spazzolava batuffoli di polvere dicendo:
- Però è stato fatto per qualcuno che scoppiava di salute. Ben.
- Alla malora il giudeo che lo ha tagliato, disse Ben Dollard. Grazie a Dio non è stato ancora pagato.
- E come va quel tuo basso profondo, Benjamin? chiese Padre Cowley.
Cashel Boyle O'Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell, mormorando, gli occhi vitrei, percorreva a gran passi la strada davanti al club di Kildare street.
Ben Dollard si accigliò e, facendo subito una bocca da cantore, emise una nota profonda.
- Ooo! disse.
- Che stile, disse Mr Dedalus, approvando il rombo profondo.
- Che ne dite? disse Ben Dollard. non c’è poi malaccio? Eh?
Si volgeva ora a uno ora all’altro.
- Può andare, disse Padre Cowley, approvando anche lui.
Il reverendo Hugh C. Love si muoveva dalla vecchia sala capitolare dell'Abbazia di Santa Maria oltrepassando la raffineria James e Charles Kennedy, accompagnato dai Geraldini belli e aitanti, verso il Tholsel oltre il guado di Hurdles.
Ben Dollard, sbandando fortemente verso le vetrine dei negozi faceva loro strada, con le gaie dita per aria.
- Venite con me all'ufficio del sottosceriffo, disse. Voglio far vedere che rara bellezza si è preso Rock per usciere. È un incrocio tra Lobengula e Lynchehaun. Val la pena di vederlo, credetemi. Venite. Ho visto cinque minuti fa per caso John Henry Menton nella Bodega e mi troverò per le terre se non... aspettate un po'... siamo sulla pista giusta, Bob, credimi.
- Solo pochi giorni, diglielo, fece ansiosamente Padre Cowley.
Ben Dollard si fermò a guardare, aperto il tonante orificio, un bottone del suo vestito che ondeggiava ciondoloni dalla parte lucida, attaccato al filo, mentre lui si toglieva le pesanti croste dagli occhi per sentire meglio.
- Come sarebbe a dire pochi giorni? tuonò. Il padrone di casa non ha fatto un pignoramento?
- L'ha fatto, disse Padre Cowley.
- Allora il mandato del nostro amico non vale il pezzo di carta dove è stampato, disse Ben Dollard. Il padrone ha la precedenza. Gli avevo detto tutti i particolari. Windsor avenue. Il nome è Love?
- Esatto, disse Padre Cowley. Il reverendo Mr Love. È pastore in qualche posto di campagna. Ma sei sicuro di quel che dici?
- Lo può raccontare a Barabba da parte mia, disse Ben Dollard, che può anche ficcarsi quel mandato dove la bertuccia si mette le noci.
Baldanzosamente trascinò avanti Padre Cowley, attaccato alla sua massa imponente.
- Mi pare che fossero noccioline, disse Mr Dedalus, lasciando ricadere le lenti sul davanti della giacca, seguendoli.

*
* *

- Il ragazzino se la caverà abbastanza bene, disse Martin Cunningham, nell'uscire dal cancello di Castleyard.
Il poliziotto accennò un saluto.
- Dio la benedica, disse Martin Cunningham allegramente.
Fece un cenno al fiaccheraio in attesa, e questi dette una scrollata alle redini e si mosse verso Lord Edward street.
Bronzo accanto a oro, la testa di Miss Kennedy accanto alla testa di Miss Douce, apparvero dietro le tendine dell'Ormond Hotel.
- Sì, disse Martin Cunningham, toccandosi la barba. Ho scritto a Padre Conmee e gli ho esposto tutto il caso.
- Potrebbe provare col nostro amico, Mr Power suggerì voltandosi.
- Boyd? disse seccamente Martin Cunningham. Per l'amor del cielo.
John Wyse Nolan, rimasto indietro a leggere la lista, li seguì svelto giù per la collina di Cork.
Sugli scalini del municipio il consigliere Nannetti, discendendo, salutò l'assessore Cowley e il consigliere Abraham Lyon che ascendevano.
La carrozza del governo, vuota, girava in Upper Exchange street.
- Guarda qui, Martin, disse John Wyse Nolan, raggiungendoli presso gli uffici del Mail. Vedo che Bloom si è sottoscritto per cinque scellini.
- Giusto, disse Martin Cunningham, prendendo la lista. E li ha cavati fuori, i cinque scellini.
- E senza far parola, disse Mr Power.
- Incredibile ma vero, aggiunse Martin Cunningham.
John Wyse Nolan spalancò gli occhi.
- Dirò che nell'ebreo v'è molta cortesia, citò elegantemente.
Scesero per Parliament street.
- Ecco Jimmy Henry, disse Mr Power, che fila da Kavanagh.
- Benone, disse Martin Cunningham. Si vada.
Davanti alla Maison Claire Blazes Boylan intercettò il cognato di Jack Mooney, aggobbito, brillo, che si dirigeva verso il rione delle Liberties.
John Wyse Nolan rimase indietro con Mr Power, mentre Martin Cunningham prendeva per il gomito un galante omarino in completo picchiettato che passava davanti agli orologi di Micky Anderson a passi affrettati e malsicuri.
- Al vicesegretario comunale gli fanno un po male i calli, disse John Wyse Nolan a Mr Power.
Svoltarono l'angolo proseguendo in direzione della bottiglieria Kavanagh. Si trovarono davanti la carrozza governativa vuota ferma alla porta Essex. Martin Cunningham, sempre parlando, fece vedere più volte la lista che Jimmy Henry non degnava di uno sguardo.
- Ecco anche Long John Fanning, disse John Wyse Nolan, in grandezza naturale.
L'alta figura di Long John Fanning riempiva il vano della porta dove stava.
- Buongiorno, signor Sottosceriffo, disse Martin Cunningham, mentre tutti si fermavano a salutare.
Long John Fanning non si mosse per lasciarli passare. Spostò con aria decisa il suo sigaro Henry Clay e i suoi grandi occhi feroci passarono in rassegna i loro volti con intelligente cipiglio. Sono intenti alle loro pacifiche deliberazioni i padri coscritti? disse con aria ricca di acredine al vicesegretario comunale.
- Stan facendo un putiferio dell'altro mondo, disse irritato Jimmy Henry, con la loro maledetta lingua irlandese. Dov'era il questore, voleva sapere, per mantenere l'ordine nella sala del consiglio. E il vecchio Barlow, il mazziere, va ad ammalarsi d'asma, niente mazza sulla tavola, tutto in disordine, niente numero legale e perfino Hutchinson, il sindaco, andato a Llandudno, e il piccolo Lorcan Sherlock che gli fa da locum tenens. Maledetta lingua irlandese, dei nostri antenati.
Long John Fanning soffiò un pennacchio di fumo dalle labbra.
Martin Cunningham parlava, attorcendosi la punta della barba, ora al vicesegretario comunale e ora al sottosceriffo, mentre John Wyse Noan se ne stava cheto.
- Qual era dei Dignam? chiese Long John Fanning.
Jimmy Henry fece una smorfia e alzò il piede sinistro.
- Oh, i miei calli ! disse lamentosamente. Venga su per amor del cielo che mi voglio mettere un po' a sedere. Uff! Uuu! Attenzione.
Stizzosamente si aprì un passaggio a fianco di Long John Fanning, entrò e salì per le scale.
- Venga un po' su, disse Martin Cunningham al sottosceriffo. Non credo che lei lo conoscesse, ma può darsi di sì.
John Wyse Nolan e Mr Power li seguirono all'interno.
- Era una personcina a modo, disse Mr Power alla schiena vigorosa di Long John Fanning che ascendeva verso Long John Fanning nello specchio.
- Piuttosto basso, era quel Dignam dello studio Menton, disse Martin Cunningham.
Long John Fanning non se lo ricordava.
Rimbombò nell'aria uno scalpitare di zoccoli.
- Cos'è? disse Martin Cunningham.
Tutti si volsero fermandosi; John Wyse Nolan ridiscese. Dalla fredda ombra del vano della porta vide i cavalli passare in Parliament street, bardature e lucidi pasturali sfavillanti nel sole. Gaiamente passarono davanti ai suoi freddi occhi ostili, non troppo veloci. In sella ai cavalli di testa, caracollanti cavalli di testa, cavalcavano i battistrada.
- Che cos'era? chiese Martin Cunningham mentre continuavano a salire le scale.
- Il lord luogotenente generale e governatore generale d'Irlanda. rispose John Wyse Nolan dal fondo della scala.

*
* *
Mentre avanzavano sullo spesso tappeto Buck Mulligan sussurrò a Haines da dietro il suo panama:
- Il fratello di Parnell. Là nell'angolo.
Scelsero un tavolinetto vicino alla vetrina di fronte a un uomo dal viso lungo la cui barba e il cui sguardo incombevano attentamente su una scacchiera.
- È lui? chiese Haines contorcendosi sulla seggiola.
- Sì, disse Mulligan. È John Howard, suo fratello, nostro questore del consiglio comunale.
John Howard Parnell spostò tranquillamente un alfiere bianco e il suo artiglio grigio gli ritornò alla fronte e ivi posò.
Un istante dopo, di sotto quello schermo, i suoi occhi lanciarono un rapido sguardo, splendente di luce spettrale, al suo avversario e ricaddero di nuovo su un settore di manovra.
- Prendo un mélange, disse Haines alla cameriera.
- Due mélanges, disse Buck Mulligan. E ci porti degli scones, del burro e anche delle paste.
Quando si fu allontanata, disse, ridendo:
- Si chiama D.B.C. perché danno biscotti coriacei. Oh, ma lei ha perso il numero di Dedalus sull'Amleto.
Haines aprì il libro appena comprato.
- Mi dispiace, disse. Shakespeare è la felice riserva di caccia di tutte le menti che hanno perso l'equilibrio.
Il marinaio con una gamba sola ringhiava in direzione dell'interrato di Nelson street:
- L'Inghilterra si aspetta...
  Il panciotto color primula di Buck Mulligan sobbalzò allegramente al suo riso.
  - Dovrebbe vederlo, disse, quando perde l'equilibrio il suo corpo. Aengus errabondo, lo chiamo io.
  - Sono sicuro che ha una idée fixe, disse Haines, pizzicandosi il mento soprappensiero tra l'indice e il pollice. Sto ponderando su quello che può essere. La gente come lui ne ha sempre una.
   Buck Mulligan si chinò gravemente sulla tavola.
   - Gli han fatto smarrire il senno, disse, con visioni dell'inferno. Non afferrerà mai la nota attica. La nota di Swinburne, di tutti i poeti, la morte bianca e la nascita rubizza. Questa è la sua tragedia. Non sarà mai un poeta. La gioia della creazione...
  - Castigo eterno, disse Haines, con un secco movimento della testa. Capisco. Stamattina l'ho toccato sulla questione della fede. Qualcosa gli pesava sull'animo, me ne sono accorto. È abbastanza interessante perché il professor Pokorny di Vienna ne cava delle conclusioni interessanti.
  Gli occhi guardinghi di Buck Mulligan videro arrivare la cameriera. La aiutò a sbarazzare il vassoio.
   - Non troverà mai traccia dell'inferno nell'antica mitologia irlandese, disse Haines fra le gioconde tazze. Sembra che manchi l'idea morale, il senso del destino, della ricompensa o castigo. Piuttosto strano che abbia proprio quella idea fissa. Scrive nulla per il vostro movimento?
  Infilò abilmente per il lungo due zollette di zucchero nella panna montata. Buck Mulligan tagliò in due uno scone caldo e spalmò burro sulla sua mollica fumante. Ne staccò famelicamente un pezzetto con un morso.
   - Dieci anni, disse, masticando e ridendo. Scriverà qualcosa tra dieci anni.
  - Mi sembra un po' lontano nel tempo, disse Haines, alzando pensierosamente il cucchiaino. Eppure, non mi meraviglierei se lo facesse davvero.
   Sorbì una cucchiaiata dal cono di panna che sormontava la sua tazza.
  - Questa è panna irlandese genuina, presumo, disse con accondiscendenza. Non voglio farmi imbrogliare.
  Elia, canotto, lieve volantino accartocciato, veleggiava verso est lungo le fiancate delle navi e dei pescherecci, in mezzo ad un arcipelago di sugheri, di là dalla New Wapping street oltre il traghetto di Benson, e lungo il tre alberi Rosevean proveniente da Bridgwater con un carico di mattoni.

*
* *

   Almidano Artifoni oltrepassò Holles street e il cantiere Sewell. Dietro a lui Cashel Boyle O'Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell, con bastonombrellospolverino ciondoloni, scansò il lampione davanti alla casa di Mr Law Smith e, attraversando, costeggiò Merrion square. A distanza, dietro di lui, un giovanotto cieco si faceva strada battendo col bastoncino lungo il muro di College Park.
   Cashel Boyle O'Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell camminò fino all'altezza delle gaie vetrine di Mr Lewis Werner, poi si voltò e misurò di nuovo a lunghi passi Merrion square, con bastonombrellospolverino ciondoloni.
   All'angolo di Wilde si fermò, dette un'occhiataccia al nome di Elia annunciato da un manifesto al Metropolitan Hall, ne dette un'altra al prato distante di Dukes lawn. Il suo occhialetto rifletteva il sole con lampi stizzosi. Scoprendo i denti di topo, borbottò:
   - Coactus volui.
   Si rimise in cammino verso Clare street, masticando quella feroce parola.
  Mentre oltrepassava le vetrine del dentista Bloom l'ondeggiare del suo spolverino spostò violentemente dalla giusta angolazione un esile bastoncino picchiettante e proseguì di slancio, dopo aver sbattuto contro un corpo senza nerbo. Il giovanotto cieco volse il viso malaticcio verso la figura in marcia:
  - Dio ti maledica, disse inasprito, chiunque tu sia! Sei più cieco di me, figlio d'una troia!

*
* *

   Di fronte a Ruggy O'Donohoe il signorino Patrick Aloysius Dignam, tenendo stretta quella libbra e mezza di cotolette di maiale di Mangan, già Fehrenbach, per le quali era stato mandato, s'incamminò per la tiepida Wicklow street, gingillandosi. Era una scocciatura maledetta quella di stare a sedere in salottino con Mrs Stoer e Mrs Quigley e Mrs MacDowell e la persiana abbassata e loro tutte a tirar su col naso e a prender cicchetti di quello sherry rosso sopraffino che lo zio Barney aveva portato da Tunney. Non facevan altro che mangiare briciole di dolce di frutta fatto in casa e spettegolare e mandar sospiri tutto il santo giorno.
   Dopo Wicklow lane la vetrina di Madame Doyle modista di Corte, lo fece sostare. Rimase fermo a guardare i due pugili nudi fino alla cintola e coi pugni in guardia. Dagli specchi laterali due signorini Dignam in lutto guardavano in silenzio a bocca aperta. Myler Keogh, l'idolo di Dublino, incontrerà il sergente maggiore Bennett, il picchiatore di Portobello, per una borsa di cinquanta sovrane. Dio, questo sarebbe un incontro da vedersi. Myler Keogh è quello che allunga un diretto all'altro, quello dalla cintura verde. Due scellini l'ingresso, militari metà prezzo. Potrei anche farglieli scucire a mammà. Il signorino Dignam alla sua sinistra si voltò con lui. Quello sono io in lutto. Quand'è? Il ventidue maggio. Ecco, quest'accidente è già successo. Si voltò a destra e anche il signorino Dignam di destra si voltò, berretto sulle ventitré, colletto rialzato. Nel ritirarselo giù per abbottonarlo, col mento alzato, vide l'immagine di Marie Kendall, incantevole soubrette, accanto ai due pugili. Una di quelle sciacquine che stanno sui pacchetti di vaporine che fuma Stoer e il vecchio gliele ha suonate quella volta che gliele trovò addosso.
   Il signorino Dignam si aggiustò il colletto e seguitò a girellare. Il miglior pugile quanto a forza era Fitzsimons. Un colpo allo stomaco tirato da quello ti manderebbe filato al creatore, caro mio. Ma il miglior pugile quanto a cervello era Jem Corbet, prima che Fitzsimons gli facesse sputare denti e budella con tutte le sue finte.
   In Grafton street il signorino Dignam vide un fiore rosso in bocca a un elegantone, che aveva addosso anche un bel paio di calzettoni e stava a sentire quel che gli diceva l'ubriaco e sogghignava tutto il tempo.
   Niente tram di Sandymount.
  Il signorino Dignam s'incamminò per Nassau street, passò le cotolette nell'altra mano. Il colletto gli rimontò su e lui lo ricacciò giù. Quell'accidente di bottone era troppo piccolo per l'occhiello della camicia, alla malora sua. Incontrò alcuni scolari con le loro cartelle. Non ci vado neanche domani, sto a casa fino a lunedl. Incontrò altri scolari. Si accorgono che sono in lutto? Zio Barney ha detto che l'avrebbe messo nel giornale stasera. Allora lo vedranno tutti nel giornale e vedranno stampato il mio nome e quello di papà.
  Il suo viso era diventato grigio da rosso che era e c'era una mosca che ci passeggiava sopra fino all'occhio. Lo scricchiolio mentre avvitavano le viti della bara: e i colpi mentre la portavano giù per la scala.
  C'era dentro papà, e mammà piangeva in salottino e zio Barney che faceva vedere agli uomini come dovevano prendere la svolta delle scale. Era una bara grande e alta e doveva essere pesante. Come mai? L'ultima sera che papà si era sbronzato stava sul pianerottolo a gridare che gli dessero le scarpe per tornare da Tunney a sbronzarsi ancora un po' e sembrava piccolo e grosso con la camicia. Non vederlo più. La morte, è così. Papà è morto. Mi ha detto di fare il bravo ragazzo con mammà. Non sono riuscito a sentire le altre cose che mi ha detto ma vedevo che la sua lingua e i suoi denti cercavano di dirlo meglio. Povero papà. Era mio padre, Mr Dignam. Spero che sia in purgatorio ora perché era andato a confessarsi da Padre Conroy sabato sera.

*
* *

  William Humble, conte di Dudley, e lady Dudley, accompagnati dal tenente colonnello Hesseltine, uscirono in carrozza dopo colazione dal palazzo del viceré. Nella carrozza che seguiva erano la onorevole Mrs Paget, Miss de Courcy e l'onorevole Gerald Ward Aiutante di Campo al seguito.
  Il corteo uscì dal cancello meridionale di Phoenix park salutato da guardie ossequiose e proseguì oltre Kingsbridge lungo la riva nord. Il viceré fu oggetto di cordiale omaggio lungo il percorso attraverso la metropoli. A Bloody Bridge Mr Thomas Kernan dall'altra parte del fiume lo salutò inutilmente da lontano. Tra il ponte della Regina e il ponte Whitworth le carrozze del viceré Lord Dudley passarono e non furono salutate da Mr Dudley White, B.L.M.A., che stava sulla riva Arran davanti al negozio di pegni di Mrs M. E. White all'angolo di Arran street west strofinandosi il naso con l'indice, indeciso se avrebbe fatto prima ad arrivare a Phibsborough con tre cambi di tram o una carrozza o a piedi passando da Smithfield, Costitution hill e la stazione capolinea di Broadstone. Sotto il portico del palazzo di giustizia Richie Goulding con la sua borsa di Goulding, Collis e Ward, lo vide passare con sorpresa. Al di là del ponte di Richmond sulla soglia dello studio di Reuben J. Dodd, procuratore, agente della Compagnia Patriottica Assicurazioni, una signora anziana sulle mosse di entrare cambiò idea e ritornando sui suoi passi lungo le vetrine di King, sorrise credula al rappresentante di Sua Maestà. Dalla chiusa che si apre nel muro della riva Wood sotto l'ufficiio di Tom Devan il fiume Poddle tirò fuori in omaggio una lingua di liquidi scarichi. Da dietro le tendine dell'Ormond Hotel, oro accanto a bronzo, la testa di Miss Kennedy accanto alla testa di Miss Douce osservarono e ammirarono. Sulla riva Ormond Mr Simon Dedalus, che si dirigeva dal vespasiano all'ufficio del sottosceriffo, rimase fermo in mezzo alla strada e si cavò il cappello. Sua Eccellenza graziosamente restituì il saluto a Mr Dedalus. Dall'angolo di Cahill il reverendo Hugh C. Love, M. A., fece una reverenza inosservata, memore di vicari feudali le cui mani benigne tempo già fu ebbero facoltà di dispensare ricchi benefici ecclesiastici. Sul ponte Grattan Lenehan e MCoy, congedandosi l'un dall'altro, guardarono passare le carrozze. Passando davanti agli uffici di Roger Green e alla grande tipografia rossa di Dollard, Gerty MacDowell, che portava lettere della ditta Linoleum Catesby a suo padre che era a letto malato, si accorse dallo stile che erano il lord luogotenente e la lady luogotenente ma non poté vedere come era vestita Sua Eccellenza, in quanto il tram e il grosso furgone giallo dei traslochi della ditta Spring dovettero fermarsi davanti a lei proprio perché si trattava del luogotenente. Oltre Lundy Foot, John Wyse Nolan, dalla soglia della bottiglieria Kavanah, sorrise con inavvertita freddezza verso il Lord luogotenente generale e governatore generale d'Irlanda. Il Molto Onorevole William Humble conte di Dudley, G.C.V. passò davanti agli orologi che segnavano tutte le ore di Micky Anderson e ai cerei manichini dai bei vestiti e dal bel colorito di Henry e James, il gentleman Henry, dernier cri James. Con le spalle a Dame Gate, Tom Rochford e Nosey Flynn videro avvicinarsi il corteo. Tom Rochford, vedendo gli occhi di lady Dudley su di sé, tirò fuori in fretta i pollici dai taschini del panciotto rossiccio e le fece una scappellata. Una incantevole soubrette, la grande Marie Kendall, con le gote sgargianti e la sottana alzata, sorrideva sgargiantemente dal suo cartellone a William Humble, conte di Dudley, e al tenente colonnello H. G. Hesseltine e anche all'onorevole Gerald Ward A.D.C. Dalla vetrina del D.B.C. Buck Mulligan allegramente, e Haines gravemente, dettero una occhiata al cocchio del viceré al di sopra delle spalle degli altri clienti entusiasmati, le cui sagome ammassate facevano ombra alla scacchiera che John Howard Parnell fissava intensamente. In Fowness street Dilly Dedalus, alzando la testa dalla grammatica elementare francese di Chardenal sforzò gli occhi, e vide parasoli aperti e raggi di ruote che turbinavano nel bagliore. John Henry Menton, riempiendo di sé il vano della porta della Camera di Commercio, fissò con occhi di pesce morto pregni di vino, tenendo nella grossa mano sinistra un grosso orologio d'oro che lui non guardava e la mano non sentiva. Là dove la zampa anteriore del cavallo di Re Billy scalciava in aria, Mrs Breen tirò indietro il marito frettoloso che già stava per rimanere travolto dagli zoccoli dei battistrada. Gli urlò all'orecchio di che si trattava. Avendo capito, egli spostò i tomi sulla mammella sinistra e salutò la seconda carrozza. L'onorevole Gerald Ward A. D. C. piacevolmente sorpreso, si affrettò a rispondere. All'angolo di Ponsonby un fiasco bianco stanco morto H. si fermò e quattro fiaschi bianchi col tubino si fermarono dietro di lui, E.L.Y.'S., mentre i battistrada caracollavano oltre seguiti dalle carrozze. Di fronte al negozio di musica di Pigott, Mr Denis J. Maginni professore di ballo etc., dalle gaie vesti, camminava solennemente, sorpassato da un viceré e inosservato. Lungo il muro del Prevosto arrivò arzillo Blazes Boylan, scarpe gialle e calzini fantasia azzurro cielo, al ritmo di La mia ragazza è dello Yorkshire.
  Blazes Boylan presentò al pettorale azzurro cielo e al passo baldanzoso dei cavalli di testa una cravatta azzurro cielo, una paglietta dalle tese larghe messa sulle ventitré e un vestito di sargia color indaco. Con le mani nella tasca della giacca dimenticò di salutare ma offrì alle tre signore la balda ammirazione dei suoi occhi e il fiore rosso tra le labbra. Scarrozzando giù per Nassau street Sua Eccellenza attirò l'attenzione della sua china consorte sul programma di musica che stavano eseguendo al College park. I fieri ragazzoni degli Highlands, invisibili, strombettavano e stambureggiavano dietro al corteo:

Benché lavori all'officina
E non si metta bei vestitini,
Barabum
Tuttavia ne vado matto
Per quella rosellina
Per quella rosellina dello Yorkshire.
Barabum.

   Di là dal muro i corridori dello handicap del quarto di miglio piano, M. C. Green, H. Thrift, T. M. Patey, C. Scaife, J. B. Jeffs, G. N. Morphy, F. Stevenson, C. Adderly, e W. C. Huggard, partivano uno dopo l'altro. Passeggiando a grandi passi davanti al Finns hotel Cashel Boyle O'Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell lanciò attraverso un occhialetto furibondo, al di sopra delle carrozze, un'occhiata alla testa di Mr E. M. Solomons a una finestra del viceconsolato austroungarico. In fondo a Leinster street, vicino alla pusterla di Trinity college, un fedele suddito di sua maestà, Hornblower, si toccò il berretto di battitore. Mentre i lucenti cavalli caracollavano nei pressi di Merrion square il signorino Patrick Aloysius Dignam, in attesa, vide uno scambio di saluti con quel signore del cilindro e anche lui si levò il berretto nero nuovo con le dita unte di carta di cotoletta di maiale. Anche il colletto gli saltò su. Il viceré, diretto all'inaugurazione della pesca di beneficenza Mirus per la raccolta dei fondi a beneficio dell'ospedale Mercer, si muoveva col suo seguito verso Lower Mount street. Oltrepassò un giovanotto cieco di fronte a Broadbent. In Lower Mount street un pedone con un macintosh marrone, che mangiava pan secco, attraversò veloce e incolume la strada al viceré. Al ponte sul Canale Reale, dal suo cartellone, Mr Eugene Stratton, carnose labbra ghignanti, dava a tutti il benvenuto nel quartiere Pembroke. All'angolo di Haddington road due donne sporche di sabbia si fermarono, un ombrello e una borsa in cui sbattevano undici telline per contemplare il signor sindaco e la consorte ma senza la catena d'oro. Sulle strade di Northumberland e Landsdowne Sua Eccellenza restituì puntualmente il saluto ai rari passanti di sesso maschile, il saluto a due scolaretti al cancello del giardino della casa che si dice la defunta regina avesse ammirato quando visitò la capitale dell'Irlanda con suo marito, il principe consorte, nel 1849, e il saluto ai robusti pantaloni di Almidano Artifoni inghiottiti da una porta che si chiudeva.


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