09

ULISSE
di
James Joyce


Traduzione di Giulio De Angelis


versione originale inglese e note


***


9° episodio SCILLA E CARIDDI

lavori in corso sulle note, quelle presenti per ora rimandano a Joyce Project


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Cortese per consolarli, il bibliotecario quacchero mormorò:
- E abbiamo, nevvero, quelle impagabili pagine del Wilhelm Meister. Un grande poeta che parla di un grande poeta fratello. Un'anima esitante che prende le armi contro un mare di guai, dilaniata da un conflitto di dubbi, come si vede nella vita reale.
Piroettò avanti di un passo su scricchiolante vacchetta e di un passo indietro piroettò sul solenne impiantito.
Un tacito inserviente, aprendo la porta appena appena, gli fece un tacito cenno.
- Immediatamente, disse, scricchiolando sulle mosse di andare, benché indugiando. Il bel sognatore inefficiente che s'infrange contro la dura realtà. Si avverte sempre che i giudizi di Goethe sono così esatti. Esatti come analisi generale.
Biscricchiolante analisi, uscì a passo di corrente. Calvo, zelantissimo prestò vicino alla porta vasto orecchio tutto alle parole dell'inserviente: le sentì: e scomparve.
Due rimasti.
- Monsieur de la Palisse, ghignò Stephen, era vivo un quarto d'ora prima di morire.
- Ha trovato quei sei prodi studenti in medicina, chiese John Eglinton con una bile da anziano, per dettar loro il Paradiso Perduto? I dolori di Satana lo chiama.
Sorridi. Sorridi il sorriso di Cranly.

Prima la pizzicò
E poi la palpeggiò
Poi le passò il catetere
Perché studia da medico
Quel matto di medi...

- Mi pare che ce ne vorrebbe un altro per l'Amleto. Il sette è caro agli spiriti mistici. I fulgidi sette, li chiama W. B.
Occhirutilo, il suo cranio fulvo vicino alla lampada incappucciata di verde cercava il viso barbuto in mezzo all'ombra più verdecupa, un dotto bardo, occhi-di-santo. Rise basso: la risata di un borsista di Trinity: senza risposta.

Satana l'orchestrale piangea più d'una spanna
lacrime quali ne versa un angelo soltanto.
Ed egli avea del cul fatto trombetta.

Tiene le mie follie in ostaggio.
Gli undici fedeli di Wicklow, uomini di Cranly per liberare la loro terra avita. Kathleen la sdentata, i suoi quattro bei campi verdi, lo straniero in casa sua. E un altro ancora per salutarlo: ave, rabbi. I dodici di Tinahely. Nell'ombra della vallata tuba per loro. Gli ho dato la giovinezza dell'anima mia, notte per notte. Buona ventura. Buona caccia.
Mulligan ha il mio telegramma.
Follia. Insistere.
- I nostri giovani bardi irlandesi, John Eglinton censoriamente proseguì, devono ancora creare una figura che il mondo possa mettere accanto all'Amleto del sassone Shakespeare, per quanto io l'ammiri, come il vecchio Ben, senza idolatrarlo.
- Tutte queste questioni sono puramente accademiche, oracoleggiò Russell dalla sua ombra. Voglio dire se Amleto sia Shakespeare o Giacomo I o Essex. Discussioni di reverendi sulla storicità di Gesù. L'arte deve rivelarci idee, essenze spirituali senza forma. La domanda suprema circa un'opera d'arte è da quali profondità vitali essa scaturisca. La pittura di Gustave Moreau è una pittura di idee. La poesia più profonda di Shelley, le parole di Amleto mettono il nostro spirito in contatto con la saggezza eterna, il mondo delle idee di Platone. Tutto il resto è speculazione di scolaretti per scolaretti.
A. E. ha parlato con qualche intervistatore americano. Bene, che il diavolo mi porti!
- Gli scolastici furon dapprima degli scolaretti, disse Stephen supercortesemente. Aristotele fu un tempo scolaro di Platone.
- E tale è rimasto, si spera, disse John Eglinton compostamente. Par di vederlo, scolaro modello col suo diploma sotto il braccio.
Rise di nuovo verso il viso barbuto ora sorridente.
Spirituale senza forma. Padre, Verbo e Alito Santo. Padre universale, l'uomo celeste. Hiesos Kristos, mago del bello, Logos che soffre in noi in ogni momento. Questo in verità è quello. Sono il fuoco sull'altare. Sono il burro del sacrificio.
Dunlop, Judge, il più nobile fra i nobili romani, A. E., Arvale, Nome Ineffabile, che in cielo si chiama, K. H, loro maestro, la cui identità non è un segreto per gli adepti. Fratelli della grande loggia bianca sempre attenti all'occasione di dare qualche aiuto. Il Cristo con la sposa sorella, umidore di luce, nato da una vergine pregna d'anima, sophia pentita, dipartita verso il piano del buddhi. La vita esoterica non è per una persona comune. La P. C. deve liberarsi per prima cosa del cattivo karma. Mrs Cooper Oakley intravide una volta il principio spirituale della nostra illustre sorella H. P. B.
Vergogna! Ohibò! Pfuiteufel! Mica si deve guardare, signora mia, quando una signora fa vedere i suoi spirituali.
Mr Best entrò, alto, giovane, mite, lieve. Portava in mano, graziosamente, un taccuino, nuovo, grande, pulito, lustro.
- Quello scolaro modello, disse Stephen, avrebbe giudicato i pensamenti di Amleto sulla vita futura della sua, anima principesca un monologo inverosimile, insignificante e antidrammatico, vacuo come quelli di Platone.
John Eglinton, accigliato, disse, adirandosi:
- In fede mia mi ribolle il sangue a sentire paragonare Aristotele a Platone.
- Chi dei due, chiese Stephen, mi avrebbe bandito dalla sua repubblica?
Sfodera le tue definizioni taglienti come pugnali. La cavallinità è la quiddità di tutti i cavalli. Flussi di tendenza ed eoni essi adorano. Dio: rumore per la strada: molto peripatetico. Spazio: tutto quell'accidente che non puoi fare a meno di vedere. Attraverso spazi più piccoli dei globuli rossi del sangue umano striscianostrusciano dietro le chiappe di Blake nell'eternità di cui questo mondo vegetale non è altro che un'ombra. Tienti allora, al qui attraverso i quali tutto il futuro sprofonda nel passato.
Mr Best si fece avanti, amichevole, verso il collega.
- Haines se n'è andato, disse.
- Ah, sì?
- Gli ho fatto vedere il libro di Jubainville. Entusiasmato, sapete, dai Canti d'amore del Connacht di Hyde. Non sono riuscito a portarlo qui a sentir la discussione. È andato da Gill a comperarlo.

Vanne, mio libriccino, vanne svelto
A salutare il pubblico retrivo.
Scritto tu fosti, inver contro mia voglia,
In anglica favella disamena.

- Il fumo di torba gli dà alla testa, opinò John Eglinton.
- La gente non sa quanto possano essere pericolosi i canti d'amore, avvertì occultamente l'uovo aurico di Russell. I movimenti che operano le rivoluzioni nel mondo nascono dai sogni e dalle visioni nel cuore di un contadino sui pendii delle colline. Per loro la terra non è un terreno da sfruttare bensì la madre vivente. L'aria rarefatta dell'accademia e dell'arena producono il romanzo da sei scellini, la canzonetta da varietà. La Francia produce il più bel fiore della corruzione in Mallarmé ma la vita desiderabile è rivelata solo ai semplici di cuore, la vita dei Feaci di Omero.
Da queste parole, Mr Best volse verso Stephen un viso inoffensivo.
- Mallarmé, sapete, disse, ha scritto quei meravigliosi poemi in prosa che Stephen MacKenna mi leggeva a Parigi. Quello su Amleto. Dice: il se promène, lisant au livre de lui-même, sapete, leggendo il libro di se stesso. Descrive l'Amleto dato in una città francese, sapete, una città di provincia. Lo annunciavano.
La sua mano libera graziosamente tracciò piccoli segni in aria.

Hamlet
ou
Le Distrait
Pièce de Shakespeare

Ripeté al neocipiglio di John Eglinton:
- Pièce de Shakespeare, sapete. È così francese. Il punto di vista francese. Hamlet ou...
- Il mendicante distratto, terminò Stephen.
John Eglinton rise.
- Sì, probabilmente, disse. Bravissima gente, non c'è dubbio, ma penosamente miopi per certe cose. 
- Un carnefice dell'anima lo chiamò Robert Greene, disse Stephen. Non per niente era figlio di un macellaio che maneggiava la pesante mannaia e si sputava sulle mani. Nove vite vengono tolte per quell'unica di suo padre, Padre nostro che sei in Purgatorio. Gli Amleti in kaki non esitano a sparare. Il macello grondante sangue del quinto atto è un presentimento del campo di concentramento cantato da Mr Swinburne.
Cranly, io, suo muto attendente, seguendo le battaglie da lontano.

Madri e lattonzi di mortal nemici
Cui noi soltanto s'era fatta grazia…

Tra il sorriso sassone e il latrato americano. L'incudine e il martello.
- Vuol sostenere che l'Amleto è una storia di spettri, disse John Eglinton per uso e consumo di Mr Best. Come il ragazzo grasso di Pickwick, vuol farci venire la pelle d'oca.

Odi! Odi! Odi!

La mia pelle la ode: facendosi d'oca ode.

Se mai tu…

- Cos'è uno spettro? disse Stephen con vibrante energia. Uno che è svanito nell'impalpabilità per morte, per assenza, per trasformazione di modi. La Londra elisabettiana era lontana da Stratford quanto la corrotta Parigi lo è dalla vergine Dublino. Chi è lo spettro proveniente dal limbo patrum, di ritorno nel mondo che lo ha dimenticato? Chi è il re Amleto?
John Eglinton spostò l'esile corpo all'indietro per giudicare.
Sollevato.
- È a quest'ora in una giornata di mezzo giugno, disse Stephen, richiedendo con una rapida occhiata la loro attenzione. La bandiera è issata sul teatro lungo il Tamigi. L'orso Sackerson ruglia nell'arena accanto, il giardino di Paride. I lupi di mare che hanno seguito Drake masticano salsicce tra gli spettatori della platea.
Colore locale. Ficcaci dentro tutto quello che sai. Rendili tuoi complici.
- Shakespeare ha lasciato la casa dell'ugonotto in Silver street e passeggia vicino ai recinti dei cigni lungo il fiume. Ma non si ferma a dar da mangiare alla madre che spinge i suoi piccoli verso i giunchi. Il cigno dell'Avon ha ben altri pensieri.
Composizione di luogo. Ignazio di Loyola corri in mio aiuto!
- Il dramma ha inizio. Un attore spunta nell'ombra, ravvolto nella cotta smessa di un damerino di corte, un uomo ben piantato con voce di basso. È lo spettro, il re, re ma non re, e l'attore è Shakespeare che ha studiato l'Amleto per tutti gli anni di sua vita che non furono vanità per recitare proprio la parte del fantasma. Parla a Burbage, il giovane attore che gli sta davanti, al di là delle bende funebri, chiamandolo per nome:

Amleto, io sono lo spirito di tuo padre

ordinandogli di ascoltare. A un figlio egli parla, il figlio dell'anima sua, il principe, il giovane Amleto e al figlio del suo corpo, Hamnet Shakespeare, che è morto a Stratford affinché il suo omonimo potesse vivere per sempre.
- È possibile che quell'attore Shakespeare, spettro per assenza, e in veste del sepolto signore di Danimarca, spettro per morte, che diceva le sue parole al nome del Proprio figlio (se Hamnet Shakespeare fosse vissuto sarebbe stato il gemello del principe Amleto) è possibile, vorrei sapere, o probabile che egli non traesse o prevedesse la conclusione logica di quelle premesse: tu sei il figlio spodestato: io sono il padre assassinato: tua madre è la regina colpevole. Ann Shakespeare, nata Hathaway?
- Questo ficcare il naso nella vita intima di un grand'uomo, cominciò Russell impazientemente.
Sei là, soldino buono?
- Interessa solo un impiegato dell'anagrafe. Dico, abbiamo i drammi. Dico quando leggiamo la poesia di Re Lear che ce ne importa di come è vissuto il poeta? Quanto a vivere, i nostri servi possono farlo per conto nostro, ha detto Villiers de l'Isle. Sempre a ficcare il naso, a frugare fra i pettegolezzi di retroscena di quel tempo, quel che il poeta beveva, i suoi debiti. Abbiamo Re Lear: ed è immortale.
Il viso di Mr Best interrogato consentì.

O Mananaan MacLir...

Orsù gaglioffo, e quella sterlina che ti prestò quando avevi fame?
Affediddio, ne avevo bisogno.
Togli questo doblone.
Vanne! Ne spendesti la maggior parte nel letto di Georgina Johnson, la figlia di un ecclesiastico. Agenbite of inwit.
Intendi restituirlo?
Oh, sì.
Quando? Ora?
Eh... no.
E quando, allora?
Ho pagato la mia parte, ho pagato la mia parte.
Vacci piano. Egli è delle parti di là dal Boyne. L'angolo di nordest. Tu sei debitore.
Aspetta. Cinque mesi. Tutte le molecole cambiano. Sono un io diverso adesso. Fu un altro io a prendere sterlina.
Via! Via!
Ma io, entelechia, forma delle forme, sono io per virtù di memoria perché sotto forme sempre mutevoli.
Io che ho peccato e pregato e digiunato.
Un bambino che Conmee salvò dalle frustate.
A.E.I.O.U.
- Vuole mettersi contro la tradizione di tre secoli? chiese la voce capziosa di John Eglinton. Per lo meno il fantasma di lei è stato esorcizzato per sempre. È morta, almeno per la letteratura, ancora prima di esser nata.
- È morta, ribatté Stephen, sessantasette anni dopo esser nata. Lo ha visto entrare e uscire dal mondo. Ricevette le sue prime carezze. Gli diede dei figli e gli mise i soldini sugli occhi per tenergli le palpebre chiuse quando giaceva sul letto di morte.
Letto di morte di mamma. Candele. Lo specchio coperto. Colei che mi mise a questo mondo, giace là, palpebre bronzee, sotto qualche fiore di poco prezzo. Liliata rutilantium.
Piansi solo.
John Eglinton fissò l'intricata luce di lucciola della lampadina.
- Il mondo crede che Shakespeare abbia fatto un errore, disse, e se ne sia cavato fuori al più presto e come meglio poté!
- Balle! disse Stephen villanamente. Un uomo di genio non fa errori. I suoi sono errori voluti e sono portali di scoperta.
Portali di scoperta si aprirono per lasciar passare il bibliotecario quacchero, lieve scricchiolante, calvo, orecchiuto e assiduo.
Una bisbetica, disse bisbeticamente John Eglinton, non è un utile portale di scoperta, mi pare. Quali utili scoperte dovette Socrate a Santippe?
- La dialettica, rispose Stephen. e a sua madre l'arte di far partorire i pensieri. Ciò che imparò dalla sua seconda moglie Myrto (absit nomen!) I'Epipsychidion di Socratididion, nessun uomo, e neppur donna, saprà mai. Ma né il sapere della levatrice né le geremiadi della moglie lo salvarono dagli arconti del Sinn Fein e dalla loro coppa di cicuta.
- Ma Ann Hathaway? disse obliosamente la tranquilla voce di Mr Best. Sì, pare che noi la dimentichiamo come la dimenticò lo stesso Shakespeare.
Il suo sguardo andava dalla barba del pensatore al cranio del capzioso, a ricordare, a rampognarli non senza gentilezza, poi alla zucca calvorosea da lollardo, incolpevole seppur calunniata.
- Aveva il suo soldino di spirito, disse Stephen, e una memoria indefettibile. Portò un ricordo nella bisaccia quando marciò sulla capitale, fischiettando La ragazza lasciata al paese. Anche se il terremoto non lo situasse nel tempo sapremmo dove porre il povero leprotto nella sua tana, l'urlìo dei veltri, le briglie con le borchie e le azzurre finestre di lei. Quel ricordo, Venere e Adone, era nella stanza da letto di ogni fraschetta di Londra. Caterina la bisbetica è forse brutta? Ortensio la chiama giovane e bella. E voi credete che l'autore di Antonio e Cleopatra, un pellegrino appassionato, avesse gli occhi così foderati di prosciutto da scegliere la più brutta puttanella del Warwickshire per andarci a letto insieme? Bene: la lasciò e raggiunse il mondo degli uomini. Ma le sue donne-ragazzo sono le donne di un ragazzo. La loro vita, il pensiero, l'eloquio son presi in prestito da uomini. Scelse forse male? Semmai fu scelto, mi sembra. Se gli altri hanno ciò che vogliono Ann ha una sua maniera. Caspita, la colpa fu di lei. Gli ha messo il cappio, dolce e di ventisei anni. La dea dagli occhi grigi che si curva sul giovincello Adone, umiliandosi per conquistare, come prologo all'azione pregnante, è una sfacciata fraschetta di Stratford che rotola in un campo di grano un amante più giovane di lei.
E il mio turno? A quando?
Vieni !
- Campo di segala, disse Mr Best vivacemente, lietamente, alzando il suo nuovo libro, lietamente vivacemente.
Mormorò poi con biondo piacere per tutti:

- Fra la distesa della segala
Si giacevan quei vaghi contadini.

Paride: il compiacente compiaciuto.

                                                  Lettura ad alta voce 2

Una figura alta con un vestito di lana villosa tessuta a mano si levò dall'ombra e svelò il suo oriolo cooperativo.
- Credo che mi aspettino al Homestead.
Dove ten vai? Terreno sfruttabile.
- Se ne va? chiesero le attive sopracciglia di John Eglinton. Ci si vede da Moore, stasera? Viene Piper.
- Piper, pifferò Mr Best. Piper anche campa?
Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa.
- Non so se potrò.  È giovedì. Abbiamo il nostro raduno. Se posso venir via in tempo.
Scatola a sorpresa del babauioghi nelle stanze di Dawson. Iside disvelata. Quel loro libro Pali che cercammo di dare al monte di pietà. A gambe incrociate sotto l'ombra dell'ombrellone troneggia il Logos azteco, funzionante sui piani astrali, la loro superanima, mahamahatma. I fedeli ermetisti attendono la luce, maturi per chela, anello a lui dintorno. Louis H. Victory. T. Caulfield Irwin. Le signore del loto si offrono ai loro occhi, con le ghiandole pineali incandescenti. Pieno del suo dio troneggia, Buddha sotto il banano. Vorticatore di anime, travolgitore. Animi, anime, armenti di anime. Travolti in dogliosi lagni, in vortice avvolti, vorticosi, si lagnano.

In quintessenzial volgaritade
Per anni ed anni un femminile spirto
In quest'urna di carne ebbe dimora.

- Si dice che avremo una sorpresa letteraria, disse il bibliotecario quacchero, amichevole e serio. Mr Russell, secondo le voci, sta mettendo insieme un mannello di versi dei nostri giovani poeti. Siamo tutti ansiosamente in attesa.
Ansiosamente guardò nel cono di luce in cui tre visi, illuminati, brillavano.
Guarda questo. Ricorda.
Stephen dette un'occhiata all'ampio cappello acefalo, infilato nel manico della canna di frassino, sulle sue ginocchia. Il mio casco e la mia spada. Tocca lievemente con i due indici. L'esperimento di Aristotele. Uno o due? La necessità è ciò in virtù di cui è impossibile che una cosa sia un'altra. Argal, un cappello è un cappello.
Ascolta.
Il giovane Colum e Starkey. George Roberts si occupa della parte commerciale. Longworth gli batterà la gran cassa sull'Express. Ma lo farà poi? Mi è piaciuto Drover di Colum. Sì, credo che abbia quella strana cosa che si chiama genio. Credete che abbia veramente del genio? Yeats ammirava quel suo verso: Come in terra selvaggia un vaso greco. Lo ammirava poi davvero? Spero che potrete venire stasera. Viene anche Malachi Mulligan. Moore gli ha chiesto di portare Haines. Avete sentito la barzelletta di Miss Mitchell su Moore e Martyn? Che Moore è la cavallina corsa da Martyn? Azzeccata, non è vero? Fanno pensare a Don Chisciotte e Sancio Panza. La nostra epopea nazionale è ancora da scrivere, dice il dottor Sigerson. Moore è l'uomo che ci vuole. Un cavaliere dalla triste figura qui a Dublino. Col gonnellino color zafferano? O'Neill Russell? Ah, sì, dovrà parlare la grande vecchia lingua. E la sua Dulcinea? James Stephens fa dei bei bozzetti. Stiamo diventando importanti, sembra.
Cordelia. Cordoglio. La più sola tra le figlie di Lir.
Con le spalle al muro. Ora la tua migliore patina francese.
- Grazie infinite, Mr Russell, disse Stephen, alzandosi. Se vuole essere così gentile da dare la lettera a Mr Norman...
- Sì, certo. Se la considera importante, la stamperà. Abbiamo tanta corrispondenza.
- Capisco, disse Stephen. Grazie.
Dio ti renda merito. Il giornale dei porci. Bazzicabovi.
Synge mi ha anche promesso un articolo per Dana. Stiamo per essere letti? Prevedo di sì. La lega gaelica vuole qualcosa in Irlandese. Spero che farete una capatina stasera. Portate Starkey.
Stephen sedette.
Il bibliotecario quacchero si staccò da quelli che prendevano congedo. Imporporandosi la sua maschera disse:
- Mr Dedalus, le sue opinioni sono estremamente illuminanti.
Scricchiolò su e giù in punta di piedi, avvicinandosi al cielo di uno zoccolo, e, coperto dal rumore degli uscenti, disse piano:
- La sua opinione, allora, è che essa non fu fedele al poeta?
Un viso sgomento m'interroga. Perché è venuto? Cortesia o luce interiore?
- Dove c'è una riconciliazione, disse Stephen, ci deve essere stata prima una rottura.
- Già.
Volpe-cristo in brache di cuoio, nascosto, un fuggiasco tra i rami di un albero rinsecchito davanti alla canea. Non conosce volpi femmine, cammina solo in mezzo ai cacciatori. Donne che conquistò, persone di cuore tenero, una meretrice di Babilonia, mogli di giudici, spose di rozzi tavernieri. La volpe e le oche. E alla casa di New Place un corpo avvizzito e disonorato che una volta era avvenente, bello e fresco come il cinnamomo, ora invece le cadono le foglie, tutte, ed è nuda, nel terrore dell'angusta fossa e imperdonata.
- Già. Allora lei crede...
La porta si chiuse dietro all'uscente.
La quiete possedette d'un tratto la discreta cella a volta, quiete di un'atmosfera calda e meditativa.
Una lampada di vestale.
Qui egli pondera su cose che non furono: ciò che Cesare vivo sarebbe giunto a fare se avesse creduto all'indovino; ciò che avrebbe potuto essere; possibilità del possibile come possibile: cose non note: che nome aveva Achille quando viveva tra le donne.
Pensieri chiusi in bare attorno a me, in casse da mummie, imbalsamati con aromi di parole. Thoth, dio delle biblioteche, un diouccello, l'unicoronato. E io sentii la voce di quel gran sacerdote egiziano. In camere dipinte piene di libri di laterizio.
Sono immobili. Una volta vivi nei cervelli degli uomini. Immobili: ma un prurito di morte è in loro, di mormorarmi all'orecchio un racconto zuccheroso, spingermi a realizzare le loro voglie.
- Certamente, meditava John Eglinton, tra tutti i grandi uomini, è il più enigmatico. Non sappiamo altro se non che ha vissuto e sofferto. Neppure tanto. Altri sono scettici. Un'ombra si stende su tutto il resto.
- Ma l'Amleto è tanto personale, non è vero? piatì Mr Best. Voglio dire una specie di documento privato, sapete, della sua vita privata. Voglio dire che non m'importa un fico secco, sapete, di chi è ucciso o di chi sia colpevole...
Posò un libro innocente sull'orlo del banco, sorridendo con aria di sfida. I suoi documenti privati nell'originale. Ta an bad ar an tir. Taim in mo shagart. Mettici un po' d’inglese, John-bullino.
E dice Johnbullino Eglinton:
- Dopo quello che ci ha detto Malachi Mulligan ero preparato a dei paradossi, ma l'avverto subito che se vuole scuotere la mia fede che Shakespeare sia Amleto, avrà un compito duro davanti a lei.
Siate pazienti con me.
Stephen resistette al tosco di occhi increduli, balenanti crudelmente sotto ciglia aggrondate. Un basilisco. E quando vede l'uomo l'attosca. Messer Brunetto, grazie del suggerimento.
- Come noi, oppure la madre Dana, intessiamo e disintessiamo i nostri corpi, disse Stephen, di giorno in giorno, le loro molecole su e giù come una spola, così l'artista intesse e disintesse la sua immagine. E come il neo sulla mia mammella destra è dove era quando son nato, benché il mio corpo sia stato intessuto di materiale nuovo a più riprese, così attraverso lo spettro del padre inquieto fa capolino l'immagine del figlio non vivente. Nell'istante intenso dell'immaginazione, quando lo spirito, dice Shelley, è un carbone vicino a spegnersi, ciò che io ero è ciò che io sono e ciò che in potenza potrò divenire. Così nel futuro, fratello del passato, io posso vedermi quale siedo qui ora solamente per il riflesso di ciò che allora sarò.
Drummond of Hawthornden ti ha aiutato a questo passo.
- Sì, disse giovanilmente Mr Best, io Amleto lo sento senz'altro come un giovane. L'amarezza gli potrebbe venire dal padre, ma i brani di Ofelia sono sicuramente del figlio.
Che cantonata. Egli è in mio padre. Io sono in suo figlio.
- Quel neo è l'ultimo andarsene, disse Stephen, ridendo.
John Eglinton fece una smorfia per niente gradevole.
- Se questo fosse il segno del genio, disse, di geni sarebbe saturo il mercato. Nei drammi degli ultimi anni di Shakespeare, che Renan ammirava tanto, spira un altro spirito.
- Lo spirito di riconciliazione, spirò il bibliotecario quacchero.
- Non può esservi riconciliazione, disse Stephen se non c'è stata una rottura.
Già detto.
- Se volete sapere quali siano gli avvenimenti che hanno gettato la loro ombra sull'inferno del tempo di Re Lear, Otello, Amleto, Troilo e Cressida, cercate di vedere come e quando quell'ombra si dissipi. Che cosa ammansisce il cuore di un uomo, naufrago in turbine diro, Misero Ulisse novello, Pericle, prence di Tiro?
Testa, cappuccio rosso a cono, sballottato, accecato di salsedine.
- Un'infante, una bambina deposta tra le sue braccia, Marina.
- La propensione dei sofisti per i viottoli degli apocrifi è una quantità costante, scoprì John Eglinton. Le strade maestre sono monotone ma portano alla città.
Buon Bacon: ammuffito. Shakespeare come cavallina da corsa di Bacon. I giocolieri enigmisti vanno per le strade maestre. Cercatori nella grande esplorazione. Che città, messeri? Mascherati nei nomi. A. E. Eone: Magee, John Eglinton. A oriente del sole, a occidente della luna: Tir na n-og. Calzati amendue e col bordone.

Quante miglia per Dublino?
Settanta, mio signore.
Ci saremo all'imbrunire?

- Mr Brandes lo considera, disse Stephen, il primo dramma della fase conclusiva.
- Davvero? E che ne dice Mr Sidney Lee, o Mr Simon Lazarus, come molti asseverano si chiami?
- Marina, disse Stephen, figlia della tempesta, Miranda, una meraviglia, Perdita, colei che fu perduta. Ciò che fu perduto gli vien reso: la bambina di sua figlia. La mia diletta moglie, dice Pericle,. Si era come questa fanciulla. Si può amare la figlia, se non si è amata la madre?
- L'arte di essere nonno, Mr Best prese a mormorare: L'art d'être grand...
- Non vedrà rinata in lei, con il ricordo aggiunto della propria gioventù, un'altra immagine?
- Sai di che cosa stai parlando? L'amore, sì. La parola nota a tutti gli uomini. Amor vero aliquid alicui bonum vult unde et ea quae concupiscimus. 
- La propria immagine per un uomo che abbia quella strana cosa che è il genio è la misura di ogni esperienza, materiale e morale. Un simile richiamo lo commuoverà. Le immagini di altri maschi del suo sangue lo respingeranno. Vedrà in essi grotteschi tentativi della natura di predire o ripetere lui.
La benigna fronte del bibliotecario quacchero si accese roseamente di speranza.
- Spero che Mr Dedalus svilupperà la sua teoria per illuminare il pubblico. E dovremmo menzionare un altro commentatore irlandese, Mr George Bernard Shaw. Né dovremmo dimenticare Mr Frank Harris. I suoi articoli su Shakespeare nella Saturday Review erano senza dubbio brillanti. Curiosamente anch'egli ci dipinge una infelice relazione con la dama bruna dei sonetti. Il rivale favorito è William Herbert, conte di Pembroke. Confesso che se il poeta dovesse essere respinto, questa ripulsa sembrerebbe più in armonia con - come dire? - con la nostra nozione di ciò che non avrebbe dovuto essere.
Felicemente smise e chinò una mite testa tra loro, un uovo d'alce, premio alla loro rissa.
Le dà del tu solenne, con gravi parole maritali. Ami tu dunque, Miriam? Ami tu il tuo sposo?
- Può anche essere, disse Stephen. C'è un detto di Goethe che Mr Magee ama citare. Guardati da ciò che desideri in gioventù perché l'otterrai nella maturità. Perché manda da una che è una buonaroba, una cavallina su cui tutti montano, una dama d'onore dalla giovinezza scandalosa, un signorotto a far la corte in vece sua? Lui era un signore della lingua e aveva fatto di sé un paggio gentiluomo e aveva scritto Romeo e Giulietta. Perché? La fede in se stesso è stata prematuramente uccisa. E stato sopraffatto dapprima in un campo di grano, (di segala, direi) e non potrà più essere vittorioso di fronte a se stesso, né giocare vittoriosamente a metti e leva. Un dongiovannismo ostentato non lo salverà mai. Nessun ulteriore disfacimento disfarà una prima disfatta. La zanna del cinghiale lo ha ferito dove amor giace sanguinante. Se anche la bisbetica ha la peggio pur le rimane l'invisibile arma della donna. C'è, lo sento nelle sue parole, qualche stimolo della carne che lo spinge a una nuova passione, un'ombra più scura della prima, che oscura anche la sua comprensione di se stesso. Un simile fato lo attende e le due furie si fondono in un gorgo.
Ascoltano. E nei padiglioni de' loro orecchi io verso.
- L'anima è stata dapprima colpita a morte, un veleno versato nel padiglione di un orecchio dormente. Ma quei che sono ancisi nel sonno non possono sapere come sono spenti a meno che il Creatore non doti le anime loro di tal conoscenza nella vita avvenire. L'avvelenamento e la bestia con due dorsi che ne fu causa, lo spettro del re Amleto certo non poteva conoscerli se non fosse stato dotato di conoscenza dal suo creatore. È questa la ragione per cui il discorso (la sua anglica favella disamena) è sempre rivolto altrove, all'indietro. Violentatore e violentato, quel ch'ei voleva e non voleva, va con lui dai globi eburnei di Lucrezia cerchiati d'azzurro al petto di Imogene, nudo, con il suo neo dalle cinque macchie. Egli torna indietro, stanco della creazione che ha innalzato per nascondere sé a se stesso, vecchio cane che lecca una vecchia piaga. Ma, poiché la perdita è il suo guadagno, egli passa all'eternità con una personalità per nulla sminuita, senza aver niente appreso dalla saggezza che egli ha scritta o dalle leggi che egli ha rivelate. La sua visiera è alzata. È uno spettro, ora, un'ombra, il vento tra le rocce di Elsinore o quel che vi garba, la voce del mare, una voce udita solo nel cuore di colui che è la sostanza della sua ombra, il figlio consustanziale con il padre.
- Amen! si fece eco dalla soglia.


- M'hai tu trovato, O mio nemico?
Entr'acte.
Volto irriverente, cupo come quello di un decano, Buck Mulligan si fece allora avanti gaio in veste variopinta, verso il saluto dei loro sorrisi. Il mio telegramma.
- Stavi parlando del vertebrato gassoso, se non erro? chiese a Stephen.
Panciotto color primula salutò allegramente col suo panama in aria come con un bastone da giullare.
A lui danno il benvenuto. Was Du verlachst wirst Du noch dienen.
Genia di irrisori: Fozio, pseudomalachia, Johann Most.
Colui Che generò Se Stesso, mediatore lo Spirito Santo, ed Egli stesso mandò Se stesso, Riscattatore, tra Se stesso e gli altri, Che, insultato dai Suoi demoni, denudato e flagellato, fu inchiodato come pipistrello a porta di granaio, affamato sulla crocetta, Che Si lasciò seppellire, risorse, violò l'inferno, volò al cielo ed ivi da diciannove secoli è assiso alla man dritta di Se Stesso ma verrà nell'ultimo giorno a giudicare i vivi e i morti quando tutti i vivi saranno ormai morti.

Egli alza le mani. I veli cadono. O fiori! Campane e campane e campane in coro.
- Sì, certo, disse il bibliotecario quacchero. Una discussione assai istruttiva. Mr Mulligan, ci scommetterei, ha anche lui la sua teoria sul dramma e su Shakespeare. Tutti i lati della vita dovrebbero esser rappresentati.
Sorrise in tutte le direzioni equamente.
Buck Mulligan pensò, imbarazzato:
- Shakespeare? disse. Mi par d'averlo sentito nominare.
Un fugace sorriso solare gli s'irradiò sulle fattezze rilassate.
- Ma si, disse, ricordando brillantemente. Quel tipo che scrive come quel tipo che scrive come Synge.
Mr Best si voltò verso di lui:
- Haines la cercava, disse. Lo ha incontrato? La aspetta dopo al D. B. C. È andato da Gill a comprare i Canti d'amore del Connacht di Hyde.
- Sono passato dal museo, disse Buck Mulligan. Era qui?
- I conterranei del bardo, rispose John Eglinton, sono forse piuttosto stanchi del nostro brillantissimo teorizzare. Mi dicono che un'attrice ha recitato Amleto per la quattrocentottava volta ieri sera a Dublino. Vining sosteneva che il principe era una donna. Nessuno ha ma visto in lui un Irlandese? Il giudice Barton credo, sta cercando indizi. Giura (Sua Altezza, non Sua Signoria) per san Patrizio.
- Il più brillante di tutti è quel racconto di Wilde, disse Best, alzando il suo brillante taccuino. Quel Ritratto di W. H. dove prova che i sonetti furono scritti da un certo Willie Hughes, uomo di tutti i colori.
- Per Willie Hughes, nevvero? chiese il bibliotecario quacchero.
O Hughie Wills, Mr William Himself: se stesso. W. H.: chi sono io?
- Voglio dire, per Willie Hughes, disse Mr Best, emendando la sua glossa con eleganza. Naturalmente è tutto un paradosso, sapete, Hughes e hews e hues, i colori, ma è tipico il modo in cui lo sviluppa. È proprio l'essenza di Wilde, sapete. Il tocco lieve.
Il suo sguardo toccò i loro volti lievemente nel sorridere, biondo efebo. Essenza addomesticata di Wilde.
Sei maledettamente spiritoso. Tre dramme di whisky ti sei bevuto coi ducati di Dan Deasy.
Quanto ho speso? Oh, pochi scellini.
Per una manica di giornalisti. Umore umido e secco.
Spirito. Daresti i tuoi cinque spiriti per l'orgogliosa livrea della gioventù di cui egli fa pompa. Lineamenti del desiderio soddisfatto.
Altri ancora ve n'ha. Prendila per me. Al tempo dell'accoppiamento. Giove, manda loro una fresca stagione di fregola. Sì, tubaci insieme.
Eva. Nudo peccato del ventre di frumento. Un serpe l'avvinghia, zanna nel suo bacio.
- Credete sia solo un paradosso? stava chiedendo il bibliotecario quacchero. L'irrisore non è mai preso sul serio quando fa più sul serio.
Parlarono seriamente della serietà dell'irrisore.
 Il viso tornato pesante di Buck Mulligan sbirciò Stephen un attimo. Poi, facendo ondeggiare la testa, si avvicinò, tirò fuori di tasca un telegramma piegato. Le sue labbra mobili leggevano, sorridendo con rinnovato piacere.
- Telegramma! disse. Meravigliosa ispirazione! Telegramma! Una bolla papale!
Sedette sull'angolo del banco non illuminato, leggendo gaiamente ad alta voce:
- Il sentimentale è colui che vorrebbe godere senza addossarsi l'immensa responsabilità della cosa fatta. Firmato: Dedalus. Da dove l'hai varato? Dal casino? No, dal College Green. Ti sei bevuto le quattro sterline? La zia si rivolgerà al tuo padre non sustanziale. Telegramma! Malachi Mulligan, The Ship, Abbey street inferiore. Oh, impareggiabile mimo! Oh, Pretificato istrione!
Gaiamente cacciò dispaccio e busta in una tasca ma piagnucolò in querulo dialetto:
- È quel che vi dico, signorino bello, si aveva lo stomaco sottosopra, Haines e io, e lui l'ha mandato in quel frattempo.
Si sospirava per un po' po' di pozione da destare un frate, dico io, e lui tutto mencio per la sgrufolata. E noi un'ora e due e tre da Connery, seduti per benino ad aspettare una pinta a testa.
Gemette:
- E noi si stava là, carino, e voi ci mandavate le vostre conglomerazioni e noi a stare con un metro di lingua fuori come chierici in secca che si sveniva per una bevutina.
Stephen rise.
Lestamente, con aria d'ammonimento, Buck Mulligan si chinò:
- Quel vagabondo di Synge ti sta cercando, disse, per assassinarti. Gli han detto che hai pisciato sulla soglia di casa sua a Glasthule. È in giro in pantofole per assassinarti.
- Me! esclamò Stephen. Questo è stato il contributo tuo alla letteratura.
Buck Mulligan gaudiosamente si curvò indietro, ridendo allo scuro soffitto origliante.
- Assassinarti! Rise.
Dura faccia di mascherone che guerreggiava contro di me al di sopra del nostro piatto di trippa pasticciata in rue Saint-André-des-Arts. In parole di parole per parole, palabras. Oisin con Patrizio. L'uomo fauno che egli incontrò nei boschi di Clamart, e brandiva una bottiglia di vino. C'est vendredi saint! Irlandesi assassini! La sua immagine, vagando, incontrò. Io la mia. Ho incontrato un folle nella foresta.
- Mr Lyster, disse un inserviente dalla porta semiaperta.
- ...in cui ognuno può trovare quel che vuole. Così il signor giudice Madden nel suo Diario di Mastro William Silence ha trovato i termini di caccia... Sì? Che c'è?
- C'è là uno, signore, disse l'inserviente, venendo avanti e porgendo un biglietto. Del Freeman. Vuol vedere la collezione del Kilkenny People dell'anno scorso.
- Certo, certo, certo. Questo signore...?
Prese l'ansioso biglietto, guardò, non vide, posò, non guardò, mirò, chiese, scricchiolò, chiese:
- È forse?... Ah, eccomi!
Piroettando una gagliarda se ne uscì fuori. Nel corridoio acceso di luce parlò con volubili folate di zelo, com'era suo dovere, assai equanime, assai gentile, cappello da quacchero assai onorevole.
- Questo signore? Freemans Journal? Kilkenny People? Ma certo. Buon giorno, signore. Kilkenny... L'abbiamo sicuramente...
Una figura paziente aspettava, ascoltando.
- Tutti i maggiori giornali provinciali... Northern Whig, Cork Examiner, Enniscorthy Guardian, l'anno scorso, 1903 ... Da questa parte, prego... Evans, conducete il signore... Se vuole seguire l'inser... O mi permetta di... Da questa parte... Prego, signore...
Chiacchierone, zelante, fece strada verso tutti i giornali provinciali, seguito alle calcagna frettolose da una scura figura inchinata.
La porta si chiuse.
- Il giudeo! gridò Buck Mulligan.
Saltò su e ghermì il biglietto da visita.
- Come si chiama? Mosè Levi? Bloom.
Continuò come mitraglia.
- Gehova, esattore di prepuzi, non è più. L'ho trovato al museo mentre andavo a salutare Afrodite nata dalla spuma. La bocca greca che non si è mai contorta nella preghiera. Ogni giorno dobbiamo renderle omaggio. O vita della vita, le tue labbra infiammano.
D'un tratto si voltò verso Stephen:
- Lui ti conosce. Conosce il tuo vecchio. Oh, che paura che sia più greco dei greci. I suoi pallidi occhi di Galileo le si posavano sul solco mesiale. Venere Callipigia. Oh, il rombo di quei lombi! Il dio inseguendo la fanciulla ascosa!
- Vorremmo sentire ancora, decise John Eglinton, con l'approvazione di Mr Best. Cominciamo a interessarci della Signora S. Finora avevamo pensato a lei, se pur era mai accaduto, come a una paziente Griselda, una Penelope tutta casa.
- Antistene allievo di Gorgia, disse Stephen, tolse la palma della bellezza alla gallinella del Sire Menelao, Elena argiva, la lignea cavalla di Troia in cui dormirono una ventina di eroi, e la diede alla povera Penelope. Vent'anni visse a Londra e, per una parte di quel tempo, percepì uno stipendio pari a quello del Lord Cancelliere d'Irlanda. La sua vita fu ricca. La sua arte, più che l'arte del feudalesimo, come l'ha chiamata Walt Whitman, è l'arte del rigurgito. Pasticci d'aringhe, caraffe verdi di vinsecco, salse al miele, confetture di rose, marzapane, piccioni ripieni, canditi di eringo. Sir Walter Raleigh, quando l'arrestarono, aveva su di sé un mezzo milione di franchi compreso un corsetto fantasia. L'usuraia Elisa Tudor aveva abbastanza biancheria intima da competere con la femmina di Saba. Vent'anni si gingillò tra l'amore coniugale con le sue caste gioie e l'amore puttanesco e i suoi turpi piaceri. Conoscete benissimo l'aneddoto di Manningham sulla moglie del bravo mercante che aveva invitato Dick Burbage al suo letto dopo averlo visto in Riccardo III e come Shakespeare avendo origliato, senza far ulterior rumore per nulla, prese la vacca per le corna e, quando Burbage venne a bussare al portone, rispose di tra le coperte del cappone: Guglielmo il conquistatore è venuto prima di Riccardo III. E l'allegra damina, la signora Fitton, monta e grida Oh, e il suo caro tesoruccio, Lady Penelope Rich, una donna di qualità è adatta ad un attore, e le troiette del lungo fiume, un penny a seduta.
Cours la Reine. Encore vingt sous. Nous ferons de petites cochonneries. Minette? Tu veux?
- Il fiorfiore della bella società. E sir William Davenant di madre oxoniense con la sua coppa di vin delle Canarie per il primo canarino che si presenta.
Buck Mulligan, i pii occhi alzati al cielo, pregava:
- Beata Margherita Maria Tuttigalli!
- E la figlia d'Arrigo dalle sei mogli e altre amiche delle tenute circostanti, come canta Lawn Tennyson, poeta-gentiluomo. Ma tutti questi venti anni che cosa credete facesse la povera Penelope a Stratford dietro le vetrate multifore?
Fai e fai. Cosa fatta. Nel roseto di Gerard, botanico, a Fetter Lane egli passeggia, grigiocastano. Una campanula azzurra come le vene di lei. Palpebre di Giunone, violette. Egli passeggia. Una vita è tutto. Un corpo. Fai. Ma fai. Lontano, in mezzo a un tanfo di lussuria e di bruttura, mani si posano sul candore.
Buck Mulligan batté un colpo secco sul tavolo di John Eglinton.
- Chi sospettate? disse con aria di sfida.
- Poniamo che egli sia l'amante respinto dei sonetti. Non c'è uno senza due, in queste cose. Ma la civetta di corte lo respinse per un lord, l'amore suo diletto.
- Da quel buon inglese che era, voi dite, interloquì John robusto Eglinton, egli amò un lord.
Vecchio muro dove sfrecciano le lucertole come lampi. A Charenton le osservavo.
- Così pare, disse Stephen, quando vuol fare per lui, e per altri singoli ventri non arati, il santo ufficio che uno stalliere fa per lo stallone. Forse, come Socrate, aveva una levatrice per madre come aveva una bisbetica per moglie. Ma lei, l'allegra donnina, non ruppe il voto maritale. Due azioni avvelenano lo spirito dello spettro: un voto violato e uno zotico duro di mente a cui essa ha concesso i suoi favori, fratello del defunto marito. La dolce Anna presumo, era di sangue caldo. Non c'è uno senza due nell'amore.
Stephen si voltò vivacemente sulla sedia.
- Sta a voi e non a me provarlo, disse, accigliato. Se negate che nella quinta scena dell'Amleto egli l'abbia bollata d'infamia, ditemi perché non v'è menzione di lei per tutti i trentaquattro anni passati dal giorno in cui essa lo sposò al giorno in cui lo seppellì. Tutte quelle donne seppellirono i loro uomini: Mary, il suo buon John, Ann, il povero caro William, quando le morì, furioso di andarsene per primo, Joan, i suoi quattro fratelli, Judith, suo marito e tutti i suoi figli, Susan, anche suo marito, mentre la figlia di Susan, Elizabeth, per usar le parole del nonnino, sposò il suo secondo, avendo ucciso il primo.
Oh, sì, si parla di lei. Negli anni in cui egli viveva sontuosamente nella Londra regale lei per pagare un debito dovette farsi prestare quaranta scellini da un pastore di suo padre. Allora spiegatemi. Spiegatemi anche il canto del cigno in cui l'ha consegnata ai posteri.
Affrontò il loro silenzio.

        
        E a lui così Eglinton: L'allusione è al testamento.
Ma ciò fu spiegato, io credo, dai giuristi.
Ma le era dovuto il quarto vedovile
A termini di legge. Le sue nozioni in merito eran vaste
Dicono i nostri giudici.
Satana lo dileggia,
        Irrisore:
Perciò ne omise il nome
Dalla prima stesura ma non omise invece 
doni alla nipote, alle sue figlie,
Alla sorella, ai vecchi amici a Stratford
E a Londra. E perciò quando fu costretto
Come credo, a far di lei menzione
Le lasciò il suo 
Letto
Di seconda scelta.

        Punkt.

Lasciollilsuo
Secondoletto
Sceltaletto
Secascelta
Lascioletto.

Fermo !
- I vaghi contadinelli allora avevano poche suppellettili, osservò John Eglinton, come anche oggi del resto, se i nostri drammi contadini son fedeli alla realtà.
- Era un ricco signorotto di campagna, disse Stephen, con uno stemma nobiliare, terra a Stratford e una casa in Ireland Yard, un azionista capitalista, uomo da proporre leggi al parlamento, esattore di decime. Perché non le ha lasciato il suo letto migliore se voleva che russasse in pace per tutto il resto delle sue notti?
È chiaro che c'eran due letti, uno migliore e uno di seconda scelta, Mr Best di seconda scelta disse sottilmente.
- Separatio a mensa et a thalamo, migliorò Buck Mulligan tra i sorrisi di tutti.
- Gli antichi ci parlano di letti famosi, disse Eglinton, di seconda scelta, increspandosi in un sorriso lettifero. Fatemi pensare.
- Gli antichi parlano di quel monellaccio di scolaro Stagirita e calvo sapiente pagano, disse Stephen, che alla sua morte in esilio libera i suoi schiavi e fa loro doni, paga un tributo ai suoi vecchi, vuol essere sepolto vicino alle ossa della moglie morta e chiede agli amici di essere gentili con una vecchia amante (non scordate Nell Gwynn Erpilli) e lasciarla vivere nella sua villa.
- Vuol dire che è morto così? chiese Mr Best con lieve preoccupazione. Voglio dire...
- Morì ubriaco fradicio, ribadì Buck Mulligan. Un litro di birra è un piatto da re. Oh, voglio raccontarvi quel che ha detto Dowden!
- Cosa? chiese Buoneglinton.
Anonima William Shakespeare e compagni. William di tutti noi. Per le condizioni rivolgersi a E. Dowden, Highfield House...
- Squisito! sospirò amorosamente Buck Mulligan. Gli chiesi che cosa pensasse dell'accusa di pederastia mossa al bardo. Alzò le braccia e disse: Tutto quello che possiamo dire è che si viveva in pieno a quei tempi. Squisito!
- Il senso della bellezza ci porta fuori strada, disse bellintristezza Best a Eglinton bruttastro.
John costante rispose severo:
- Tocca al medico dirci che cosa significano quelle parole. Non si può aver la botte piena e la moglie ubriaca.
Inver così tu dici? Ci strapperanno, mi strapperanno la palma della bellezza?
- E il senso della proprietà, disse Stephen. Trasse fuori Shylock dal fondo delle sue tasche. Figlio di un trafficante d'orzo e usuraio, era anche lui trafficante di grano e usuraio con dieci misure di grano accaparrate durante i torbidi della carestia. I suoi debitori erano senza dubbio quelle degne persone menzionate da Chettle Falstaff che ci ha tramandato la sua rettitudine nel trattare. Fece causa a un attore suo compagno per il valore di pochi sacchi d'orzo ed esigette la sua libbra di carne d'interesse per ogni soldo prestato. Come avrebbe potuto in altro modo diventar ricco lo stalliere e buttafuori di Aubrey? Tutte le circostanze portavano acqua al suo mulino. Shylock echeggia l'antisemitismo che seguì l'impiccagione e lo squartamento del cerusico della regina Lopez, cui strapparono il cuore d'ebreo mentre il giudeo era ancora vivo: Amleto e Macbeth l'avvento al trono di un filosofastro scozzese con il gusto di arrostire le streghe. L'armada perduta è ironizzata in Pene d'amor perdute. I suoi caroselli in costume, i drammi storici, viaggiano a gonfie vele su un'ondata di entusiasmo patriottico. I gesuiti del Warwickshire sono processati ed ecco che abbiamo la teoria di un portiere sulla riserva mentale. La Sea Venture torna dalle Bermude e il dramma che Renan ammirava è subito composto con Patrizio Calibano, il nostro cugino americano. I sonetti zuccherosi seguono quelli di Sidney. Quanto alla fata Elisabetta, alias Bess pel di carota, la grossolana vergine che ispirò Le allegre comari di Windsor, lasciate pure qualche meinherr d'Alemagna frugare tutta la vita in cerca di profondi significati arcani in fondo al canestro della biancheria sporca.
Mi sembra che te la cavi benissimo. Basta che mescoli una mistura teologicofilologica. Mingo, minxi, mictum, mingere.
- Dimostri un po' che era un ebreo, sfidò John Eglinton, aspettandolo al varco. Il suo preside di facoltà ritiene che fosse un cattolico apostolico romano.
Sufflaminandus sum.
- È un prodotto tedesco, rispose Stephen, fabbricato per dare una patina francese agli scandali italiani.
- Un uomo dallo spirito innumere, ricordò Mr Best. Coleridge lo chiamò così.
Amplius. In societate humana hoc est maxime necessarium ut sit amicitia inter multos.
- San Tommaso, cominciò Stephen...
- Ora pro nobis, frate Mulligan gemette, sprofondando in una sedia.
Poi intonò una runa lamentosa.
- Pogue mahone! Acushla machree! Rovinati siamo a partire da oggi! Rovinati siamo di certo!
Tutti sorrisero i loro sorrisi.
- San Tommaso, Stephen, sorridendo, disse, le cui opere panciute mi piace leggere nell'originale, scrivendo dell'incesto da un punto di vista diverso da quello della nuova scuola viennese di cui parlava Mr Magee, lo paragona in quel suo modo saggio e curioso a un'avarizia delle emozioni. Egli vuol dire che l'amore dato in questo modo a una persona dello stesso sangue è cupidamente sottratto a qualche estraneo che, forse, ne è bramoso. Gli ebrei, che i cristiani tacciano d'avarizia, sono tra tutte le razze quelli che più indulgono a matrimoni tra consanguinei. Le accuse vengono dall'ira. Le leggi cristiane che contribuirono ad ammassare i tesori degli ebrei (per i quali, come per i lollardi, la tempesta fu rifugio) legarono anche i loro affetti con cerchio d'acciaio. Se siano peccati o virtù, il vecchio Nemobabbo ce lo dirà alla seduta del giorno del giudizio. Ma un uomo che tiene così stretti quelli che chiama i suoi diritti su ciò che egli chiama i suoi debiti terrà stretti anche quelli che chiama i suoi diritti su colei che egli chiama sua moglie. Nessun messer sorriso del vicinato dovrà desiderare il suo bene o sua moglie o il suo servo o la sua serva o il suo asino.
- O la sua asina, antifonò Buck Mulligan.
- Il gentile Will è maltrattato, disse gentilmente il gentile Mr Best.
- Quale Will? interpolò dolcemente Buck Mulligan. Stiamo facendo confusione.
- La volontà di vivere, filosofò John Eglinton, per la povera Ann vedova di Will, è volontà di morire.
- Requiescat! salmodiò Stephen.

E la voglia di fare, che n'è stato?
è già da molto che se n'è partita...

- Giace composta in rigida immobilità su quel letto di seconda scelta, la regina imbacuccata, e voi avete un bel provare che un letto in quei giorni era raro come un'automobile ora e che i suoi intagli erano la meraviglia di sette parrocchie. Nella vecchiaia si dà ai predicatori (uno rimase a New Place e bevve un litro di vino di Xeres a spese della città, ma in che letto abbia dormito non giova chiederlo) e sentì dire di avere un'anima. Lesse o si fece leggere i suoi libercoli preferendoli alle Allegre comari e, liberando le sue acque notturne nell'orinale, meditò su Ganci e occhielli per le brache dei Credenti e La spiritualissima tabacchiera da far starnutire anime devotissime. Venere aveva torto le labbra in preghiera. Agenbite of inwit: rimorso di coscienza. È un'era di esausto puttanesimo che brancola verso il suo dio.
- La storia dimostra che non è vero, inquit Eglintonus Chronolologos. Le ere si succedono le une alle altre. Ma sappiamo da autorevolissima fonte che i peggiori nemici di un uomo sono i suoi familiari stessi. Io sento che Russell ha ragione. Che c'importa di sua moglie e di suo padre? Direi quasi che solo i poeti da famiglia hanno vita di famiglia. Falstaff non era un uomo di famiglia. Direi che il grasso cavaliere sia la sua creazione suprema.
Magro, si tirò indietro. Timorato, rinnega i tuoi parenti, gli ottimi. Timorato a cena con i senzadio, egli sottrae la coppa. Un padre in Antrim nell'Ulster glielo ingiunse. Gli fa visita qui nei giorni di scadenza. Mr Magee, c'è un signore che vuol vedervi. Me? Dice che è vostro padre, signore. Datemi il mio Wordsworth. Entra Magee Mor Matthew, un rustico ruvido zotico scarruffato, in calzoni con brachetta abbottonata, il fondo delle calze sporco del fango di dieci foreste, una verga di nocciolo in mano.
Il tuo? Egli conosce il tuo vecchio. Il vedovo. Accorrendo dalla gaia Parigi alla miserevole cuccia di morte di lei sul molo toccai la sua mano. La voce, rinnovato calore, parlava. La cura il dottor Bob Kenny. Gli occhi che mi vogliono bene. Ma non mi conoscono.
- Un padre, disse Stephen, lottando contro lo scoramento, è un male necessario. Egli scrisse il dramma nei mesi che seguirono alla morte di suo padre. Se voi sostenete che egli, uomo che si avvia a divenire grigio, con due figlie da marito, con trentacinque anni di vita, nel mezzo del cammin di nostra vita, con cinquanta di esperienza, è l'imberbe studentello di Wittemberg allora dovete sostenere anche che sua madre settantenne è la regina lussuriosa. No. Il cadavere di John Shakespeare non va a passeggio di notte. D'ora in ora si corrompe sempre più. Riposa, divestito di paternità, avendo trasmesso quello stato mistico al figlio. Il Calandrino di Boccaccio è stato il primo e l'ultimo uomo a sentirsi gravido. La paternità, in quanto generazione cosciente, è sconosciuta all'uomo. È uno stato mistico, una successione apostolica, dall'unico generatore all'unico generato. Su quel mistero e non sulla madonna che lo scaltro intelletto italiano ha gettato in pasto alle genti d'Europa è fondata la Chiesa e fondata irremovibilmente in quanto è fondata, come il mondo, macro e microcosmo, sul vuoto. Sull'incertezza, sull'improbabilità. Amor matris, genitivo soggettivo e oggettivo, questa è forse l'unica cosa vera nella vita. La paternità forse è una finzione legale. Chi è il padre di un qualsiasi figlio perché qualsiasi figlio debba amarlo o viceversa?
Ma dove diavolo vuoi arrivare?
Lo so. Chétati. Va all'inferno! Ho le mie ragioni.
Amplius. Adhuc. Iterum. Postea.
Sei condannato a far questo?
- Sono separati da una vergogna carnale così costante che gli annali criminali del mondo, macchiati di ogni altro incesto e bestialità, quasi non registrano tale infrazione. Figli con le madri, padri con le figlie, sorelle lesbiche, amori che non osano dire il proprio nome, nipoti con nonne, galeotti con buchi di serrature, regine con tori di razza premiata. Il figlio nascituro guasta la bellezza: nato, porta dolore, separa l'affetto, accresce le preoccupazioni. È un nuovo maschio: la sua crescita è il declinare del padre, la sua giovinezza l'invidia del padre, il suo amico il nemico del padre.
In rue Monsieur-le-Prince ho pensato questo.
- Che cosa mai li congiunge in natura? Un istante di cieca foia.
Sono padre? Se lo fossi?
Mano esitante raggrinzita.
- Sabellio, l'Africano, l'eresiarca più sottile tra tutte le bestie del campo, sosteneva che il Padre era Figlio di Se Stesso. Il mastino di Aquino, per il quale non vi è parola impossibile, lo confuta. Bene: se il padre che non ha un figlio non è padre, può il figlio che non ha un padre essere un figlio? Quando Rutlandbaconsouthamptonshakespeare o un altro poeta dello stesso nome nella commedia degli equivoci scrisse l'Amleto egli non era semplicemente il padre del proprio figlio ma, non essendo più figlio, era e si sentiva padre di tutta la sua razza, padre del proprio nonno, padre del nipotino nascituro che, alla stessa stregua, non nacque mai poiché la natura, come ben lo intende Mr Magee, aborre la perfezione.
Occhideglinton, vivi di piacere, si levarono timidoraggianti. Lieto occhieggiante, gaio puritano, attraverso la tortuosa eglantina.
Adulare. Di rado, Ma adulare.
- Padre di se stesso, Mulliganfiglio disse tra sé. Aspetta. Sono incinto. Ho un nascituro nel cervello. Pallade Atena! Un dramma! Il dramma è quello che ci vuole! Fatemi partorire!
Si strinse la testaventre con entrambe le mani a forcipe.
- Quanto alla sua famiglia, disse Stephen, il nome di sua madre vive nella foresta di Arden. La morte di lei gli ispirò la scena con Volumnia nel Coriolano. La morte del suo bambino è la scena della morte del giovane Arturo nel Re Giovanni. Amleto, il principe nero, è Hamnet Shakespeare. Chi siano le fanciulle della Tempesta, di Pericle, del Racconto d'Inverno, lo sappiamo. Chi sia Cleopatra, pignatta d'Egitto, e Cressida e Venere, possiamo indovinarlo. Ma c'è un altro membro della sua famiglia di cui è fatta menzione.
- L'intreccio si complica, disse John Eglinton.
Il tremolante bibliotecario quacchero tremolando entrò in punta di piedi, tremula la sua maschera, tremula, in fretta tremula, tre.
Porta chiusa. Cella. Giorno.
Ascoltano. Tre. Loro.
Io voi egli loro.
Andiamo, sig.


STEPHEN

Aveva tre fratelli, Gilbert, Edmund, Richard. Gilbert in vecchia età disse ad alcuni cavalieri che una fiata il mastro Esattore avevagli dato un ingresso gratis per la messa e vide il frate suo mastro Wull scrittore di commedie in Londra in una commedia di lotta con un uomo sulla schiena. I salsicciotti del teatro riempirono l'anima di Gilbert. Lui non lo si trova in nessun posto: ma un Edmund e un Richard sono menzionati nelle opere del dolce William.

MAGEEGLINJOHN

Nomi! Cosa c'è in un nome?

BEST

È il mio nome, Richard, sapete. Spero che direte una buona parola per Richard, sapete, per amor mio.
(Risate.)

BUCK MULLIGAN

(Piano. Diminuendo.)

Poi disse Dick studente in medicina
Allo studente in medicina Davy...

STEPHEN

Nella sua trinità di Will neri, i malvagi crollapanza, Jago, Riccardo il gobbo, Edmondo del Re Lear, due portano i nomi degli zii cattivi. Anzi quell'ultimo dramma lo scrisse o lo stava ancora scrivendo mentre suo fratello Edmund era moribondo in Southwark.

BEST

Spero che toccherà a Edmund. Non voglio che Richard, il mio nome...
(Risate.)

LYSTERQUACCHERO

(A tempo.) Ma colui che mi deruba del mio buon nome...

STEPHEN
               
(Stringendo.) Egli ha nascosto il suo nome, un bel nome, William, nei drammi, qua una comparsa, là un clown, come un antico pittore italiano metteva il suo viso in un angolo oscuro della sua tela. L'ha rivelato nei sonetti dove c'è Will in eccesso. Come a John O'Gaunt il suo nome gli è caro, caro quanto lo stemma e il cimiero che si guadagnò a forza di piaggerie, interzato in banda di nero con una lancia di acciaio, honorificabilitudinitatibus, più caro della sua gloria di maggior crollascena del paese. Cosa c'è in un nome? È quel che ci chiediamo da fanciulli quando scriviamo il nome che ci han detto essere il nostro. Una stella, una stella diurna, una meteora sorse alla sua nascita. Brillò di giorno sola nel cielo, più fulgida di Venere la notte, e la notte brillava sopra il delta di Cassiopea, la costellazione reclina che è la segnatura della sua iniziale tra le stelle. I suoi occhi la osservavano, bassa sull'orizzonte, a oriente dell'orsa, mentre egli passava tra i sonnolenti campi estivi a mezzanotte, di ritorno da Shottery e dalle braccia di lei.
Ambedue soddisfatti. Anch'io.
Non dir loro che aveva nove anni quando si spense.
E dalle braccia di lei.
Aspetta d'esser corteggiato e conquistato. Già, pusillo. Chi ti corteggia?
Leggi i cieli. Autontimerumenos. Bous Stephanoumenos. Dov'è la tua costellazione? Stefanino, tagliati il panino. S. D.: sua donna. Già: di lui. Gelindo risolve di non amar S. D.
- Che cosa diceva, Mr Dedalus? chiese il bibliotecario quacchero. Era un fenomeno celeste?
- Una stella di notte, disse Stephen, una colonna della nuvola di giorno.
Cos'altro dire?
Stephen guardò il suo cappello, il suo bastone, le sue scarpe.
Stephanos, la mia corona. La mia spada. Le sue scarpe mi guastano la forma dei piedi. Comprarne un paio. Buchi nelle calze. Anche un fazzoletto.
- Lei fa un buon uso del nome, concesse John Eglinton. Il suo nome è abbastanza strano. Mi pare che spieghi il suo umor fantastico.
Me, Magee e Mulligan.
Mr Best quietansiosamente levò il libro per dire:
- È interessantissimo quel motivo del fratello sapete, che troviamo anche nei vecchi miti irlandesi. Proprio come lei dice. I tre fratelli Shakespeare. In Grimm anche, sapete, le fiabe. Il terzo fratello che sposa sempre la bella addormentata e conquista la posta migliore.
Migliore dei fratelli Best. Buono, migliore, il migliore.
Il bibliotecario quacchero si avvicinò saltellando.
- Mi piacerebbe sapere, disse, quale fratello lei... Mi par di capire che lei suggerisca che ci fu adulterio con uno dei fratelli... Ma forse sto prevenendo?
Si colse sul fatto: li guardò tutti: si trattenne.
Un inserviente sulla soglia chiamò:
- Mr Lyster! Padre Dineen vuole...
- O! Padre Dineen! Immediatamente.
Svelto tamente scricchiolando tamente tamente egli tamente scomparve.
John Eglinton incrociò il fioretto.
- Andiamo, disse. Sentiamo quel che ha da dire di Richard e Edmund. Lei li serba per ultimi, vero?
- Nel chiederle di ricordare quei due nobili parenti ziuccio Richard e ziuccio Edmund, rispose Stephen, sento che forse le chiedo troppo. Un fratello come un ombrello si dimentica facilmente.
Pavoncella.
Dov'è tuo fratello? Corporazione dei farmacisti. La mia mola. Lui, poi Cranly, Mulligan: adesso questi. Parole, parole. Ma agisci. Agisci parole. Ti beffano per metterti alla prova. Agisci. Subisci.
Pavoncella.
Sono stanco della mia voce, la voce di Esaù. Il mio regno per un bicchiere.
Avanti.
- Mi direte che quei nomi erano già nelle cronache da cui prese la materia dei suoi drammi. Perché prese quelli invece di altri? Richard, un gobbo figlio di puttana, malnato, fa la corte a una Anna vedova (cosa c'è in un nome?), la corteggia e la conquista, una vedova allegra figlia di puttana. Riccardo il conquistatore, terzo fratello, venne dopo Guglielmo il conquistato. Gli altri quattro atti del dramma pendono flosci dal primo. Fra tutti i suoi re Riccardo è il solo che non sia protetto dalla reverenza di Shakespeare, angelo del mondo. Perché la trama secondaria del Re Lear in cui figura Edmund è tolta di peso dall'Arcadia di Sidney e interpolata in una leggenda celtica più antica della storia?
- Era la maniera di Will, difese John Eglinton. Oggi non combineremmo una saga nordica con un estratto da un romanzo di George Meredith. Que voulez vous? direbbe Moore. Egli mette la Boemia sul mare e fa citare Aristotele da Ulisse.
- Perché? rispose Stephen a se stesso. Perché il tema del fratello traditore o usurpatore o adultero o tutti e tre in una volta è per Shakespeare quello che non è il povero, cioè sempre vicino al suo cuore. La nota dell'estraniamento, estraniamento dal cuore, estraniamento da casa sua, risuona ininterrottamente dai Due Gentiluomini di Verona in avanti fino al punto in cui Prospero rompe la verga, la nasconde un certo numero di tese sotto terra e affonda il libro. Si raddoppia nel mezzo della sua vita, si riflette in un'altra. si ripete, protasi, epitasi, catastasi, catastrofe. Si ripete di nuovo quando è vicino alla tomba, quando la figlia sposata Susan, buon sangue non mente, è accusata di adulterio. Ma fu il peccato originale a oscurare il suo intelletto, a indebolire la sua volontà e a lasciare in lui una forte inclinazione al male. Le parole son quelle degli eminenti vescovi di Maynooth: un peccato originale e, come il peccato originale, commesso da un'altra nel cui peccato anch'egli ha peccato. Sta tra le righe delle sue ultime parole scritte, sta pietrificato sulla sua lapide sotto la quale non si devono portare le quattro ossa di lei. Il tempo non l'ha fatto avvizzire. La bellezza e la pace non l'hanno vanificato. È in varietà infinita dappertutto nel mondo che egli ha creato, in Molto rumore per nulla, due volte in Come vi piace, nella Tempesta, nell'Amleto, in Misura per misura, e in tutti gli altri drammi che non ho letto.
Rise per liberare il suo spirito dalla servitù del suo spirito.
Il giudice Eglinton riassunse.
- La verità sta nel mezzo, affermò. Egli è il fantasma ed il principe. È tutto in tutto.
- Lo è, disse Stephen. Il ragazzo dell'atto primo è l'uomo maturo dell'atto quinto. Tutto in tutto. In Cimbelino, in Otello è ruffiano e becco. Egli agisce e subisce. Innamorato di un ideale o di una perversione, uccide come José la vera Carmen. Il suo intelletto implacabile è lo Jago pazzo di corna che senza posa vuol far soffrire il moro in se stesso.
- Cucù! Cucù! il cuculo Mulligan chiocciò lubricamente. Paurosa voce!
Una scura cupola accolse, riecheggiò.
- E che personaggio è Jago ! esclamò l'indomito John Eglinton. Dopo tutto, ha ragione Dumas fils (o è forse Dumas père?). Dopo Dio Shakespeare è il più grande creatore.
- L'uomo non lo diletta e la donna neppure, disse Stephen. Ritorna dopo una vita di assenza nel luogo della terra ov'egli nacque, dove è sempre stato, uomo e ragazzo, testimone silenzioso e là, terminato il viaggio della vita, pianta il suo gelso nel terreno. Poi muore. Il moto è finito. I becchini seppelliscono Amleto père e Amleto fils. Re e principe finalmente nella morte, con accompagnamento musicale. E, seppure da essi assassinato e tradito, è pianto da ogni fragile tenero cuore perché, Danesi o Dublinesi, il dolore per i morti è l'unico marito dal quale rifiutano di divorziare. Se l'epilogo vi piace, non vi stancate di guardare: il prospero Prospero, l'uomo buono ricompensato, Lizzie, zolletta d'amore di nonno, e lo zietto Richie, l'uomo cattivo mandato dalla giustizia poetica dove vanno i negri cattivi. Un finale di polso. Trovò reale nel mondo esteriore ciò che era possibile nel suo mondo interiore. Maeterlinck dice: Se Socrate esce di casa oggi troverà il sapiente seduto sulla sua soglia. Se Giuda esce stasera i suoi passi lo porteranno verso Giuda. Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l'altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini. Ma sempre incontrando noi stessi. Il drammaturgo che ha scritto l'infolio di questo mondo e l'ha scritto male (ci dette prima la luce e il sole due giorni dopo), il signore delle cose quali esse sono che i più romani tra i cattolici chiamano dio boia, è senza dubbio tutto intero in noi tutti, palafreniere e beccaio, e sarebbe anche ruffiano e becco se non fosse che nell'economia del cielo, predetta da Amleto, non ci sono più matrimoni, poiché l'uomo glorificato, angiolo androgino, è sposa di se stesso.
- Eureka! gridò Buck Mulligan. Eureka!
A un tratto gioificato saltò su e con un balzo raggiunse il tavolino di John Eglinton.
Si mise a scarabocchiare su una scheda.
Prendere qualche schedina dal banco nell'uscire.
- Quelli che sono sposati, disse Mr Best, dolce araldo, tutti eccetto uno, vivranno. Gli altri rimarranno come sono.
Rise, baccelliere di celibato, a Eglinton Johannes, baccelliere di belle lettere.
Non sposati, non corteggiati, trepidi di trappole, ciascuno mediteggia notturnamente la sua edizione variorum della Bisbetica domata.
- Lei è uno specchietto per le allodole, disse crudamente John Eglinton a Stephen. Ci ha menato per il naso fin qui per mostrarci poi il solito triangolo alla francese. Crede alla sua teoria?
- No, disse Stephen prontamente.
- Ma la scriverà? chiese Mr Best. Dovrebbe farne un dialogo, sa, come i dialoghi platonici che scriveva Wilde.
John Eclecticon sorrise doppiamente.
- Bene, in tal caso, disse, non vedo perché dovrebbe aspettarsi di essere pagato per una cosa in cui non crede. Dowden crede che ci sia qualche mistero nell'Amleto ma non vuole sbottonarsi. Herr Bleibtreu, quel tale che Piper ha incontrato a Berlino e sta edificando quella teoria su Rutland, crede che il segreto sia nascosto nella tomba di Stratford. Andrà a far visita all'attuale duca, dice Piper, e gli proverà che il suo antenato scrisse quei drammi. Sarà una bella sorpresa per sua grazia. Ma lui crede nella sua teoria.
Io credo, O Signore, aiuta la mia incredulità. Cioè, aiutami a credere o aiutami a discredere? Chi aiuta a credere? Egomen. Chi a non credere? L'altro.
- Lei è il solo collaboratore di Dana che chieda scudi. E poi non so niente del prossimo numero. Fred Ryan vuole dello spazio per un articolo di economia.
Freidrain. Due monete d'argento mi ha prestato. Rimetterti in sesto. Economia.
- Per una ghinea, disse Stephen, lei può pubblicare questa intervista.
Buck Mulligan si alzò dal suo ridere e scribacchiare, ridendo: e poi gravemente disse, mellifluendo malanimo:
- Ho fatto visita al bardo Kinch nella sua residenza estiva, a Upper Mecklenburgh street e l'ho trovato sprofondato nello studio della Summa contra Gentiles in compagnia di due dame gonorroiche, Nelly la fresca e Rosalie, la frasca del porto.
Fece per andarsene.
- Vieni, Kinch, vieni nomade Aengus degli uccelli.
Vieni Kinch, hai mangiato tutto ciò che abbiamo lasciato. Già, ti servirò i tuoi rimasugli ed avanzi.
Stephen si alzò.
La vita è una moltitudine di giorni. Questo finirà.
- Ci vedremo stasera, disse John Eglinton. Notre ami Moore dice che deve venire Malachi Mulligan.
Buck Mulligan brandì la sua scheda e il suo panama.
- Monsieur Moore, disse, docente di lettere francesi preservative della gioventù d'Irlanda. Ci sarò. Vieni, Kinch, i bardi devono pur bere. Ce la fai a tenerti in piedi?
Egli ridendo...
Trincare fino alle undici. Le mille e una notte irlandesi.
Tanghero...
Stephen seguiva un tanghero...
Un giorno nella biblioteca nazionale avemmo una discussione. Shakes. Dietro la sua schiena di tangh io venivo. Lo tallono.
Stephen, salutando, poi tutto smorto, seguì un tanghero buffone, una testa ben pettinata, raso di fresco, fuori della cella a volta in una dirompente luce solare senza pensieri.
Che cosa ho imparato? Di loro? Di me?
Camminare come Haines ora.
La stanza dei lettori abituali. Nel registro d'ingresso Cashel Boyle O'Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell parafa i suoi polisillabi. Memorandum: era pazzo Amleto? La pelata del quacchero devotamente in libreschi conversari con un pretonzolo.
- O sì, signore... Mi farà molto piacere...
Divertito Buck Mulligan ponderava in piacevole mormorio con se stesso, autoapprovandosi:
- Un deretano compiaciuto.
La transenna d'ingresso.
È?... Cappello col nastro azzurro... Scrivere pigramente... Che cosa? Guardato?...
La balaustra ricurva; Mincio che lene scorre.
Puck Mulligan, col suo panamaelmo, andava passo passo, giambicamente stornellando:

John Eglinton, mio Jo, John.
Perché non pigli moglie?

Sputacchiò all'aria:
- Oh, il cinese senza cincia! Chin Chon Eg Lin Ton. Siamo andati a quel loro buco di teatrino, Haines e io, al sindacato degli idraulici. I nostri autori di teatro stanno creando una nuova arte per l'Europa, come i greci o M. Maeterlinck. Abbey Theatre! Mi par di sentire il sudore pubblico dei frati!
Sputò a vuoto.
Dimenticato: non più di quanto abbia dimenticato le nerbate che gli dette quel pidocchioso di un Lucy! E lasciò la femme de trente ans. E perché nessun altro figlio? E il primo figlio una femmina?
Senno di poi. Torna indietro.
L'ostinato recluso ancora là (ha la botte piena) e il dolce giovincello, Adoncino d'amore, carezzevoli capelli biondi di Fedone.
Eh... io soltanto eh... volevo... Non mi ricordo... eh...
- C'erano Longworth e M'Curdy Atkinson...
Puck Mulligan saltellava bellamente, trillando:

Se odo un richiamo in qualche vicoletto
O un soldato che parla al mio cospetto
I miei pensieri concentrati son
Su messer F. M'Curdy Atkinson,
Quello che aveva una gamba di legno,
E sul filibustiere in gonnellino
Che di bere non ebbe mai ardimento,
Magee, con la sua faccia senza mento.
Per la paura di dover sposarsi
Stavan da mane a sera a masturbarsi.

Seguita a scherzare. Conosci te stesso.
Fermo. sotto di me, un insolente mi guarda. Mi fermo.
- Funebre mimo, gemette Buck Mulligan. Synge ha smesso di vestirsi di nero per esser vicino alla natura. Solo i corvi, i preti e il carbone inglese sono neri.
Una risata gli danzò sulle labbra.
- A Longworth gli si è rivoltato lo stomaco, disse, dopo quel che hai scritto di quella vecchia befana della Gregory. O inquisitivo gesuita giudeo ubriaco! Lei ti fa avere un posto al giornale e tu pigli e stronchi le sue sbrodolate. Non potevi usare il tocco alla Yeats?
Continuò a scendere, facendo attuzzi, salmodiando con braccia graziosamente ondeggianti:
- Il più bel libro che sia venuto dal nostro paese ai giorni nostri. Da far pensare a Omero.
Si fermò ai piedi delle scale.
- Ho concepito un dramma per mimi, disse solennemente.
La sala delle colonne moresche, ombre intrecciate. Finita la danza moresca delle nove figure con esponenti per berretti.
Su toni dolcemente modulanti Buck Mulligan lesse la sua tavoletta:

Ognuno Moglie di Se Stesso
ovvero
La Luna di Miele in Mano Propria
(immoralità nazionale in tre orgasmi)
di
Pallachi Mulligan

Rivolse a Stephen un sorriso da buffone allegro, dicendo:
- Il travestimento temo sia trasparente. Ma sta a sentire.
Lesse, marcato:
- Personaggi:

POMPEO PIPPIONE (un cordigliero male in arnese)
PIATTONE (un guardaboschi)
LO STUDENTE DICK …
e                       }(due piccioni con una fava)
LO STUDENTE DAVY...
NONNA GROGAN (una portatrice d'acqua)
NELLY LA FRESCA
e
ROSALIE (la frasca del porto).

Rise ciondolando una testa a dondolo, camminando avanti, seguito da Stephen: e gaiamente diceva alle ombre, anime degli uomini:
- Oh, la sera a Camden Hall in cui le figlie di Erin dovettero alzarsi le sottane per passarti sopra mentre tu giacevi in mezzo al tuo gelsicolore, multicolore, multitudinoso vomito!
- Il più innocente figlio di Erin, disse Stephen, per cui le abbiano mai alzate.
In procinto di passar dalla soglia, sentendo qualcuno dietro a sé, si trasse in disparte.
Separarsi. Ora è il momento. Dove poi? Se Socrate esce di casa oggi, se Giuda esce stanotte. Perché? Sta nello spazio ciò a cui nel tempo devo arrivare, ineluttabilmente.
La mia volontà: la volontà di lui che mi sta di fronte. Oceani frapposti.
Un uomo passò tra di loro, inchinandosi, salutando.
- Di nuovo, disse Buck Mulligan.
Il portico.
Qui ho osservato gli uccelli per cavarne l'augurio. Aengus degli uccelli. Vanno, vengono. La notte scorsa volavo. Volavo agevolmente. Gli uomini si meravigliavano. Strada delle sgualdrine dopo. Mi tendeva un melone cremoso. Dentro. Vedrà.
- L'ebreo errante, sussurrò Buck Mulligan con una reverenza pagliaccesca. Hai visto il suo occhio? Ti ha guardato cupidamente. Di te pavento, vecchio marinaio. O Kinch, tu sei in pericolo. Comprati le mutande di latta.
Maniera di Oxenford.
Giorno. Sole-carriola sopra l'arco del ponte.
Un dorso scuro li precedeva. Passo di pardo, giù, fuori del cancello, sotto le punte della graticciata.
Essi seguivano.
Offendimi ancora. Seguita a parlare.
Un'aria gentile definiva gli angoli della casa di Kildare Street. Niente uccelli. Frali dai tetti delle case due pennacchi di fumo salivano, piumeggianti, e in un soffio di mollezza mollemente eran sospinti.
Cessa di lottare. Pace dei sacerdoti druidi di Cimbelino, ierofantici: dalla vasta terra un'ara. 

        Celebriamo gli dei
E i nostri fumi tortuosi ascendano alle lor nari
Dai nostri sacri altari.


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