07


ULISSE
di
James Joyce


Traduzione di Giulio De Angelis



versione originale inglese e note



***



7° episodio EOLO

lavori in corso sulle note, quelle presenti per ora rimandano a Joyce Project

mp3 scaricabili (4 files)




Davanti alla colonna di Nelson i tram rallentavano, giravano sugli scambi, voltavano i trolley, partivano per Blackrock, Kingstown e Dalkey, Clonskea, Rathgar e Terenure, Palmerston Park e Upper Rathmines, Sandymount Green, Rathmines, Ringsend e la Torre di Sandymount, Harold's Cross. L'ispettore delle Società tranviarie riunite di Dublino li faceva partire berciando rauco:
- Rathgar e Terenure!
A destra e a sinistra parallele sferraglianti scampanellanti una vettura a due piani e una a un piano partivano dal capolinea, svoltavano sulla linea di corsa, strisciavano parallele.
Partenza, Palmerston Park!


IL CORRIERE DELLA CORONA


Sotto il portico della posta centrale lustrascarpe gridavano e lucidavano. Stazionati in North Prince's street i Regi furgoni postali vermigli recanti sui fianchi le iniziali regali, E. R., ricevevano scagliati con fragore sacchi di lettere, cartoline, biglietti postali, pacchi, assicurate e con risposta pagata, con destinazione locale, provinciale, per il territorio britannico e l'oltremare.


I SIGNORI DELLA STAMPA


Facchini in scarponi rotolavano con cupi tonfi barili fuori dei magazzini Prince e li ammonticchiavano sul carro della birreria. Sul carro della birreria si ammonticchiavano con cupi tonfi barili rotolati dai facchini in scarponi fuori dai magazzini Prince.
- Ecco qua, disse Red Murray. Alexander Keyes.
- Le dispiacerebbe tagliarlo? disse Mr Bloom, e lo porterò all'ufficio del Telegraph.
La porta dell'ufficio di Ruttledge cigolò di nuovo. Davy Stephens, minuscolo nella sua gran gabbana, i ricciolini coronati da un cappelluccio di feltro, passò con un rotolo di carte sotto la gabbana, corriere del re.
Le lunghe forbici di Red Murray tagliaron via l'inserzione dal giornale con quattro colpi netti. Forbici e colla.
- Passerò io in tipografia, disse Mr Bloom, prendendo il ritaglio.
- Naturalmente, se vuole un trafiletto, disse serio Red Murray, penna infilata dietro l'orecchio, possiamo farglielo.
- Bene, disse con un cenno Mr Bloom. Me lo lavorerò io.
Noi.


IL SIGNOR WILLIAM BRAYDEN, DI OAKLANDS, SANDYMOUNT


Red Murray toccò il braccio di Mr Bloom con le forbici e mormorò:
- Brayden.
Mr Bloom si voltò e vide il portiere in livrea togliersi il berretto con le iniziali mentre una figura imponente entrava fra i tabelloni del Weekly Freeman and National Press e del Freeman's Journal and National Press. Cupi tonfi dei barili di Guinness. Passò imponente su per la scala pilotato da un ombrello, un volto solenne incorniciato dalla barba. Il dorso di tessuto pettinato ascendeva scalino per scalino: dorso. Ha tutto il cervello nella nuca, dice Simon Dedalus. Cordoni di carne sul retro. Pieghe grasse del collo, grasso, collo, grasso, collo.
- Non le sembra che di volto assomigli al Salvatore? mormorò Red Murray.
La porta dell'ufficio di Ruttledge mormorava: iii: criii. Fanno sempre una porta di fronte all'altra perché il vento. Entrata. Uscita.
Il Salvatore: volto ovale incorniciato dalla barba: parlava nel buio del crepuscolo Maria, Marta. Pilotato da una spada d'ombrello verso il proscenio: Mario il tenore.
- Piuttosto a Mario, disse Mr Bloom.
- Sì, convenne Red Murray. Del resto si diceva che Mario fosse tutto il ritratto del Salvatore.
Gesù Mario con le gote imbellettate, giustacuore e gambucce di grillo. La man sul cuore. Nella Marta.

Marta, Marta, tu sparisti,
E il mio cor col tuo n'andò.


IL PASTORALE E LA PENNA


- Sua grazia ha telefonato due volte stamattina, disse gravemente Red Murray.
Videro sparire ginocchia, gambe, scarpe. Collo.
Un fattorino del telegrafo entrò svelto, gettò una busta sul banco e andò via di carriera con una parola.
- Freeman!
Mr Bloom disse lentamente:
- Bene, è uno dei nostri salvatori anche lui.
Un mite sorriso lo accompagnò mentre sollevava il levatoio del banco, mentre passava per la porta secondaria, e lungo le scale calde oscure e il corridoio lungo gli assiti ora echeggianti. Ma salverà la tiratura del giornale? Cupi tonfi, cupi tonfi.
Spinse la porta a vento a vetri ed entrò, passando sopra la carta da imballaggio sparsa sull'impiantito. Attraverso un corridoio di rotative sferraglianti si avviò allo sgabuzzino di Nannetti.


È CON SINCERO RAMMARICO CHE ANNUNCIAMO
LA SCOMPARSA DI UN EMINENTE
CITTADINO DUBLINESE


C’è anche Hynes: resoconto del funerale probabilmente. Tonfi, cupi tonfi. Stamattina i resti mortali del defunto Patrick Dignam. Macchine. Ti riducono in briciole un uomo se lo afferrano. Oggi governano il mondo. Anche i suoi macchinari lavorano a tutta forza. Come queste, sfuggite di mano: in fermento. Lavorano a tutta forza spinte a tutta forza. E quel vecchio sorcio grigio che spinge per entrare.
  
COME SI PRODUCE UN GRANDE ORGANO QUOTIDIANO


Mr Bloom si fermò dietro la figura mingherlina del proto, fissando la crapa lucente.
Strano che non abbia mai visto la sua vera patria. Irlanda patria mia. Deputato di College Green. Ha sfruttato fino alla nausea quella campagna per l'onesto lavoratore. Un settimanale si regge sulle inserzioni pubblicitarie e sulle rubriche accessorie e non sulle notizie stantie della gazzetta ufficiale. La regina Anna è morta. Pubblicato con l'autorizzazione delle autorità l'anno mille e. Tenuta sita nel circondario di Rosenallis, baronia di Tinnahinch. A tutti gli interessati, statistica conforme alle disposizioni di legge relativa al numero di mule e cavalline esportate da Ballina. Taccuino della natura. Vignette umoristiche. Pat e Bull, a puntate settimanali di Phil Blake. La pagina di zio Tobia per i più piccini. La piccola posta dei campagnoli. Egregio signor Direttore, qual è un buon rimedio per la flatulenza? Mi piacerebbe quel lavoro lì. Imparare un sacco di cose insegnando agli altri. La nota personale. S. T. F. Soprattutto tante fotografie. Bagnanti formose su spiagge dorate. Il più grande pallone del mondo. Celebrato il doppio matrimonio di due sorelle. I due sposi che si ridono in faccia di cuore. E poi Cuprani, il tipografo. Più irlandese degli  irlandesi.
Le macchine rumoreggiavano in tempo di tre quarti. Cupi tonfi, cupi tonfi, cupi tonfi. E se gli prendesse un colpo a un tratto e nessuno sapesse fermarle, seguiterebbero a sferragliare lo stesso, a stampare e stampare di qua e di là, a diritto e a rovescio. Tutto un pasticcio. Ci vogliono nervi saldi.
- Bene, lo metta nell'edizione serale, consigliere, disse Hynes.
Presto lo chiameranno signor sindaco. Dicono che Long John lo sostiene.
Il proto, senza rispondere, scribacchiò da stampare sull'angolo del foglio e fece un cenno a un compositore. Porse il foglio in silenzio sopra lo schermo di vetro sporco.
- Bene: grazie, disse Hynes sulle mosse per andarsene.
Mr Bloom gli sbarrava la strada.
- Se vuol riscuotere, il cassiere sta per andare a colazione, disse accennando dietro a sé col pollice.
- E lei? chiese Hynes.
- Mm, disse Mr Bloom. Se si sbriga lo prende al volo.
- Grazie, vecchio mio, disse Hynes. Tenterò anch'io.
Si affrettò ansioso verso l'ufficio del Freeman's Journal.
Tre scellini gli ho prestati da Meagher. Tre settimane. Terza allusione che gli faccio.


VEDIAMO IL PIAZZISTA AL LAVORO


Mr Bloom mise il suo ritaglio sulla scrivania di Nannetti.
- Mi scusi, consigliere, disse. Quest'inserzione, vede. Keyes, si ricorda?
Mr Nannetti fissò il ritaglio un po' e annuì con il capo.
- Lo vorrebbe per luglio, disse Mr Bloom.
Il proto avvicinò la matita al foglio.
- Un attimo, disse Mr Bloom. Lo vuol cambiare. Keyes, vede. Ci vuole due chiavi in cima.
Che fracasso stanno facendo. Non sente. Nannan. Nervi d'acciaio. Forse capisce quel che io.
Il proto si voltò ad ascoltare pazientemente e, alzando il gomito, cominciò a grattare lentamente sotto l'ascella della sua giacca di alpaca.
- Così, disse Mr Bloom, incrociando gli indici in cima al ritaglio.
Prima facciamogli capire questo.
Mr Bloom, alzando lo sguardo di sbieco dalla croce che aveva fatta, vide il viso giallastro del proto, mi pare che abbia un po' d'itterizia, e laggiù i rotoli obbedienti che alimentavano vaste tele cartacee. Sferraglia, sferraglia. Chilometri di carta srotolata E poi dove va a finire? Oh, a incartare carne, pacchi: vari usi, mille e una cosa.
Infilando abilmente le parole nelle pause dello sferragliamento disegnò svelto sul legno tagliuzzato.

DITTA KEY(E)S


- Così, guardi. Due chiavi incrociate qui. Un cerchio. Poi qui il nome Alexander Keyes, tè, vino, alcoolici. Eccetera.
Meglio non insegnargli il mestiere.
- Lei lo sa da sé, consigliere, quello che vuole. Poi intorno sopra in neretto: la casa delle chiavi. Vede? Non le sembra una buona idea?
Il proto spostò la mano che grattava verso le costole inferiori e se le grattò tranquillamente.
- L'idea, disse Mr Bloom, è la casa delle chiavi. Capisce, consigliere, il parlamento dell'isola di Man. Allusione al governo autonomo. Per i turisti, vede, che vengono dall'isola di Man. Dà nell'occhio, capisce. Può farlo?
Forse potrei chiedergli la pronuncia di quel voglio. Ma poi se non lo sapesse sarebbe un metterlo in imbarazzo. Meglio di no.
- Possiamo farlo, disse il proto. Ha il disegno?
- Posso procurarmelo, disse Mr Bloom. Era in un giornale di Kilkenny. Ha una filiale anche lì. Faccio una scappata e glielo chiedo. Dunque fatelo, e anche un trafiletto per richiamare l'attenzione. Sapete, al modo solito. Spaccio autorizzato di alcoolici di alta classe. Necessità da tempo sentita. Eccetera.
Il proto rifletté un momento.
- Possiamo farlo, disse. Ma deve rinnovare per tre mesi.
Un compositore gli portò una bozza in colonna tutta floscia. Cominciò a rivederla in silenzio. Mr Bloom gli rimase accanto in piedi, ascoltando i forti tonfi dei macchinari, osservando i compositori silenziosi armeggianti con le cassette dei caratteri.


ORTOGRAFICO


Vuole esser sicuro dell'ortografia. Febbre delle bozze. Martin Cunningham s'è dimenticato di proporci il solito problemino d'ortografia stamani. È divertente vedere l'impar una erre eggiabile imbara una o due erre? due zeta o di un ambulante imbambolato che calibra sdrucciolo lungo il cammino due emme l'imponente camino del crematorio del cimiterio. Sciocco, no? Cimiterio ce lo ficca dentro per via del camino del crematorio, naturalmente.
Avrei potuto dirlo quando si è cacciato in testa il cappello. Grazie. Avrei dovuto dir qualcosa sui vecchi cappelli, qualcosa del genere. No, avrei potuto dire. Sembra nuovo, ora. E poi vedere che faccia faceva.
Sllt. Il cilindro inferiore della prima macchina spinse avanti la tavola mobile con sllt la prima infornata dei fogli piegati a risma. Sllt. Quasi umano il modo in cui fa sllt per richiamare l'attenzione. Fan tutto quel che possono per parlare. E quella porta anche lei sllt cigola, chiede d'essere chiusa. Tutte le cose parlano a loro modo. Sllt.


COLLABORATORE OCCASIONALE UN NOTO ECCLESIASTICO


Il proto porse a un tratto la bozza, dicendo:
- Aspetti. Dov'è la lettera dell'arcivescovo? Va riportata sul Telegraph. Dov'è comesichiama?
Guardò all'intorno le macchine fragorose che non davano risposta.
- Monks, signore? chiese una voce dal bancone dei caratteri.
- Sì. Dov'è Monks?
- Monks!
Mr Bloom prese il suo ritaglio. Ora d'andarsene.
- Allora mi procurerò il disegno, Mr Nannetti, disse, e son sicuro che lo sistemerà bene.
- Monks!
- Eccomi, signore.
Rinnovo di tre mesi. Ci vorrà parecchio fiato. Comunque tentar non nuoce. Battiamo sull'agosto: buona idea: mese del concorso ippico. Ballsbridge. Vengono i turisti per il concorso.


UN CAPOCRONISTA


Attraversò la stanza dei compositori, passando un vecchio curvo, occhialuto, grembialuto. Il vecchio Monks, il capocronista. Le cose più strane devono essergli passate tra le mani ai suoi tempi: avvisi mortuari, pubblicità di locali, discorsi, cause per divorzi, annegamenti. Ora non ne può più. Persona quadrata e seria e direi con un gruzzoletto in banca. Moglie che sa lavare e far la cucina. Figlia che lavora a macchina in salottino. Giovannina, la brutta, senza fole per la testa.


ED ERA LA FESTA DEGLI AZZIMI


Sostò nel suo cammino per guardare un compositore distribuire scrupolosamente i caratteri. Prima legge all'incontrario. Lo fa alla svelta. Ci deve volere una bella pratica. mangiD kcirtaP. Il povero babbo, con il suo libro della hagadah che mi leggeva movendo il dito all'incontrario. Pessach. L'anno prossimo a Gerusalemme. Mio Dio, o mio Dio! E tutta quella lungaggine che ci trasse fuori d'Egitto e nella casa di servitù Alleluia. Shema Israel Adonai Elohenu. No, questo è l'altro. Poi i dodici fratelli, i figli di Giacobbe. E poi l'agnello e il gatto e il cane e il bastone e l'acqua e il macellaio, e poi l'angelo della morte uccide il macellaio e questi uccide il bove e il cane uccide il gatto. Sembra tutto un po' sciocco finché non ne hai visto bene il fondo. Vuol dire giustizia ma fatto sta che tutti si mangian tra di loro. È la vita dopo tutto. Come lo fa alla svelta il lavoro. L'esercizio perfeziona. Sembra che veda con le dita.
Mr Bloom uscì da quello sferraglio attraverso la galleria fin sul pianerottolo. Adesso devo prendere il tram e fare tutto il tragitto per poi magari trovare che non è in casa? Meglio telefonargli prima. Il numero? Sì. Lo stesso della casa di Citron. Ventotto. Ventotto quattro quattro.

SOLO UNA VOLTA ANCORA QUEL SAPONE


Scese le scale. Chi diamine ha imbrattato tutti quei muri coi fiammiferi? Sembra che l'abbiano fatto per scommessa. Sempre un odore pesante di grasso in quelle tipografie. Colla tiepida da Thom della porta accanto quando c'ero io. Lo perdi da quella tasca. Rimettendo a posto il fazzoletto tirò fuori il sapone e lo ripose, abbottonandolo nella tasca posteriore dei pantaloni.
Che profumo usa tua moglie? Potrei ancora andare a casa: tram: dimenticato qualcosa. Solo per dare una occhiata: prima: di vestirsi. No. Qui. No.
A un tratto uno scoppio di risa stridule venne dall'ufficio dell'Evening Telegraph. So chi è. Che c'è? Una capatina per telefonare. È Ned Lambert
Entrò pian piano.

ERIN, VERDE GEMMA DEL MARE D'ARGENTO


- Lo spettro incede, mormorò il professor MacHugh pian piano, con voce biscottosa, alla finestra impolverata.
Mr Dedalus, fissando dal caminetto vuoto la faccia perplessa di Ned Lambert, chiese ad essa acidamente:
- Per l'agonia del Cristo, non è cosa da farti rodere il culo?
Ned Lambert, seduto sulla tavola, seguitò a leggere:
- Oppure, ponete mente ai meandri di qualche rivoletto gorgogliante nel suo murmure cammino, ventilato dai più gentili zeffiri benché cimentato dai sassosi impedimenti, fino alle acque tumultuose del ceruleo reame di Nettuno, di tra rive muschiose, balenante dei lucidi raggi del sole o di sotto alle ombre gettate sul suo seno pensoso dal fogliame incombente dei giganti della foresta. Che ne dici, Simon? chiese di sopra l'orlo del giornale. Che ne dici come stile aulico?
- Cambia la bevuta, disse Mr Dedalus.
Ned Lambert, ridendo, sbatté il giornale sulle ginocchia, ripetendo:
- Il seno pensoso e il fogliame inculbente. Ragazzi ! Ragazzi !
- E Senofonte guardò il campo di Maratona, disse Mr Dedalus, guardando di nuovo il caminetto e poi la finestra, e Maratona guardava il mare.
- Ora basta, esclamò il professor MacHugh dalla finestra. Non voglio più sentire altra di questa roba.
Finì di mangiare la mezzaluna di biscotto che era andato sbocconcellando, e famelico, si apprestò a sbocconcellare il biscotto nell'altra mano.
Tutta retorica. Vesciche piene d'aria. Ned Lambert si piglia un giorno di riposo, vedo. Scombussola un po' la giornata un funerale. È influente dicono. Il vecchio Chatterton, il vicecancelliere, è suo prozio o bisprozio. Vicino ai novanta dicono. L'articolo di prima pagina per la sua morte è già scritto da un pezzo forse. Vive per fargli dispetto. Potrebbe andarsene prima lui. Johnny, fai posto a tuo zio. Il molto onorevole Hedges Eyre Chatterton. Direi che gli scrive uno o due assegni tremolanti nei giorni di scadenza. Che colpo di fortuna quando tirerà le cuoia. Alleluia.
- Ancora uno spasimo, disse Ned Lambert.
- Cos'è? chiese Mr Bloom.
- Un frammento di Cicerone scoperto recentemente, rispose il professor MacHugh con voce d'occasione. La nostra bella patria.


CONCISO MA APPROPRIATO


- Patria di chi? disse semplicemente Mr Bloom.
- Domanda pertinentissima, disse il professore tra un boccone e l'altro. Con l'accento sul di chi.
- La patria di Dan Dawson, disse Mr Dedalus.
- Il suo discorso di ieri sera? chiese Mr Bloom.
Ned Lambert annuì.
- Ma sentite un po' questa, disse.
La maniglia colpì Mr Bloom in fondo alla schiena mentre la porta si apriva.
. Mi scusi, disse J. J. O'Molloy, entrando.
Mr Bloom si tirò agilmente da parte.
- Mi scusi lei, disse.
- Buon giorno, Jack.
- Entra. Entra.
- Buon giorno.
- Come va, Dedalus?
- Bene. E lei?
J. J. O'Molloy scosse la testa.

TRISTE


La persona più in gamba tra i giovani avvocati era stato. In declino, poveraccio. Quel colorito da tisico significa che uno è spacciato. Ha i giorni contati. Cosa c'è in aria, vorrei sapere. Questioni di soldi.
- Oppure sol che noi ci arrampichiamo sui dentati picchi montani.
- Hai un aspetto magnifico.
- Si può vedere il direttore? chiese J. J. OMolloy guardando verso la porta interna.
- E come, disse il professore MacHugh. Si può vedere e sentire. È nel sancta sanctorum con Lenehan.
J. J. O'Molloy s’avvicinò allo scrittoio inclinato e cominciò a sfogliare le pagine rosa della collezione.
I clienti si diradano. Un fallito. Scoraggiato. Gioco. Debiti d'onore. Raccoglie tempesta. Prima si beccava buone parcelle da D. e T. Fitzgerald. Parrucche per mostrare la materia grigia che c'è sotto. Cervello in mostra come il cuore di quella statua in Glasnevin. Credo che faccia qualche lavoretto letterario per l'Express con Gabriel Conroy. Ha una bella cultura. Myles Crawford cominciò sull'lndependent. Buffo il modo come quei giornalisti cambiano rotta quando annusano una strada nuova. Banderuole. Caldo e freddo contemporaneamente. Non si sa quale credere. Una storia è buona finché non ne senti un'altra. Si accapigliano nei giornali e poi tutto sfuma. Ciao amico chi si vede, un minuto dopo.
- Oh, sentite questa perdìo, implorò Ned Lambert. Oppure sol che noi ci arrampichiamo sui dentai picchi montani…
- Balle! interruppe irosamente il professore. Basta con questo pallone gonfiato!
- Picchi, continuò Ned Lambert, l'un sull'altro torreggianti per immergere le nostre anime, per così dire…
- C'immerga le labbra, disse Mr Dedalus. Dio beato e possente! E poi? Ma che cosa gli danno per questa roba?
- Per così dire, nell'impareggiabile panorama dell'album d'lrlanda, senza eguale, a dispetto dei loro laudatissimi prototipi in altre regioni dette di primissimo ordine per la loro bellezza, album di recessi boscosi e piane ondeggianti e pascoli lussureggianti di primaverile verzura, calato nel lucore trascendente e traslucido del nostro dolce e misterioso crepuscolo irlandese...


IL SUO DIALETTO NATIO


- La luna, disse il professor MacHugh. S'è scordato Amleto.
- Che ammanta la prospettiva d'ogni lato e aspetta che l'orbe luminoso della luna riluca appieno irraggiando i suoi argentei raggi…
- Oh! esclamò Mr Dedalus, emettendo un gemito disperato, merda e cipolle! Ora basta, Ned. La vita è breve.
Si levò il tubino, e soffiandosi con impazienza via dalla bocca i baffi a cespuglio, si pettinò i capelli alla gallese con le dita a rastrello.
Ned Lambert gettò da parte il giornale, ridacchiando soddisfatto. Un istante dopo un rauco latrato di risa si diffuse sul viso non rasato e nerocchialuto del professor MacHugh.
- Daw pasta dolce! esclamò.

QUEL CHE DISSE WETHERUP


Si fa presto a sghignazzare ora che è bianco su nero, ma va giù come l'acqua questa roba. Si occupava di panetteria, no? Ecco perché lo chiamano Daw pasta dolce. S'è fatto il suo posticino nel mondo comunque. La figlia è fidanzata con quel tale dell'ufficio del fisco che ha l'automobile. Accalappiato per benino. Ricevimenti casa aperta a tutti. Una scorpacciata. Wetherup lo diceva sempre. Prendili per lo stomaco.
La porta interna si aprì violentemente e un aguzzo volto scarlatto, sormontato da una cresta di capelli lanosi, si infilò dentro. Gli arditi occhi azzurri si guardarono intorno e la voce aspra chiese:
- Che c'è?
- Ed ecco il finto signorotto in persona, disse maestosamente il professor MacHugh.
- Fuori dai piedi, vecchio pedagogo fottuto! disse il direttore come segno di riconoscimento.
- Vieni, Ned, disse Mr Dedalus mettendosi il cappello. Ci vuol da bere dopo questo.
- Bere! urlò il direttore. Non si serve da bere prima della messa.
- Giusto, disse Mr Dedalus, uscendo. Vieni, Ned.
Ned Lambert si scostò di fianco dal tavolo. Gli occhi azzurri del direttore vagarono fin sul viso di Mr Bloom, ombreggiato da un sorriso.
- Viene con noi, Myles? chiese Ned Lambert.


RIEVOCAZIONE Dl FAMOSE BATTAGLIE

- La milizia di North Cork! esclamò il direttore avvicinandosi a grandi passi al caminetto.
- Abbiamo sempre vinto! North Cork e ufficiali spagnoli!
- Dov'è successo questo, Myles? chiese Ned Lambert con uno sguardo pensoso alla punta delle scarpe.
- Nell'Ohio! gridò il direttore.
- Ah sì, perbacco, convenne Ned Lambert.
Nell'uscire mormorò a J. J. O'Molloy:
- Sull'orlo del delirium tremens. Un caso triste.
- Ohio! gracchiò il direttore con voce stridula tenendo il viso scarlatto levato in alto. Mio Ohio!
- Un crètico perfetto! disse il professore. Lunga, breve e lunga.

O, ARPA EOLIA!

Tirò fuori dalla tasca del panciotto un rocchetto di filo per pulire i denti e, staccatone un pezzo, lo fece destramente vibrare tra due e due dei suoi risonanti denti sporchi.
- Bingbang, bangbang.
Mr Bloom, vedendo la via libera si diresse verso la porta interna.
- Un momento solo, Mr Crawford, disse. Vorrei telefonare per un'inserzione. 
Entrò.
- E l'articolo di fondo di stasera? chiese il professor MacHugh, avvicinandosi al direttore e posandogli fermamente la mano sulla spalla.
- Andrà benissimo, disse più calmo Myles Crawford. Non preoccupatevi. Olà, Jack. Benissimo.
- Buon giorno, Myles, disse J. J. O'Molloy, lasciando ricadere i fogli flosci che reggeva sulla collezione. C'è oggi quel caso di truffa del Canada?
Il telefono ronzava nell'interno.
- Ventotto... No, venti... quattro quattro... Sì.

PUNTARE SUL VINCENTE

Lenehan uscì dall'ufficio interno con le veline dello Sport.
- Chi vuole una puntata sicura per la Coppa d'oro? Sceptre montato da O. Madden.
Buttò le veline sul tavolo.
Grida di strilloni scalzi nell'ingresso si avvicinarono rapide e la porta si spalancò.
- Zitti, disse Lenehan. Sento dei sappi.
Il professor MacHugh attraversò a grandi passi la stanza e afferrò per il colletto il monello che s'era fatto piccolo piccolo mentre gli altri uscivano a rotta di collo dall'ingresso e giù per gli scalini. Le veline si sollevarono frusciando alla corrente d'aria, fecero fluttuare dolcemente azzurri scarabocchi nell'aria e si posarono a terra sotto il tavolo.
- Non ero io, signore. Quello più grande m'ha spinto, signore.
- Caccialo fuori e chiudi la porta, disse il direttore. C'è un uragano vero e proprio.
Lenehan cominciò a raccattare le veline, grugnando nel chinarsi due volte.
- Aspetto l'edizione straordinaria per le corse, signore, disse lo strillone. È stato Pat Farrel a darmi una spinta, signore.
Indicò due facce che sbirciavano dalla porta.
- Quello là, signore.
- Fuori dai piedi, disse burbero il professor MacHugh.
Spinse fuori il ragazzo e chiuse la porta sbattendola.
J J. O'Molloy rivoltava i fogli della collezione con un gran fruscio mormorando, cercando:
- Continua a pagina sei, colonna quattro.
- Sì... Parla l'Evening Telegraph, telefonava Mr Bloom dall'ufficio interno. C'è il padrone?... Sì, Telegraph... Dove è andato?... Ah! Quale asta?... Aha! Capito... Bene. Lo pescherò lì.

NE SEGUE UNO SCONTRO

Il campanello trillò di nuovo mentre posava il ricevitore. Rientrò in fretta e si scontrò con Lenehan che si rialzava arrancando con la seconda velina.
- Pardon, monsieur, disse Lenehan, aggrappandosi per un istante a lui con una smorfia.
- Colpa mia, disse Mr Bloom tollerando la sua stretta. S'è fatto male? Ho fretta.
- Al ginocchio, disse Lenehan.
Fece una buffa smorfia e gemette, stropicciandosi il ginocchio:
- Accumulazione degli anni Domini.
- Scusi, disse Mr Bloom.
Andò alla porta e, tenendola socchiusa, si fermò un momento. J. J. O'Molloy voltò con fragore i pesanti fogli. Il suono di due voci acute, un'armonica, echeggiarono nell'ingresso spoglio dagli strilloni accoccolati sugli scalini:

Di Wexford gli arditi noi siamo
Col cuore e la man combattemmo.

BLOOM ESCE

- Fo una scappata dalle parti di Bachelor's Walk, disse Mr Bloom, per quell'inserzione di Keyes. Voglio sistemarla. M'han detto che è laggiù da Dillon.
Li guardò in faccia indeciso per un momento. Il direttore che, appoggiato al caminetto, aveva chinato la testa sulla mano, a un tratto fece un gesto ampio stendendo il braccio.
- Vada! disse. Il mondo è suo.
- Torno in un batter d'occhio, disse Mr Bloom, uscendo in fretta.
J. J. O'Molloy prese le veline dalla mano di Lenehan e le lesse, soffiando per separarle pian piano, senza commenti.
- Ce la farà con quell'inserzione, disse il professore, guardando oltre la tendina attraverso gli occhiali cerchiati di nero. Guarda quei perdigiorno che gli van dietro.
- Fa vedere! Dove? esclamò Lenehan, correndo alla finestra.


CORTEO PER LA VIA

Ambedue sorrisero oltre la tendina alla fila di ragazzini saltabeccanti nella scia di Mr Bloom mentre l'ultimo faceva zigzagare bianco nella brezza un beffardo aquilone, una coda di bianchi nodi a farfalla.
- Guarda quello scugnizzo che gli grida dietro, disse Lenehan, e schianterai dal ridere. Oh, mi fa venire male allo stomaco! Fanno il verso ai suoi piedi piatti e alla sua camminata. Porta scarpine strette. Chiappalòdole.
Cominciò a mazurcheggiare in rapida caricatura attraverso la stanza scivolando sui piedi oltre il caminetto fino a J. J. O'Molloy che mise le veline nelle sue mani accoglienti.
- E allora? disse con un sussulto Myles Crawford, dove sono andati gli altri due?
- Chi? disse il professore voltandosi. Sono andati giù all'Oval per un bicchierino. C'è Paddy Hooper con Jack Hall. Son venuti ieri sera.
- Forza, allora, disse Myles Crawford. Dov'è il mio cappello?
Rientrò con mosse nervose nell'ufficio interno, aprendosi la giacca sul davanti, facendo risonare le chiavi nella tasca posteriore. Risonarono poi nell'aria e contro il legno quando serrò il cassetto della scrivania.
- È già un po' brillo, disse il professor MacHugh a bassa voce.
- Così pare, disse J. J. O'Molloy, tirando fuori un portasigarette con un mormorio pensoso, ma non sempre le cose sono come sembrano. Chi ha più fiammiferi?

IL CALUMET DELLA PACE

Offrì una sigaretta al professore e ne prese una lui. Lenehan prontamente accese un fiammifero per loro e accese le sigarette l'una dopo l'altra. J. J. O'Molloy riaprì il suo astuccio e offrì.
- Grazie a vous, disse Lenehan, servendosi.
Il direttore uscì dall'ufficio interno, con la paglietta di traverso sulla fronte. Declamò cantando, puntando severamente il dito sul professor MacHugh:

Furon fama ed onore a tentarti
L'impero a sedurre il tuo cuore.

Il professore ghignò, serrando le lunghe labbra.
- Dunque? Fottuto impero romano che non è altro? disse Myles Crawford.
Prese una sigaretta dall'astuccio aperto. Lenehan accendendogliela con svelta grazia, disse:
- Silenzio per il mio indovinello nuovo di zecca!
- Imperium romanum, disse gentilmente J. J. O'Molloy. Suona più nobile di British o Brixton. La parola fa pensare allo sfrigolìo del grasso nel fuoco.
Myles Crawford soffiò violentemente la prima buffata verso il soffitto.
- È così, disse. Noi siamo il grasso. Voi ed io siamo il grasso nel fuoco. Non abbiamo più speranze di quelle che ha una palla di neve all'inferno.

Dl ROMA LA PASSATA GRANDEZZA

- Aspettate un momento, disse il professor MacHugh, alzando due tranquilli artigli. Non ci dobbiamo lasciar trasportare dalle parole, dal suono delle parole. Pensiamo a Roma, imperiale, imperiosa, imperativa.
Tese braccia elocutorie fuor dei polsini macchiati e sfilacciati, con una pausa:
- Cos'era la sua civiltà? Vasta, lo concedo: ma volgare. Cloacae: fogne. I Giudei nel deserto e in cima alle montagne dissero: Qui star conviene. Eleviamo un altare a Gehova. Il romano, come l'inglese che ne segue le orme, portò a ogni nuovo lido su cui mise piede (sul nostro lido non ce lo mise mai) solo la sua ossessione cloacale. Si guardò intorno avvolto nella sua toga, e disse: Qui star conviene. Costruiamo un water-closet.
- Il che di conseguenza essi fecero, disse Lenehan. I nostri antichi vecchi antenati, come si legge nel capitolo primo della Sacra Birra, avevano un debole per l'acqua corrente.
- Erano veri e propri gentiluomini della natura, mormorò J. J. O'Molloy. Ma abbiamo anche il diritto romano.
- E Ponzio Pilato è il suo profeta, antifonò il professor MacHugh.
- Sapete la storia del presidente della Corte dei Conti Palles? chiese J. J. O'Molloy. Fu al pranzo reale dell'Università. Tutto filava come l'olio…
- Prima il mio indovinello, disse Lenehan. Siete pronti?
Mr O'Madden Burke alto in un abbondante grigio di tweed Donegal, entrò dal corridoio. Stephen Dedalus, dietro a lui, si levò il cappello entrando.
- Entrez, mes enfants! gridò Lenehan.
- Scòrto un supplicante, disse melodiosamente Mr O'Madden Burke. La Gioventù guidata dall'Esperienza visita la Notorietà.
- Come va? disse il direttore, stendendo la mano. Entri. Il suo vecchio è andato via proprio ora.

? ? ?

Lenehan disse a tutti:
- Silenzio! Quale opera si ascolta sempre a metà? Riflettete, ponderate, escogitate, rispondete.
Stephen porse i fogli dattiloscritti, indicando il titolo e la firma.
- Chi? chiese il direttore.
- Mr Garrett Deasy, disse Stephen.
- Quel vecchio tincone, disse il redattore. Chi l'ha strappato? Era a corto di carta?

Su rapida vela di fiamma
Dal sud, dove il fulmine scocca
Pallido vampiro egli viene
Bocca sulla mia bocca.

- Buon giorno, Stephen, disse il professore, avvicinandosi per sbirciare sopra le loro spalle. Afta epizootica? Sei diventato...?


GAZZARRA IN UN NOTO RISTORANTE

- Buon giorno, professore, rispose Stephen, arrossendo. La lettera non è mia. Mr Garrett Deasy mi ha chiesto di…
- Oh, lo conosco, disse Myles Crawford, e conoscevo anche sua moglie. La persona più maledettamente intrattabile che Dio abbia mai creato. Perdio, lei ce l'aveva l'afta epizootica, senza discussioni! Quella sera che tirò la minestra in faccia al cameriere allo Star and Garter. Oho!
- È vedovo? chiese Stephen.
- Sì, per il momento, disse Myles Crawford, scorrendo il manoscritto. Cavalli dell'imperatore. Asburgo. Un irlandese gli salvò la vita sugli spalti di Vienna. Non dimenticate! Maximilian Karl O'Donnell, graf von Tirconnel in Irlanda. Mandò là il suo erede a fare del re un feldmaresciallo austriaco. Saranno guai laggiù un giorno o l'altro. Anatre selvatiche. Sì, tutte le volte. Non lo dimenticate!
- Il punto controverso è vedere se lo abbia dimenticato, disse tranquillamente J. J. O'Molloy rivoltando un posacarte a ferro di cavallo. Salvare un principe ti porta solo dei ringraziamenti.
Il professor MacHugh si voltò verso di lui.
- E se così non fosse? Disse.
- Vi dirò come fu, cominciò Myles Crawford. Un giorno un ungherese...

CAUSE PERSE IN CUI SI PARLA DI UN NOBILE MARCHESE

- Fummo sempre fedeli alle cause perse, disse il professore. Il successo per noi è la morte dell'intelletto e della fantasia. Non fummo mai fedeli ai fortunati. Li serviamo. Io insegno la reboante lingua latina. Parlo la lingua di una razza che ha come espressione culminante della sua mentalità la massima: il tempo è denaro. Dominio materiale. Domine! Signore! Dov'è la spiritualità? Lord Gesù? Lord Salisbury? Un sofà in un club del West End. Invece il Greco!

KYRIE ELEISON!

Un sorriso di luce gli illuminò gli occhi nerocerchiati, allungò le sue lunghe labbra.
- Il Greco! ripeté. Kyrios! Fulgida parola! Le vocali che il Semita e il Sassone non conoscono. Kyrie! Il fulgore dell'intelletto. Dovrei professare il greco, la lingua dello spirito. Kyrie Eleison! Il creatore dei watercloset e quello delle cloache non saranno mai signori del nostro spirito. Siamo i sudditi fedeli della cavalleria cattolica d'Europa che sprofondò a Trafalgar e dell'impero dello spirito, non di un imperium che affondò con le flotte ateniesi ad Egospotamo. Si, sì. Affondarono. Pirro, ingannato da un oracolo, fece un ultimo tentativo per salvare le sorti della Grecia. Fedele a una causa persa.
Si allontanò da loro a grandi passi verso la finestra.
- Uscirono sempre in battaglia, disse grigiamente Mr O'Madden Burke, ma caddero sempre.
- Uuuu! pianse Lenehan con un certo rumore. Per colpa di un mattone in testa nella seconda metà della matinée. Povero, povero, povero Pirro!
Poi sussurrò all'orecchio di Stephen:

LA STROFETTA DI LENEHAN

- C'è un grave pedante MacHugh
Che porta grossi occhiali blu
Ma poiché ogni cosa vede storta
Si può sapere perché mai li porta?
Io proprio non capisco. E tu?

In lutto per Sallustio, dice Mulligan. A cui è morta bestialmente la madre.
Myles Crawford si ficcò i fogli in tasca.
- Va benissimo, disse. Il resto lo leggerò dopo. Va benissimo.
Lenehan tese le mani in segno di protesta.
- Ma il mio indovinello! disse. Quale opera si ascolta sempre a metà?
- Opera? riindovinellò la faccia di sfinge di Mr O'Madden Burke.
Lenehan annunciò tutto soddisfatto:
- La Semiramide. Vedete il punto? La Semi-ramide. Eh?
Spunzecchiò dolcemente con un dito la milza a Mr O'Madden Burke. Mr O'Madden Burke ricadde con grazia sul suo ombrello, fingendo d'essere rimasto senza fiato.
- Aiuto! sospirò. Mi sento una forte debolezza.
Lenehan, in punta di piedi, gli fece rapidamente un po' di vento con le veline fruscianti.
Il professore, ritornando passando davanti alle collezioni, sfiorò con la mano le cravatte sciolte di Stephen e di Mr O'Madden Burke.
- Parigi, presente e passato, disse. Sembrate dei Comunardi.
- Gente che ha fatto saltare la Bastiglia, disse con calma ironia J. J. O'Molloy. O siete stati voi che, zitti zitti, avete sparato al luogotenente generale di Finlandia? Avete l'aria di essere stati voi. Il generale Bobrikoff.


DI TUTTO UN PO'

- Ci si stava solo pensando, disse Stephen.
- Tutti i doni, disse Myles Crawford. Il diritto, i classici…
- Le corse, interruppe Lenehan
- La letteratura, il giornalismo.
- Se Bloom fosse qui, disse il professore. La nobile arte dell'inserzione.
- E la signora Bloom, aggiunse Mr O'Madden Burke. La musa vocale. La favorita numero uno di Dublino.
Lenehan tossì forte.
- Hem! disse pianissimo. Oh, una frescata d'aria bocchesca! Ho preso un raffreddore nel parco. Il cancello era aperto.

« LO PUÒ FARE! »

- Voglio che lei scriva qualcosa per me, disse. Qualcosa che abbia del mordente. Lo può fare. Le si legge in faccia. Nel lessico della giovinezza...
Legge in faccia. Legge negli occhi. Piccolo macchinatore fannullone.
- Afta epizootica! urlò il direttore con tono aggressivo e sprezzante. Gran comizio nazionalista a Borris-in-Ossory. Tutte balle! Per intimidire la gente! Dia loro qualcosa che abbia del mordente. Ci metta tutti noi dentro, e al diavolo. Padre, Figlio e Spirito Santo e Jakes M'Carthy.
- Tutti possiamo fornire pascolo mentale, disse Mr O'Madden Burke.
Stephen alzò gli occhi allo sguardo audace e noncurante…
- Lo vuole per la sua ganga, disse J.J O'Molloy.


IL GRANDE GALLAHER

- Lo può fare, ripeté Myles Crawford, stringendo la mano enfaticamente a pugno. Aspetti un minuto. Paralizzeremo l'Europa come diceva sempre Ignatius Gallaher quando era ridotto male in arnese e segnava i punti del biliardo al Clarence. Gallaher, quello sì era un giornalista. Quella era una penna. Sa come fece il colpo? Glielo dirò. Fu il più bel colpo di giornalista che mai si sia visto. Fu nell'ottantuno, il sei maggio, all'epoca degli Invincibili, il delitto di Phoenix Park, prima che lei nascesse, credo. Ora le farò vedere.
Li scostò per avvicinarsi alla collezione.
- Guardi qui, disse voltandosi. Il New York World aveva chiesto per cablo un servizio particolare. Vi ricordate?
Il professor MacHugh annuì.
- Il New York World, disse il direttore eccitato spingendo all'indietro la paglietta. Dov'era successo. Tim Kelly, no, Kavanagh, Joe Brady e tutti gli altri. Dove Scorticacapre portò la vettura. Tutto il tragitto, capite?
- Scorticacapre, disse Mr O'Madden Burke. Fitzharris. Dicono che sia suo il rifugio del vetturino, laggiù al ponte Butt. Me l'ha detto Holohan. Lo conoscete?
- Hoppy lo zoppino? disse Myles Crawford.
- E c'è anche il povero Gumley laggiù, m'ha detto, al cantiere comunale a badare alle pietre. Guardiano notturno.
Stephen si voltò sorpreso.
- Gumley? disse. Ma no! Amico di mio padre, vero?
- Lasciamo stare Gumley, urlò iroso Myles Crawford. Badi alle pietre, che non gli
scappino via. Guardate qua. Che cosa fece Ignatius Gallaher? Ve lo dico io. Colpo di genio. Fece un cablo per direttissima. Avete il Weekly Freeman del 17 marzo? Bene. Ci siete?
Voltò con violenza pagine e pagine e piantò il dito su un punto.
- Prendete pagina quattro, prendiamo l'annuncio del caffè Bransome. Ci siamo? Bene.
Il telefono squillò.

UNA VOCE LONTANA

- Rispondo io, disse il professore muovendosi.
- B è il cancello del parco. Bene.
Il dito saltellava da un punto all'altro soffermandosi, vibrando.
- T è la residenza del vicerè. C è dove ebbe luogo il delitto. K è Knockmaroon Gate.
La pelle flaccida del collo gli tremava come dei bargigli. Il plastron male inamidato gli saltò fuori del panciotto e con un gesto violento lo ricacciò dentro.
- Pronto? qui Evening Telegraph... Pronto?... chi parla?... Sì... sì... sì…
- Da F a P è la strada che percorse Scorticacapre in carrozza per il suo alibi. Inchicore, Roundtown Windy Arbour, Palmerston Park, Ranelagh. F, A, B, P. Va bene? X è il bar di Davy in Leeson street superiore.
Il professore venne alla porta interna.
- C'è Bloom al telefono, disse.
- Digli di andare al diavolo, disse prontamente il direttore. X è il bar di Burke, capite?

IN GAMBA, MOLTO

- In gamba, disse Lenehan. Molto.
- Gliela fece arrivar calda calda, disse Myles Crawford, tutta quella fottuta storia. Incubo da cui mai ci si sveglierà.
- Io l'ho visto, disse orgogliosamente il direttore. C'eravamo io e Dick Adams, il più cordiale fottuto cittadino di Cork che Dio abbia mai creato.
Lenehan si inchinò a una forma impalpabile, annunciando:
- Madama, sono Adamo. Ed ero Abele abile all'alba prima di veder l'Elba.
- La Storia! esclamò Myles Crawford. La vecchia di Prince's street fu là per prima. E ci fu, per questo, pianto e stridor di denti. Tutto da un'inserzione pubblicitaria. Gregor Grey aveva fatto il disegno. Questo l'ha portato in alto. Poi Paddy Hooper si lavorò T. P. che lo assunse allo Star. Ora sta da Blumenfeld. Questa è la stampa. Questo è saperci fare. Pyatt! È stato il padre di tutti.
- Il padre del giornalismo a sensazione, confermò Lenehan, e cognato di Chris Callinan.
- Pronto... È lì?... Sì, c'è ancora. Faccia un salto.
- Dove lo trovate un giornalista come quello adesso, eh? gridò il direttore. Richiuse la collezione.
- Intelledettamente maligente, disse Lenehan a Mr O'Madden Burke.
- Molto in gamba, disse Mr O'Madden Burke.
Il professor MacHugh uscì dall'ufficio interno.
- A proposito degli Invincibili, disse, avete visto che certi venditori ambulanti sono finiti in pretura…
- Oh sì, disse animatamente J. J. O'Molloy. Lady Dudley tornava a casa attraverso il parco per vedere tutti quegli alberi abbattuti dal ciclone dell'anno scorso e le venne in mente di comperare una veduta di Dublino. E saltò fuori che era una cartolina commemorativa di Joe Brady o del Numero Uno o Scorticacapre che sia. Proprio davanti alla residenza del Vicerè, pensate un po'!
- Oggi son buoni solo per il reparto chincaglierie, disse Myles Crawford. Pfff! Stampa e foro! Dove lo trovate ora un avvocato come quelli, come Whiteside, come Isaac Butt, come O'Hagan dalla lingua d'argento? Eh? Ah, tutte sciocchezze fottute! Robetta da quattro soldi.
La sua bocca continuò a torcersi senza parole in curve nervose di sprezzo.
C'è donna che vorrebbe quella bocca al suo bacio? Come lo sai? E allora perché lo hai scritto?

RIME E RAGIONI

Bocca, scocca. È la bocca forse che scocca? Oppure scocca nella bocca? Dev'essere così. Scocca, cocca, tocca, brocca, filastrocca. Rime: due uomini vestiti uguali, che sembrano uguali, a due a due.

la tua pace
che parlar ti piace
mentre che il vento, come fa, si tace.

Le vedeva tre per tre, ragazze che s'avvicinavano, in verde, in rosa, in marroncino, abbracciate l'una all'altra, per l'aer perso in lilla, in viola, quella pacifica oriafiamma, in oro d'orifiamma, di rimirar fè più ardenti. Ma io, vecchi, penitenti, piè di piombo, sottoilner della notte: bocca scocca: tomba grembo.
- Difendetevi un po', disse Mr O'Madden Burke.

BASTA A CIASCUN GIORNO...

J. J. O'Molloy, sorridendo pallido, raccolse la sfida.
- Mio caro Myles, disse, buttando via la sigaretta, voi date una falsa interpretazione a quello che ho detto. Io non assumo le parti, come ora apparirà, della terza professione, in quanto professione, ma sono le vostre gambe di Cork che vi fanno correre troppo. Perché non tirate in ballo Henry Grattan e Flood e Demostene e Edmund Burke? Ignazio Gallaher lo conosciamo tutti e il suo principale di Chapelizod, Harmsworth creatore dei giornali da un centesimo, e il suo cugino americano di quel foglio da fogna della Bowery, per non parlare del Paddy Kelley's Budget, del Pue's Occurrences e del nostro vigile amico The Skibbereen Eagle. Perché tirar fuori un maestro dell'eloquenza forense come Whiteside? Basta a ciascun giorno il suo giornale.

CI RICONGIUNGE COI BEI DÌ CHE FURONO

- Grattan e Flood scrivevano per questo giornale, gli urlò in faccia il direttore. Volontari irlandesi. Dove siete ora? Fondato nel 1763. Dr Lucas. Chi avete ora che stia a confronto con John Philpot Curran? Puah!
- Be', disse J. J. O'Molloy, Bushe, procuratore generale, per esempio.
- Bushe? disse il direttore. Be', sì. Bushe, è vero. Ha ancora un po' del loro sangue nelle vene. Kendal Bushe, voglio dire Seymour Bushe.
- Sarebbe giudice da un pezzo, disse il professore, se... Ma non importa.
- J. J. O'Molloy si volse a Stephen e disse tranquillo e lentamente:
- Uno dei periodi più torniti che credo d'aver sentito in vita mia uscì dalle labbra di Seymour Bushe. Fu in quel processo per fratricidio, il caso Childs. Bushe lo difendeva.

E nei padiglioni de' miei orecchi versò.

A proposito, e come lo scoprì? Morì nel sonno. O l'altro affare, la bestia a due dorsi?
- Com'era? chiese il professore.

ITALIA, MAGISTRA ARTIUM

- Parlava della legislazione circa le prove testimoniali, disse J. J. O'Molloy, del diritto romano in contrasto con la più antica legge Mosaica, la lex talionis. E citava il Mosè di Michelangelo in Vaticano.
- Ah.
- Poche parole ben scelte, disse a mo' di prefazione Lenehan. Silenzio!
Pausa. J. J. O'Molloy tirò fuori il portasigarette.
Falsa calma. Una cosa molto comune.
Il fattorino tirò fuori pensosamente la scatola dei fiammiferi e gli accese il sigaro.
In seguito ho spesso pensato rievocando quello strano tempo, che sia stata quell'azione minima, insignificante in se stessa, quell'accendere quel fiammifero, a determinare l'intero corso di entrambe le nostre vite.

UN PERIODO TORNITO

J. J. O'Molloy riprese, plasmando le parole:
- Ecco che cosa disse in proposito: quell'effigie marmorea in musica raggelata, cornuta e terribile, della divina forma umana, quell'eterno simbolo di saggezza e profezia che, se mai cosa spiritualmente trasfigurata o trasfigurante operata nel marmo dalla fantasia o dalla mano di scultore meriti di vivere, merita di vivere.
La sua mano affilata accompagnava ondeggiando echi e cadenze.
- Bello! disse subito Myles Crawford.
- Afflato divino, disse Mr O'Madden Burke.
- Le piace? chiese J. J. O'Molloy a Stephen.
Stephen, il sangue accarezzato dalla grazia dell'eloquio e del gesto, arrossì. Prese una sigaretta dall'astuccio. J. J. O'Molloy ne offrì a Myles Crawford. Lenehan accese le sigarette come prima e colse il suo trofeo, dicendo:
- Millibus grazibus.

UN UOMO DI ALTA MORALITÀ

- Il professor Magennis mi parlava di lei, disse J. J. O'Molloy a Stephen. Francamente cosa ne pensa di quella turba di ermetici, i poeti dei silenzi opalini: A. E. I'archimistico? È stata quella Blavatsky a dare il via. Era una bella imbrogliona. A. E. è andato dicendo a un giornalista yankee che lei è andato da lui nelle ore piccole a consultarlo sui piani di coscienza. Magennis crede che lei l'abbia preso per il bavero. È un uomo dal morale elevato, Magennis.
Ha parlato di me. Che ha detto? Che ha detto? Che ha detto di me? Non chiederlo.
- No grazie, disse il professor MacHugh, respingendo il portasigarette. Aspettate un momento. Voglio dire una cosa. La più bella esibizione oratoria a cui abbia mai assistito fu un discorso tenuto da John F. Taylor all'associazione storica dell'Università. Il giudice Fitzgibbon, che ora è giudice di Corte d'Appello, aveva parlato e l'argomento in discussione era un saggio (una novità per quei tempi), che auspicava la rinascita della lingua irlandese.
Si voltò verso Myles Crawford e disse:
- Lei conosce Gerald Fitzgibbon. Può dunque immaginare lo stile del discorso.
- Ora è con Tim Healy, disse J. J. O'Molloy, almeno corre voce, nella commissione amministrativa di Trinity College.
- Sta con una bella cosina in gonnellino, disse Myles Crawford. Bene. E poi?
- Fu il discorso, badate, disse il professore, di un oratore consumato, pieno di altera cortesia che riversava in una dizione castigata, non dirò le fiale della sua collera ma le contumelie di un altezzoso su quel movimento nuovo. Allora era un movimento nuovo. Eravamo deboli, e pertanto senza valore.
Serrò un momento le lunghe labbra esili ma, ansioso di continuare, portò agli occhiali la mano dalle dita aperte e con pollice tremante e anulare che toccava lievemente gli occhiali neri li mise di nuovo a fuoco.

IMPROVVISO

In tono feriale si rivolse a J.J. O'Molloy:
- Dovete sapere che Taylor era uscito apposta di letto per venir lì. Che si fosse preparato il discorso non lo credo perché non c'era neppure uno stenografo in sala. Il suo viso scuro e magro aveva tutto intorno una barbaccia arruffata. Portava una sciarpa aperta di seta bianca e nell'insieme aveva l'aria (per quanto così non fosse) di un moribondo.
Il suo sguardo si volse a un tratto ma lentamente dal volto di J. J. O'Molloy a quello di Stephen e poi si abbassò a un tratto a terra, in cerca di qualcosa. Il colletto opaco appariva dietro la testa curva, sporcato da quel po' di capelli che aveva ancora. Sempre come cercasse qualche cosa disse:
- Quando il discorso di Fitzgibbon fu finito, John F. Taylor si alzò a rispondere. In breve, per quel che mi ricordo, le sue parole furono queste.
Alzò energicamente la testa. Il suo sguardo si fece ancor più pensieroso. Sciocchi molluschi nuotavano qua e là nelle lenti spesse, cercando una via di uscita.
Cominciò:
- Signor presidente, signore e signori: Grande è stata la mia ammirazione nell'ascoltare le osservazioni dirette ai giovani d'Irlanda un momento fa dal mio dotto amico. Mi sembrava di esser stato trasportato in un paese lontanissimo da questo paese, in un'era lontana da questa era, e di essere nell'antico Egitto e di ascoltare il discorso di qualche gran sacerdote del luogo, rivolto al giovane Mosè.
I suoi ascoltatori rimasero con le sigarette a mezz'aria, con il fumo che saliva in fragili steli e fioriva col suo discorso. E i nostri fumi tortuosi. Nobili parole attese. Attenzione. Vuoi provarti anche tu?
- E mi sembrava di sentir la voce di quel gran sacerdote egizio alzarsi con accenti di analoga alterigia e di analogo orgoglio. Sentivo le sue parole e il loro significato mi fu rivelato.

DAI PADRI

Mi fu rivelato che quelle cose son buone che pure sono corrotte, le quali se non fossero estremamente buone e ammenoché non fossero buone non potrebbero esser corrotte. Al diavolo! Questo è sant'Agostino.
- Perché voi ebrei non volete accettare la nostra cultura, la nostra religione e la nostra lingua? Voi siete una tribù di pastori nomadi; noi siamo un popolo possente. Voi non avete né città né ricchezza: le nostre città sono alveari umani e le nostre galere, triremi e quadriremi, cariche di ogni sorta di merci solcano le acque del globo finora conosciuto. Voi siete appena usciti da condizioni di vita primitive: noi abbiamo una letteratura, un sacerdozio, una storia secolare e una costituzione.
Nilo.
Bambino, uomo, effigie.
Sulla riva del Nilo le matrone s'inginocchiano, culla di giunco: un uomo agile in combattimento: corna di pietra, barba di pietra, di pietra il cuore.
- Voi invocate un idolo locale e oscuro: i nostri templi maestosi e misteriosi, sono le dimore di Iside e Osiride, di Oro e Ammone Ra. Vostra è la schiavitù, il terrore e l'umiltà: nostri il tuono e i mari. Israele è debole e pochi sono i suoi figli: Egitto è un esercito e terribili sono le sue armi. Vagabondi e braccianti siete chiamati: il mondo trema al nostro nome.
Un sordo rutto di fame tagliò a metà il suo discorso. Alzò arditamente il tono di voce a coprirlo:
- Ma, signore e signori, se il giovane Mosè avesse ascoltato e accettato quel punto di vista, se avesse chinato la testa e chinato la volontà e chinato lo spirito davanti a quel monito arrogante non avrebbe mai portato il popolo eletto fuori della casa della schiavitù né seguito la colonna della nuvola durante il giorno. Non avrebbe mai parlato con l'Eterno in mezzo alle folgori sulla vetta del Sinai né sarebbe disceso con la luce dell'ispirazione rifulgente sul volto e recando tra le braccia le tavole della legge, incise nella lingua dei fuorilegge.
Aveva finito e li guardava, gustando un momento di silenzio.

▷ lettura ad alta voce 4

MALAUGURIO PER LUI!

J. J. O'Molloy disse non senza rimpianto:
- Eppure morì senza aver messo piede nella terra promessa.
- Un improvviso-allora-sebbene-dopo-lunga-malattia-con-frequente-espettorazione-decesso, disse Lenehan. E con un grande avvenire dietro di sé.
Si sentì la mandria dai piedi scalzi correre nel corridoio e scalpitare su per le scale.
- Questa è oratoria, disse il professore, non contraddetto.
Via col vento. Eserciti a Mullaghmast e a Tara dei re. Miglia e miglia di orecchie di padiglioni. Le parole del tribuno urlate e sparse ai quattro venti. Un popolo al riparo della sua voce. Rumore sordo. Vestigia akasiche di tutto ciò che dovunque sempre mai fu. Amatelo e lodatelo: me non più.
Ho danaro.
- Signori, disse Stephen. Come punto seguente all'ordine del giorno posso suggerire che l'assemblea ora si aggiorni ?
- Mi fa mancare il fiato. È forse mai una specie di complimento francese? chiese Mr O'Madden Burke. È l'ora parmi, in cui la coppa di vino, metaforicamente parlando, più giova dal taverniere antiquo.
- E ciò sia e resti con ciò fermamente deciso. Tutti quelli a favore dicano sì, annunciò Lenehan. I contrari, no. Mozione approvata. E qual specifico ridotto bevitorio eleggiamo?... Il mio voto determinante è: da Mooney!
Fece strada, ammonendo:
- Noi ci rifiuteremo energicamente di ingerire acque forti, vero? Senz'altro. In modo alcuno.
Mr O'Madden Burke, alle loro calcagna, disse con un colpo d'intesa del suo ombrello:
- Dài, Macduff!
- Buon sangue non mente! esclamò il direttore, con una manata sulla spalla di Stephen. Andiamo. Dove sono quelle maledette chiavi?
Si frugò in tasca e tirò fuori il dattiloscritto spiegazzato.
- Afta epizootica. Certo. Andrà bene. Sarà pubblicato. Dove sono? Ah bene.
Ricacciò in tasca i fogli e rientrò in ufficio.

SPERIAMO

J. J. O'Molloy, sulle mosse di seguirlo, disse a voce bassa a Stephen:
- Spero che vivrà abbastanza per vederlo pubblicato. Un momento, Myles.
Entrò nell'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
- Venga Stephen, disse il professore. È bello, non è vero? Visione profetica. Fuit Ilium! Il sacco della procellosa Troia. Gli imperi di questo mondo. I padroni del Mediterraneo oggi sono dei Fellah.
Un primo strillone scese le scale a rompicollo alle loro calcagna e corse fuori nella strada, urlando:
- Edizione straordinaria! Le corse!
Dublino. Ho molto, moltissimo da imparare.
Voltarono a sinistra per Abbey street.
- Anch'io ho una visione, disse Stephen.
- Sì, disse il professore, saltellando per mettersi al passo. Crawford ci raggiungerà.
Un altro strillone li sorpassò di gran corsa, urlando:
- Edizione straordinaria! Le corse!

CARA SPORCA DUBLINO

Dublinesi.
- Due vestali di Dublino, disse Stephen, anziane e pie, hanno vissuto rispettivamente cinquanta e cinquantatré anni in Fumbally's Lane.
- Dove resta? chiese il professore.
- Oltre Blackpitts, disse Stephen.
Notte umida malodorante di pasta famelica. Contro il muro. Viso luccicante color sego sotto lo scialle di lana. Cuori frenetici. Vestigia akasiche. Più presto, cocco bello!
Forza ora. Osa. E la vita sia.
- Vergini sagge, disse il professor MacHugh.

SUL VIVO

- Comprano uno scellino e quattro pence di affettato e quattro fette di pane al ristorante di Marlborough street da Miss Kate Collins, la proprietaria... Acquistano ventiquattro susine mature da una ragazza ai piedi della colonna di Nelson perché l'affettato fa venir sete. Danno due monetine da tre pence all'uomo dell'ingresso e cominciano a salire barcollando su per la scala a chiocciola, grugnendo, incoraggiandosi reciprocamente, spaventate dal buio, ansimando, chiedendosi se han sempre l'affettato con sé, lodando Dio e la Beata Vergine, minacciando di tornare indietro, occhieggiando alle feritoie. Gloria a Dio. Non si immaginavano che fosse così alta.
Si chiamano Anne Kearns and Florence MacCabe. Anne Kearns ha una lombaggine che cura con frizioni di acqua di Lourdes datale da una signora che n'ebbe una bottiglia da un passionista. Florence MacCabe si mangia un pieduccio di porco e una bottiglia di birra tutti i sabato sera.
- Antitesi, disse il professore, accennando due volte con il capo. Vergini vestali. Mi par di vederle. Che cosa trattiene il nostro amico?
Si voltò.
Uno sciame di strilloni corse a rompicollo giù per gli scalini, a rompicollo in tutte le direzioni, urlando, fogli bianchi di giornale al vento. Subito dietro a loro apparve sulle scale Myles Crawford, il volto scarlatto aureolato dalla paglietta, parlando con J.J O'Molloy.
- Venga, gridò il professore, agitando un braccio.
Riprese a camminare a fianco di Stephen.
- Sì, disse. Mi par di vederle.

RITORNO Dl BLOOM

Mr Bloom, senza fiato, colto in un mulinello di strilloni sfrenati, presso gli uffici dell'Irish Catholic e del Dublin Penny Journal, gridò:
- Mr Crawford! Un momento!
- Telegraph! Edizione straordinaria!
- Che c'è? disse Myles Crawford, facendo un passo indietro.
Uno strillone urlò in faccia a Mr Bloom:
- Orribile disgrazia a Rathmines! Un bambino morsicato da un soffietto!

COLLOQUIO COL DIRETTORE

- A proposito di quell'inserzione, disse Mr Bloom facendosi strada verso gli scalini, sbuffando e levandosi di tasca il ritaglio. Ho parlato proprio ora con Mr Keyes. Rinnoverà per due mesi, dice. Poi si vedrà. Ma vuole anche un trafiletto per richiamar l'attenzione sul Telegraph, quello rosa del sabato. E lo vorrebbe far copiare se non è troppo tardi l'ho detto al consigliere Nannetti come sul Kilkenny People. Lo posso consultare alla biblioteca nazionale. La casa delle chiavi capisce? Si chiama Keyes, chiavi. Un gioco di parole sul nome. Ma praticamente ha promesso di rinnovare. Vuole solo che gli si batta un po' di grancassa. Che cosa gli devo dire, Mr Crawford?

B.I.C.

- Vuol dirgli che può baciarmi il culo? disse Myles Crawford, con una mossa enfatica del braccio. Glielo dica direttamente da parte mia.
Un po' nervosino. Attenzione alla burrasca. Tutti usciti per una bevuta. A braccetto. Il berretto da spiaggia di Lenehan laggiù a pesca di chi paga da bere. Soliti fiumi di chiacchiere. Chissà se è stato il giovane Dedalus ad avere l'idea. Oggi ha un bel paio di scarpe. L'ultima volta era scalcagnato. Ha camminato nel fango da qualche parte. Sbadato. Che faceva a Irishtown?
- Bene, disse Mr Bloom, tornando indietro con lo sguardo, se posso avere il disegno mi par che valga la pena di farci un trafiletto. Credo che l'annuncio lo darà. Glielo dirò io...

B. M. R. C. I.

- Può baciare il mio regal culo irlandese, urlò ad altissima voce Myles Crawford voltando la testa. Quando gli pare e piace, glielo dica.
Mentre Mr Bloom soppesava la questione e stava per sorridere il direttore si allontanò a passi nervosi.

BATTERE CASSA

- Nulla bona, Jack, disse, portando la mano al mento. Ci son dentro fino a qui. Ci son già passato. Cercavo qualcuno che mi avallasse una cambiale non più tardi della settimana scorsa. Lo farei se potessi Mi dispiace, Jack. Se mi riuscisse di batter cassa in qualche maniera, lo farei di corsa.
J. J. O'Molloy fece un viso lungo così e seguitò a camminare in silenzio. Raggiunsero gli altri e camminarono uno accanto all'altro.
- Quando han mangiato pane e affettato e si son pulite le venti dita nella carta in cui era avvolto il pane, si avvicinano ancor di più alla balaustra.
- Qualcosa per lei, spiegò il professore a Myle Crawford. Due vecchie dublinesi in cima alla colonna di Nelson.


CHE PO' PO' DI COLONNA! - COSÌ DISSE
LA PRIMA TRABALLONA

- È nuova, disse Myles Crawford. È material pubblicabile. In libera uscita. Due vecchie filone, eh?
- Però han paura che la colonna caschi, continuò Stephen. Vedono i tetti e discutono dove sono le varie chiese: la cupola azzurra di Rathmines, Adamo ed Eva, saint Laurence O'Toole. Ma siccome a guardare gira loro la testa si tirano su le gonne...

QUELLE FEMMINE UN PO' ESUBERANTI

- Andiamoci piano, disse Myles Crawford. Niente licenze poetiche. Siamo nell'arcidiocesi qui.
- E si metton giù a sedere sulle loro sottane a righe, sbirciando di sotto in su la statua dell'adultero monomano.
- Adultero monomano! Esclamò il professore. Mi piace. Afferro l'idea. Capisco cosa vuol dire.

DONI DI DAME AI DUBLINESI 
PROIETTILI CREDUTI VELOCI AEROLITI

- Gli fa venire il torcicollo, disse Stephen, e sono troppo stanche per guardare in basso o in alto o per parlare. Mettono in mezzo a loro il sacchetto delle susine le tiran fuori e le mangiano l'una dopo l'altra, forbendo col fazzoletto il sugo che cola dalle labbra e sputando i noccioli lentamente di sotto attraverso la ringhiera.
Scoppiò in un'improvvisa forte risata giovanile come conclusione. Lenehan e Mr O'Madden Burke sentendo, si voltarono, fecero un cenno e sempre in testa attraversarono la strada verso Mooney.
- Finito? disse Myles Crawford. Purché non facciano di peggio.

L'ALTERA ELENA COLPITA IN PIENO SULLA PROBOSCIDE
DA UN SOFISTA. 
GLI SPARTANI ARROTANO I DENTI.
GLI ITACESI PROCLAMANO PEN CAMPIONESSA

- Lei mi fa venire in mente Antistene, disse il professore, un discepolo di Gorgia, il sofista. Si dice di lui che nessuno poteva dire se fosse più aspro con gli altri o con se stesso. Era figlio di un nobile e di una schiava. E scrisse un libro in cui toglieva la palma della bellezza a Elena Argiva e la passava alla povera Penelope.
Povera Penelope. Penelope Rich.
Si prepararono a traversare O'Connell street.

PRONTI, PRONTI, CENTRALE!

In vari punti lungo le otto linee tranvai con trolley immobili stavano fermi sui binari, diretti a o provenienti da Rathmines, Rathfarnham, Blackrock, Kingstown e Dalkey, Sandymount Green, Ringsend e la torre di Sandymount, Donnybrook, Palmerston Park e Upper Rathmines, tutti immoti, nella bonaccia di un cortocircuito. Carrozzelle, vetture da nolo, furgoni per consegne, furgoni postali, carrozze private, carri dell'acqua minerale gazzosa con strepitanti cassette di bottiglie strepitavano, rotolavano, tirate da cavalli, rapidamente.

COME? - E PARIMENTI – DOVE?

- Ma come l'intitola? chiese Myles Crawford. Dove avevan preso le susine?

VIRGILIANO, DICE IL PEDAGOGO.
IL FAGIOLO VOTA PER IL VECCHIO MOSÈ

- L'intitoli, un momento, disse il professore, scostando le lunghe labbra per riflettere. L'intitoli, vediamo un po'. L'intitoli: deus nobis haec otia fecit.
- No, disse Stephen, l'intitolo Visione della Palestina dal Monte Pisgah o la Parabola delle Susine.
- Capisco, disse il professore.
Fece una ricca risata.
- Capisco, ripeté con rinnovato piacere. Mosè e la terra promessa. Gliela abbiamo data noi l'idea, aggiunse, rivolto a J. J. O'Molloy.

ORAZIO AL CENTRO DELL'ATTENZIONE IN QUESTA
BELLA GIORNATA DI GIUGNO

J. J. O'Molloy lanciò di traverso uno sguardo stanco alla statua e se ne stette cheto.
- Capisco, disse il professore.
Si fermò sul salvagente di sir John Gray e guardò Nelson lassù attraverso le maglie del suo amaro sorriso.

MUTILE DITA TROPPO TITILLANO VECCHIUZZE INUZZOLITE.
ANNE TRIBOLA, FLO TRABALLA E CHI POTREBBE BIASIMARLE?

- Adultero monomano, disse ferocemente. Davvero, mi solletica. 
- Solleticava anche le vecchiette, disse sorridendo Myles Crawford, se si sapesse tutta la Santa verità di Dio.

***

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